Relazionarsi con l’altro è forse uno degli aspetti più difficili che competano la natura umana. Relazionarsi è chiedere di conoscersi profondamente, di entrare in contatto con la parte più intima e segreta dell’altro, di provare a scoprire cosa ci sia sotto la maschera visibile a tutti, comprensibile a tutti.
Relazionarsi vuol dire anche, quindi, scoprirsi, denudarsi, lasciar cadere gli abiti che usiamo nel sociale per concederci di essere veri almeno con chi abbiamo di fronte.

Ma non tutte le relazioni sono uguali. Spesso, molto spesso, capita di imbattersi in relazioni che ci fanno male, che non ci danno quanto vorremmo, che non restituiscono quanto diamo. L’amore, si sa, non è un “do ut des”, ma è equilibrio, parità. L’uomo anaffettivo non conosce parità di sentimenti, non lascia trasparire le proprie emozioni, ne è avaro, quasi come se avesse troppa paura d’esporsi per non ferirsi.

Si difende così da quel mondo emotivo che potrebbe metterlo in crisi creando distanza, ergendo un muro (fatto di scuse e paure) col quale difendersi, regalando freddezza in ogni ambito del rapporto.
Non c’è corrispondenza, non c’è comunicazione, e accade così che talvolta trasciniamo relazioni che ci fanno male, che ci impediscono di scegliere la felicità, la stabilità, l’armonia.
Come comportarsi, allora, con un uomo anaffettivo?

1. Smettere di pensare che l’uomo anaffettivo cambierà

uomo anaffettivo
Fonte: Web

Uno degli errori più comuni è quello di pensare che, forse, con un po’ di impegno e di pazienza saremo in grado di cambiarlo, di sciogliere la corazza nella quale si nasconde, di abbattere quel muro che non lascia passare il sentimento. La triste e dura verità è che l’uomo anaffettivo non cambierà mai. L’anaffettività non è una malattia, non esistono medicine o pozioni magiche, non si può curare. Care amiche, mai dimenticare: l’anaffettività non è un blocco, come quelli che si hanno in seguito a eventi traumatici, ma è una dimensione del carattere di chi avete accanto.

2. Smettere di pensare: “forse il problema sono io”

Sicuramente ci sono storie che sono destinate a finire, magari per impossibilità di comunicazione, per caratteri diversi, per una mancata sintonia, ma, se avete una relazione con un uomo anaffettivo, non è questo il caso. Con l’uomo anaffettivo potreste trovarvi benissimo, pensare: “eccolo, è lui l’uomo della mia vita” per poi accorgervi che, ancora una volta, ci avete visto male. Ricordate: non è colpa vostra. Non siete il problema. Se la relazione non vi soddisfa nonostante facciate di tutto affinché le cose vadano bene, non avete niente da rimproverarvi. Se l’uomo che avete accanto non vi considera, non vi dà l’amore che meritate, non è perché siete sbagliate o inadatte: lui non saprebbe dare amore a nessuna.

3. È davvero anaffettivo o ha solo paura di lasciarsi andare?

uomo anaffettivo
Fonte: Web

La linea sottile che divide i due interrogativi è così labile che potrebbe confonderli, fonderli e non dare alcuna risposta. Lasciarsi andare non è facile, soprattutto se si è stati in altre storie sofferenti, e la paura di amare potrebbe essere davvero l’unico blocco all’evoluzione della relazione.
Ma come distinguere le due cose?
Un uomo anaffettivo, realmente anaffettivo, non spera di cambiare, non lo dice, nemmeno lo promette.
Si lega solitamente in maniera univoca a un oggetto d’amore, quasi maniacalmente. Solo verso quell’oggetto indirizza le sue emozioni tanto da essere, nella maggior parte dei casi, un collezionista. Ha così difficoltà con le emozioni che adatta una strategia specifica, cioè quella di classificare il mondo.

4. Iniziare a pensare che non sia l’unico uomo al mondo

Ragazze, se la relazione in cui siete vi fa soffrire e, come detto prima, non vi soddisfa pienamente, ricordate che al mondo siamo circa 7,477220 miliardi di persone. Insomma, ci sarà pur qualcun altro in grado di farci battere il cuore, no?

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