Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore… Ricorderemo tutte questo brano, Teorema di Marco Ferradini, una sorta di trasposizione sul pentagramma dell’adagio popolare “in amore vince chi fugge“.

Il significato di questo proverbio non è certo oscuro e la sua disamina si può chiudere in due parole o poco più: per vincere in amore, ossia per conquistare il nostro oggetto del desiderio, suggerisce la saggezza popolare, dovremmo mostrarci distanti, lontane, disinteressate. Dovremmo farlo bollire a ogni messaggio, fingendo di essere così impegnate da fargli percepire ogni nostra risposta come qualcosa in più di un regalo, una vera e propria concessione, e dovremmo centellinare la nostra presenza anche al telefono: almeno una volta sì e una volta no, non vorremmo mai che il nostro inseguitore si abitui troppo bene e si illuda che stiamo caracollando al suo cospetto.

Per rispettare il detto “l’amore vince chi fugge“, vien da sé, la relazione – o, ancora meglio, la fase che la precede – richiede una fine strategia ed è quindi ovvio che il nostro atteggiamento ne perderà – poco o tanto – in naturalezza.

Certo è che un proverbio che utilizzi il verbo “vincere” parlando di sentimenti è quanto meno bizzarro: davvero c’è qualcosa da vincere – o c’è qualcuno che debba risultare infine vincente – in una storia d’amore?

All’inizio, quando ancora ci si studia l’un l’altra, l’ansia da incontro – quella che ci fa stringere lo stomaco, che ci toglie il sonno, che ci trancia le parole ogni volta che lo incontriamo: insomma, le cosiddette farfalle nello stomaco – si trasforma non di rado in ossessione-possessione e allora in quel caso sì, vorremmo “vincere” la nostra preda, come se fosse il nostro personale riscatto nei confronti della vita e delle precedenti sfortune sentimentali.

Naturalmente, il detto “in amore vince chi fugge” – visto che ci sono persone, sia uomini che donne, che lo applicano pedissequamente – ha anche una sua base psicologica: andiamo a scoprirla!

1. La psicologia che soggiace all’atteggiamento “In amore vince chi fugge”!

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Tenere una persona sulle spine, fingere indifferenza, negarsi: sono strategie amorose vincenti per attirare l’attenzione? Secondo il detto “in amore vince chi fugge“, sì, per quanto l’atteggiamento possa sembrare – ed effettivamente molto spesso sia, almeno tra persone adulte – quanto meno assurdo. Uno psicologo statunitense, Roberto Cialdini, nel 2009 ha formulato lo Scarcity Principle secondo cui tanto più una cosa è difficile da ottenere, quanto più il nostro cervello la desidera. Acqua calda, potremmo dire. Avallata comunque da diversi altri studi.

Possiamo affermare che in amore vinca chi fugge? In qualche modo sì, nel senso che, per vincere, il fuggitivo vince, ma non vince il sentimento. Quasi mai. Cercare di conquistare qualcuno solo perché è una “preda” difficile dimostra più la volontà di soddisfare un proprio capriccio che un reale interesse verso l’altra persona.

Il desiderio, inoltre, è alimentato da una sfida con se stessi e non da un’attrazione vera, la quale invece è destinata a sgonfiarsi come un palloncino bucato non appena l’agognata attenzione sarà stata conquistata.

Il suggerimento, dunque, è di usare con oculatezza lo scarcity principle. Se dovessimo renderci conto che qualcuno ci piace solo perché non dà segni di provare alcun interesse nei nostri confronti, forse è meglio lasciar perdere.

Se invece volessimo attirare l’attenzione di qualcuno perché siamo animate da un vero desiderio, ora lo sappiamo: l’indifferenza funziona, ma – siccome non abbiamo più 15 anni – facciamo attenzione a dosarla con cura e cerchiamo di distinguere se chi ci insegue è mosso da una reale attrazione o se la sua sia solo voglia di vincere. In quest’ultimo caso, già che ci siamo, facciamoci anche spiegare cosa.

2. È vero che in amore vince chi fugge?

è vero che in amore vince chi fugge?
Fonte: Web

Per rispondere alla fatidica domanda “È vero o no che in amore vince chi fugge?” ci rifaremo alla scienza e in particolare a un esperimento condotto ad hoc dai ricercatori dell’università della Virginia, i quali hanno cercato di capire come cambiasse il nostro livello di interesse sulla scorta della consapevolezza di piacere – o non piacere – all’altra persona. I risultati sono sorprendente soprattutto perché, almeno in parte, collimano con il detto “in amore vince chi fugge“. Davvero? Davvero.

La ricerca è stata portata avanti con l’ausilio dei social network. Nella pratica, ad alcune ragazze è stato comunicato che alcuni ragazzi, visitando il loro profilo Facebook, avevano espresso giudizi sul loro conto. Alle fanciulle non veniva comunicata la natura dei giudizi, i quali erano naturalmente stabiliti a priori dagli studiosi.

Gli uomini sono stati divisi in tre gruppi: il primo assegnava alle ragazze un punteggio (una sorta di “voto”) molto alto, affermando senza incertezze che avrebbero incontrato volentieri le signorine; il secondo ha assegnato un punteggio intermedio mentre il terzo si è astenuto, esprimendo di fatto con il silenzio un atteggiamento di incertezza.

A questo punto sono entrate in gioco le ragazze che hanno potuto prendere visione dei profili Facebook dei loro ipotetici partner e hanno potuto vedere i giudizi dagli stessi espressi sul loro conto. Dopo un intervallo di 15 minuti, alle ragazze è stato richiesto di dare a loro volta un giudizio sul livello di attrazione nei confronti di ciascun ragazzo e sulla frequenza con cui ci pensato nuovamente.

La ricerca ha rilevato che le ragazze sono risultate maggiormente attratte dagli uomini che avevano espresso un giudizio molto positivo nei loro confronti rispetto a coloro che si erano espressi con toni più modesti e hanno mostrato verso i primi una certa apertura e uno stato d’animo molto positivo. E fin qui nulla di strano: si tratta di un atteggiamento che risponde al cosiddetto “principio di reciprocità” secondo cui ci piacciono le persone a cui sappiamo di piacere. Almeno in generale. La vera sorpresa sta nel fatto che le ragazze hanno riferito di aver pensato con maggiore frequenza agli uomini che non si erano espressi, ossia agli incerti, mostrandosi molto positive anche nei loro confronti. Conclusione: essere diretti è fonte di attrazione, ma essere sfuggenti è né più e né meno una calamita (o una calamità, a seconda dei casi).

Dopo aver visto come è stato condotto questo studio, cerchiamo di capire perché la ricerca sembri rispondere all’assunto “in amore vince chi fugge”!

3. Perché sembra davvero che in amore vinca chi fugge?

perché in amore vince chi fugge?
Fonte: Web

Abbiamo visto che l’attrazione, nella ricerca di cui abbiamo parlato poc’anzi, è risultata maggiore nei confronti degli uomini che hanno mostrato incertezza. Ma va detto che non è tanto l’incertezza ad accrescere l’attrazione, quanto ciò che questa condizione implica: non sapere cosa un uomo possa pensare di noi, ci conduce molto spesso a pensare a lui con frequenza per andare alla ricerca di indizi più o meno evidenti che confermino o sconfessino un eventuale interesse nei nostri confronti. L’alta frequenza dei pensieri dà luogo di conseguenza a un aumento dell’attrazione.

Torniamo dunque a un concetto vecchio almeno quando il detto “in amore vince chi fugge”, ossia il famigerato “fascino dell’ignoto“, che sembra essere una tecnica di seduzione efficace a tutti gli effetti. Prima di adottarla con fiducia cieca, tuttavia, cerchiamo di evidenziarne i limiti: il successo di questa “strategia” coinvolge unicamente la fase iniziale dell’attrazione. Una volta che ci si conosce meglio, se non scatta il famoso quid, tutta l’aura seduttiva dell’ex ignoto evapora in men che non si dica.

Si potrebbe obiettare che la ricerca è stata condotta con riferimento ai social network e che quindi potrebbe “scricchiolare” nella vita reale. In realtà tale situazione è comune anche nella vita di tutti i giorni, in cui solo in una relazione vis à vis possiamo davvero comprendere se l’altro risponda alle nostre aspettative, e non è raro rimanere deluse, nonostante magari l’abbiamo sognato e desiderato per mesi in seguito a qualche incontro fugace. Insomma, sembra che i social network non siano poi così distanti dalla realtà!

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