Monica Romano: "Quando ho scelto di prendere gli ormoni per diventare donna"

Monica Romano: "Quando ho scelto di prendere gli ormoni per diventare donna"
Fonte: facebook @monica romano
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“Ho scelto di chiamarmi Monica in omaggio a una donna che ammiro molto. Mia mamma avrebbe preferito Ilenia.”

Così Monica J. Romano ripercorre quel giorno di vent’anni fa: era il 1998 e lei, che aveva iniziato il percorso per diventare donna, era riuscita ad aggiungere un altro, fondamentale tassello alla sua nuova identità. Il nome femminile, quello che, per tutti, pubblicamente, sancisce l’entrata ufficiale nella tua nuova pelle, l’inizio della vita che per anni hai sognato e che poi hai finalmente trovato il coraggio di vivere.

Oggi la quarantenne impiegata in uno studio di consulenza legale porta orgogliosamente avanti il suo impegno da attivista della comunità LGBT, e di pari passo la sua carriera da scrittrice: tre le fatiche letterarie finora all’attivo,  la prima è Diurna. La transessualità come oggetto di discriminazione, del 2008, seguito da Trans. Storie di ragazze XY,  del 2015, e l’ultimo lavoro, Gender (R)Evolution, entrambi editi da Mursia. Tutti i suo lavori sono disponibili su Amazon, tutti sono incentrati sulle esperienze, i passaggi più importanti e i momenti più traumatici e drammatici non solo della sua vita da trans, ma anche di molte altre ragazze che hanno vissuto lo stesso percorso e affrontato lo stesso tipo di pregiudizi e discriminazioni.

Il primo incontro con la realtà associativa transessuale e transgender Monica lo ha nel 1999, anno in cui ha iniziato la sua attività di volontariato presso il circolo milanese Arcitrans “Fenice”. Fra i suoi numerosi impegni per la comunità LGBT figurano poi anche il ruolo da coordinatrice della sede milanese e consigliera del direttivo nazionale dell’associazione Crisalide AzioneTrans ONLUS, quello da delegata alla consulta per il Cig Arcigay Milano, la fondazione dell’associazione “La Fenice – Transessuali & Transgender Milano”, di cui è stata presidente fino al marzo del 2009. Dal 2018 è diventata consigliera onoraria dell’associazione Harvey Milk, dove nel 2013 aveva avviato un gruppo di auto aiuto e autocoscienza dedicato alla variabilità e non conformità di genere, ascoltando ogni giorno storie di ragazzi e ragazze spaventate, non tanto da ciò che sentono di essere quanto dall’idea di quella che può essere la reazione della società, della non accettazione culturale. Giovanissimi, adolescenti, che, proprio come capitato a lei, non si riconoscono nel corpo che la natura ha dato loro ma allo stesso tempo temono il giudizio, in primis dei genitori, poi degli amici, dei conoscenti e infine del mondo esterno in generale, o che ancora devono comprendere appieno quale sia la strada che vogliono intraprendere.

È stata inoltre tra le più attive presenti alla contro-manifestazione di Verona, in occasione del Congresso della famiglia svoltosi alla fine di marzo del 2019.

Anche se oggi è una donna sicura di sé e lanciata nelle sue numerose attività, Monica non dimentica le barriere sociali che anche lei ha incontrato nella sua vita, e, anche se oggi si definisce una donna molto fortunata, come ha raccontato all’Huffington Post nel 2018, non può non provare empatia e immedesimazione per chi ancora oggi lotta per difendersi dall’umiliazione o, proprio a causa del timore di questa, non riesce a trovare il coraggio per accettarsi e vivere serenamente la propria vita.

La storia di volontà e coraggio di Monica è raccontata nella nostra gallery.

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