Educazione sessuale è educazione all'ascolto di noi stessi e al consenso

L'educazione sessuale ed emotiva è essenziale per formare le nuove generazioni alle tematiche del rispetto reciproco e della conoscenza di sé. Ma allora perché in Italia - e non solo - non se ne parla ancora abbastanza? Vediamo di che cosa si tratta e perché è fondamentale per la crescita dei più giovani.

Come nascono i bambini?“, “Perché la mamma e il papà dormono nello stesso letto?”, “Che cosa c’è nella pancia della mamma?”. Sono solo alcune delle domande che i bambini, mossi da ingenua e libera curiosità, si pongono quando si affronta – anche solo in maniera trasversale o casuale – l’argomento sesso.

Dubbi e quesiti che possono giacere nella mente dei più piccoli per molti anni, e che, in età prepuberale e adolescenziale, si trasformano spesso in vere e proprie ossessioni, alle quali si tenta di fornire risposte in modi discutibili o mediante fonti di informazione fittizie, incapaci di esaurire tutte le perplessità che un argomento del genere reca con sé.

È per questo che si delinea sempre più la necessità di promuovere un’educazione sessuale ed emotiva approfondita fin dalla più tenera età, con programmi e incontri dedicati che sappiano introdurre adeguatamente bambini e adolescenti non solo al mondo della riproduzione sessuale, ma anche, e soprattutto, a quello del consenso, del rispetto del proprio corpo e di quello altrui e alla conoscenza di se stessi.

Ma che cos’è esattamente l’educazione sessuale? Scopriamone i dettagli.

Di che cosa tratta l’educazione sessuale?

L’educazione sessuale intende spiegare ai più giovani – siano essi bambini o adolescenti – le dinamiche della vita sessuale e di tutto ciò che la concerne. Non si dedica, perciò, solo alla spiegazione dell’atto sessuale in sé o alla delineazione delle caratteristiche degli organi riproduttivi, bensì opera a 360 gradi, offrendo una panoramica che interessa tutti gli aspetti del rapporto sessuale inteso in senso lato.

Come spiega su Bossy la pedagoga specialista in Educazione sessuale Caroline Arcari:

[L’educazione sessuale] non si riferisce soltanto alla conoscenza dei genitali e a sapere da dove vengono i bambini, bensì ai concetti come autoprotezione, consenso, integrità corporea, sentimenti, emozioni, sogni, identità, quali sono i tipi di contatti fisici permessi agli adulti nei confronti del bambino e dell’adolescente, scelte personali, igiene, salute, rapporti – tutto questo è educazione sessuale.

Obiettivo primario è, infatti, quello di decostruire i muri che hanno reso un tabù l’educazione sessuale, cercando di spiegare a bambini e adolescenti l’importanza essenziale del rispetto reciproco e del consenso, erigendo, così, le fondamenta di un’educazione emotiva che, se ben impostata, procederà nel corso di tutta la loro esistenza.

Perché ce n’è bisogno

Il ruolo primario dell’educazione sessuale consiste proprio in questo punto: i più giovani necessitano di essere guidati e di scoprire che cosa sia il sesso e quali siano le tematiche che ne orbitano attorno da fonti autorevoli, quali famiglia, scuola o percorsi formativi ad hoc.

Solo la consapevolezza, appunto, può essere lo strumento migliore per affrontare tutte le piccole, grandi difficoltà che si possono incontrare in ambito sessuale. E questo discorso non vale solo per la contraccezione, fondamentale per evitare le malattie sessualmente trasmissibili o le gravidanze indesiderate, ma anche, e in particolar modo, per conoscere meglio se stessi e il proprio corpo, allenandosi ad ascoltarlo e a comprendere le dinamiche del dialogo e del consenso – essenziale: lo ripetiamo – derivanti dal rapportarsi con chi abbiamo di fronte.

Come si legge negli Standard per l’educazione sessuale in Europa:

Educazione sessuale significa apprendere relativamente agli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità. L’educazione sessuale inizia precocemente nell’infanzia e continua durante l’adolescenza e la vita adulta e mira a sostenere e proteggere lo sviluppo sessuale. Gradualmente, essa aumenta l’empowerment di bambini e ragazzi, fornendo loro informazioni, competenze e valori positivi per comprendere la propria sessualità e goderne, intrattenere relazioni sicure e gratificanti, comportandosi responsabilmente rispetto a salute e benessere sessuale propri e altrui.

È per questo motivo, dunque, che avviare un percorso di educazione sessuale fin dall’infanzia appare prezioso per uno sviluppo funzionale e sano della propria sessualità, capace di affrancarsi dai pregiudizi e dagli insegnamenti “alternativi” che rischiano di risultare deleteri per il benessere psicofisico dell’individuo.

L’educazione sessuale a scuola

Purtroppo, però, sono ancora pochi i Paesi che hanno compreso l’importanza di un’educazione sessuale ed emotiva ben strutturata e che abbia inizio a partire dalla scuola primaria e secondaria di primo grado. Tra gli assenti vi è, naturalmente, anche l’Italia.

Tra i nostri banchi di scuola, infatti, nonostante le proposte avanzate negli anni siano state numerose, l’educazione sessuale non figura tra le materie di insegnamento, e, anzi, il dibattito in merito è molto divisivo e dai più osteggiato. A ostacolarne la presenza, perlopiù, i preconcetti e i timori di insegnanti e genitori, che spesso reputano sia “inopportuno” e “precoce” discutere di tali argomentazioni in aula.

Ne consegue, allora, che solo gli istituti più lungimiranti propongano lezioni o approfondimenti che si concentrino sulla sessualità e l’emotività – naturalmente trattate nei modi e nelle tempistiche più consoni in base all’età degli studenti -, senza, però, che questo approccio si estenda su scala nazionale, perseguendo obiettivi e percorsi condivisi.

Un danno che riguarda la fascia più giovane della nostra popolazione, che, come accennato, tenterà di sopperire alle lacune mediante mezzi di informazione non sempre idonei o attendibili. Causando, in tal modo, un effetto a cascata sulle relazioni umane e i rapporti sessuali che intesseranno nell’arco della propria vita, e in confronti ai quali non sempre avranno gli strumenti più adeguati per fronteggiarli.

Educazione sessuale e “ideologia gender”

E la cosiddetta “ideologia gender“? Utilizzata dai detrattori alla stregua di una grave minaccia per le generazioni più giovani, di cui intaccherebbero il “nucleo puro e originario”, la teoria del gender è una delle critiche più accese promulgate dalle schiere più conservatrici e cattoliche della società contro l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole.

Il termine, usato in modo improprio e insensato, si riferisce, in realtà, al filone degli studi di genere, i quali si propongono di approfondire l’origine del femminile e del maschile, i diritti delle donne, i ruoli di genere, le identità di genere e tutte le tematiche a queste correlate.

I più ostili all’idea di introdurre nelle scuole un percorso di educazione sessuale e sentimentale adducono, dunque, come scusa il rischio che tali insegnamenti possano “fuorviare” le giovani menti, fungendo da “complotto” architettato dalle “lobby gay” ai danni dei bambini e degli adolescenti.

Naturalmente, come abbiamo visto, l’educazione alla sessualità e all’emotività favorirebbe, al contrario, un rapporto maggiormente autentico con se stessi e con gli altri, prevenendo anche – proprio grazie a un’acuita consapevolezza interiore – fenomeni di violenza sessuale, bullismo, molestie e aggressività, forgiando nei più giovani il rispetto e l’accoglienza della diversità e dell’unicità. Tutto il contrario, quindi, rispetto alla supposta “dittatura” che la “teoria del gender” promuoverebbe.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!