Moana Pozzi, il mistero della morte della ragazza che scelse e amò la pornografia

Nonostante siano passati 29 anni dalla scomparsa, il mistero e le ipotesi sulla fine di Moana Pozzi non accennano ad arrestarsi; lei, che da sempre è stata incuriosita dal mondo del porno e non si vergognava ad ammetterlo, è diventata un'icona culturale e lo specchio della società degli anni '80.

Il 15 settembre 1994, a Lione, moriva Moana Pozzi, la più famosa pornostar italiana e sicuramente una delle più famose nel genere a livello internazionale.

A soli 33 anni Moana Pozzi fu uccisa da un tumore al fegato, ma ancora oggi alcuni dettagli della sua morte fanno discutere e scatenano la fantasia di molti, tra gli scettici che non credono affatto alla sua scomparsa e altri che addirittura hanno fatto congetture su un suo coinvolgimento nei servizi segreti, che dicono di essere certi che la pornoattrice genovese fosse una spia e che, in virtù dei tanti potenti cui negli anni si è accompagnata avrebbe finito con il diventare un “personaggio scomodo”, da far sparire appunto.

Insomma, nel tempo le ipotesi sono state delle più incredibili e fantasiose, e il mistero o presunto tale pare tuttora destinato a non estinguere la curiosità di alcuni, alimentata periodicamente anche da trasmissioni o articoli a riguardo.

Del resto, però, dato il calibro del personaggio, tutto ciò può essere considerato, se non proprio naturale, almeno prevedibile, visto che nella storia, a partire dalla tragica scomparsa di Marilyn Monroe in poi, molte persone hanno cercato di trovare spiegazioni alternative alla morte di alcuni personaggi famosi o di costruire supposizioni fantasiose sul loro destino.

Basti pensare a Elvis, che alcuni tutt’oggi giurano di vedere ancora vivo e vegeto, o al re del pop, Michael Jackson, che puntualmente viene visto da qualche parte in giro per il mondo. Per non parlare poi proprio della divina Marilyn che, se non lascia dubbi sulla sua prematura fine, fomenta però l’immaginazione dei più fantasiosi, dato che, nell’arco di cinquant’anni – dalla scomparsa avvenuta nel 1962 –  le idee di cospirazioni federali e di omicidi a sangue freddo compiuti per mano della CIA per interrompere la vita di colei che era stata amante di ben due presidenti (entrambi i fratelli Kennedy) e che conosceva perciò troppi segreti inconfessabili delle stanze dei bottoni americane, si sono susseguite senza sosta.

Insomma, molto spesso tutto questo ha contribuito a rendere ancora più iconico un personaggio, a farne un vero e proprio mito; così è stato anche per Moana Pozzi che, a distanza di ventotto anni dalla morte, continua evidentemente a far parlare di sé. Cosa che, dopo tutto, non le è mai dispiaciuta, visto che lei per prima ha sempre scelto di mettersi a nudo sotto ogni punto di vista, parlando spesso anche dei suoi tanti amanti e non vergognandosi di ammettere tutto il suo amore per il sesso e l’erotismo.

1. Incuriosita dal sesso

A differenza di molte sue colleghe, che hanno scelto il mondo del porno per guadagnare qualche soldo velocemente, Moana è sempre stata incuriosita dal sesso.

Nella sua autobiografia, uscita nel 1991, La filosofia di Moana, Pozzi parla proprio di questo e del rapporto col sesso durante l’adolescenza.  A tredici anni amava farsi fotografare in topless dai compagni di classe durante le gite al mare quando ci andava con la classe, mentre a quindici anni, a casa della nonna, ha letto il primo giornalino porno, e amava portarli via per guardarli con il fidanzato di allora, più grande di sette anni, per imitare le pose.

Ho perso la mia verginità nella primavera del 1976 all’età di quindici anni  – si legge nel libro, come riporta Cinquantamila – Lui ne aveva ventitré, si chiamava Antonio ed era uno studente universitario. Un pomeriggio mentre stavo aspettando l’autobus si fermò con la sua Mini Cooper e mi chiese se volevo un passaggio. Accettai e mi ritrovai nella pineta di Mornese. Lui non mi piaceva ma devo ammettere che avevo un gran desiderio di provare cosa fosse il sesso nel modo più completo. Sentii molto dolore, non mi divertii affatto e dopo quell’esperienza passò un anno prima che facessi l’amore di nuovo.

2. L'amicizia con Ilona Staller

Dopo essersi trasferita a Roma a 18 anni e aver fatto da modella, nuda, per alcuni pittori, nel 1980 sbarca in Rai dove diventa conduttrice di una trasmissione per bambini, Tip Tap Club, da cui viene cacciata un anno dopo, quando si scopre che col nome di Linda Heveret, ha girato un film a luci rosse, Valentina, ragazza in calore.

Quando i genitori scoprono che Moana Pozzi ha intrapreso la strada del porno, interrompono i rapporti con lei per parlare di nuovo solo un anno dopo. Nel 1986 entra nella scuderia di Riccardo Schicchi, che la lancia definitivamente nel mondo dell’hard facendone una star.

Schicchi la porta a teatro, in uno show con Ilona Staller dal titolo Curve deliziose.

Ilona si esibiva nel primo tempo ed io nel secondo – ha raccontato Pozzi nel libro – Nel mio show mi spogliavo e facevo al pubblico domande sul sesso […] Ma il pezzo forte era quando mi sedevo su una poltroncina di raso bianco, allargavo le gambe e mi masturbavo, poi saliva qualcuno dal palcoscenico, si inginocchiava e mi leccava mentre la gente urlava e applaudiva. Prima della fine scendevo in platea e salutavo il pubblico facendomi accarezzare dappertutto. Fu un vero successo perché in Italia era la prima volta che si vedeva uno show così spinto.

Moana Pozzi e Ilona Staller vengono però denunciate per atti osceni in luogo pubblico, processate e condannate a sette mesi senza condizionale.

3. Diventa un personaggio televisivo popolare, amato anche dalle donne

Ormai Moana Pozzi è lanciata. Partecipa a programmi come Matrjoska, di Antonio Ricci, nel 1987 (che cambierà poi nome in Araba Fenice) e, anche se il suo personaggio fa discutere, è diventato ormai anche molto popolare, amato dagli uomini ma accettato anche dalle donne.

Tra il pubblico di Moana Pozzi a teatro ci sono anche persone disabili che non riescono ad avere  un rapporto con una donna. Lei a tal proposito diceva:

Io sono felice di fare felice questa gente, sia pure per pochi secondi. Io di più non posso fare. Mica posso andare a letto con tutti.

4. Amava ciò che faceva

Moana Pozzi ha sempre amato la sua famiglia, nonostante loro non fossero d’accordo con le sue scelte professionali. Nella biografia ricorda:

Tra di noi c’era una grande armonia ma guai a parlare di sesso! Era l’unico argomento tabù. Quando cominciai a interessarmi ai ragazzi ovviamente l’atmosfera cambiò, i miei diventavano possessivi e severi, terrorizzati dalla possibilità che io potessi avere dei rapporti sessuali. Di sera non mi facevano uscire e io scappavo dalla finestra, mi proibivano di leggere libri spinti (Moravia era considerato osceno) e io lo facevo di nascosto, mi obbligavano a vestire da collegiale e io, uscita da casa, correvo da una mia amica a mettermi minigonna e tacchi alti. Non vedevo l’ora di diventare maggiorenne e di essere finalmente libera.

Nel 1994, nella sua ultima intervista televisiva, ha raccontato a Pippo Baudo:

Non sono pentita. Ne parlavo proprio con mia madre pochi giorni fa. Le dicevo: mi dispiace che ti dispiaccia, ma rifarei tutto quello che ho fatto.

5. I voti agli amanti

Nel suo libro Moana Pozzi ha dato anche i voti alle prestazioni di alcuni suoi amanti, fra cui Massimo Ciavarro e un noto politico di sinistra, di cui non ha mai fatto il nome ma che tutti identificarono come Bettino Craxi (per questo motivo nessun editore volle pubblicare il libro e Moana Pozzi lo pubblicò a sue spese).

Su Ciavarro, ad esempio, conosciuto alla scuola di recitazione Alessandro Fersen nel 1982, disse:

La sua faccia da fotoromanzo aveva qualcosa che mi affascinava. Non ci misi molto ad invitarlo a casa mia e quando si spogliò vidi che aveva un bel corpo e portava i boxer. Glieli tolsi in fretta… Voto 6+.

Mentre sul politico, ecco uno stralcio in cui parla della loro relazione, durata otto mesi.

[…] Ci vedevamo nel suo albergo, in qualche ristorante di moda o a casa di una sua amica editrice. Qualche volta dormivo con lui. La mattina mandava il suo segretario personale a comprarmi dei vestiti e scarpe perché io avevo solo l’abito da sera del giorno prima e non potevo uscire dall’albergo tutta luccicante! Il politico era un uomo spiritoso e con lui mi divertivo. […] Credo che mi volesse bene e cercò di aiutarmi nel lavoro. […] Quando otto mesi dopo, per colpa del mio carattere bizzarro, smettemmo di frequentarci mi dispiacque. Infatti se all’inizio avevo pensato di trarre solo vantaggi dalla sua amicizia poi mi ero affezionata alla sua gentilezza e alle sue attenzioni. Voto 7 e mezzo.

Fra le sue conquiste figurano però anche Troisi, Benigni, Montesano, Beppe Grillo e Luciano De Crescenzo.

6. La carriera politica

Nel 1992, come aveva già fatto Ilona Staller, Moana Pozzi si candida con il Partito dell’amore fondato da Mauro Biuzzi. Nessun eletto, ma la popolarità di Pozzi cresce anche all’estero. Di lei Biuzzi, in controtendenza rispetto a quello che lei ha sempre voluto far passare, dirà:

Chi la descrive come una donna felice del suo ruolo, sbaglia o mente, perché negli ultimi tempi Moana, dilaniata dal desiderio di una nuova rispettabilità e dall’impossibilità di raggiungerla, nel quadro più ampio del conflitto tra il bene e il male, era vittima di un vero e proprio sdoppiamento di personalità, di una nevrosi, insomma, che secondo me è stata la causa scatenante del suo male.

Nel ’91 Moana Pozzi si era sposata con l’istruttore di sub, amante e autista tuttofare, Antonio Di Ciesco, a Las Vegas. Matrimonio tenuto segreto, secondo Di Ciesco perché la notizia avrebbe pesato sulla carriera di lei; perché era poco più di uno scherzo, secondo altri.

7. La morte a Lione nel 1994

Moana Pozzi inizia a stare male, vomita e dimagrisce vistosamente. Con Antonio Di Ciesco fa un viaggio mistico in India, ma quando capisce che non le resta molto tempo parte per la Francia. Muore a soli trentatré anni nell’ospedale Hotel de Dieu di Lione, il 15 settembre 1994, ma la notizia viene data dalla madre solo due giorni dopo. La causa della morte è un tumore al fegato.

Quando morirò (l’ho già detto alla mamma) voglio essere bruciata e la cenere deve andare per metà alla persona che mi amava e per metà, che so, alle Maldive. Non voglio finire sottoterra. Non voglio fotografie sulla mia tomba. Ecco cosa odio dei cimiteri: quelle foto sulle tombe. Il mio modo di morire mi dà un po’ il senso dell’eternità. Essere sparsa, non lasciare più tracce.

8. Il mistero della morte

A distanza di anni, molti hanno ancora dubbi sulla morte di Moana Pozzi. Intanto perché il corpo, dicono, non è mai stato mostrato. Non c’è stata autopsia e, contrariamente alle sue indicazioni, sembra non sia stato cremato o, almeno non a Lione, perché l’impianto per le cremazioni dell’ospedale francese è guasto. Non si sa nulla dei funerali e di dove sia stata sepolta.

Le ipotesi più ripetute nel corso di questi anni parlano di una morte per eutanasia, di un’infezione contratta proprio in India (dove dunque si sarebbe ammalata, e non sarebbe arrivata già malata), ma anche di un omicidio compiuto dai vertici dei servizi segreti perché Moana Pozzi era una spia del Kgb.

Inoltre, in un’intervista mandata in onda dalla trasmissione Mistero, la pornostar Eva Henger, moglie del deceduto Riccardo Schicchi, disse che proprio lui le aveva confidato che Moana Pozzi non era morta il 15 settembre del 1994, senza però voler rivelare altri particolari per rispetto della memoria del marito.

C’è inoltre il mistero dell’eredità: esiste un testamento olografo senza firma, quindi non valido e un altro portato via da rapinatori che hanno aperto la cassaforte della sua casa a Roma con la fiamma ossidrica. C’è anche il mistero del figlio, Simone, che nel 2006, a Repubblica, disse di essere non il fratello minore, ma il figlio di Moana Pozzi.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!