Per quanto la componente sessuale rappresenti una parte molto importante all’interno di una coppia, il sesso dopo un parto non sempre è una questione semplice da affrontare, e negarlo sarebbe ingiusto, soprattutto perché parliamo di difficoltà assolutamente comprensibili e umane.

Quanto tempo deve passare prima di tornare ad avere rapporti? Ci sono precauzioni particolari da prendere? Perché non mi sento ancora pronta per avere un rapporto? Sono, questi, alcuni dei dubbi e delle domande più frequenti che possono attanagliare la mente delle neomamme. E sono tutti assolutamente naturali.

Quando si possono avere rapporti sessuali dopo il parto?

Generalmente si consiglia di riprendere i rapporti sessuali all’incirca quaranta giorni dopo il parto, per permettere ai tessuti di tornare alla normalità, in particolare se ci sono stati dei punti di sutura in seguito a una episiotomia. In ogni caso, una visita preventiva dal ginecologo può aiutare a capire se l’attività sessuale può essere ripresa in tranquillità.

Un’indagine condotta nel 2013 da un gruppo di ricercatori australiani, coordinati dalla dottoressa Ellie McDonald, del Murdoch Children’s Research Institute di Melbourne, su oltre 1500 donne primipare ha evidenziato che occorrerebbero almeno dalle 6 alle 24 settimane.

Tra i fattori che ritardano la ripresa dell’attività sessuale ci sono le incisioni perineali, l’utilizzo di attrezzi medici per agevolare l’uscita del bambino, ma anche il parto cesareo. I dolori nei rapporti sessuali dopo il parto sono piuttosto diffusi, tanto che, a distanza di tre mesi dal parto, ne soffre il 50% delle neomamme, mentre a distanza di sei mesi li accusa ancora il 25% di loro.

Consigli e precauzioni per il sesso dopo il parto

sesso dopo il parto

Fra i vari fattori che influenzano l’interesse verso i rapporti sessuali c’è anche la paura di rimanere incinta di nuovo; implicitamente, infatti, la sessualità è strettamente legata all’idea di maternità ma, non riuscendo a metabolizzare ancora la gravidanza appena avvenuta, ovviamente non ci si considera pronte per affrontarne un’altra.

Per questo, nonostante la fertilità si riduca un minimo durante l’allattamento, è importante usare un buon metodo contraccettivo; fino al ritorno del ciclo, infatti, non si sa di preciso quando avviene l’ovulazione, e non sono neppure presenti segnali che ci consentano di individuare il periodo “a rischio”.

Se non si allatta può andare bene qualunque metodo anticoncezionale, mentre in caso contrario è bene non assumere estrogeni, che possono passare nel latte, perciò si consiglia di assumere la minipillola, ovvero la pillola progestinica, che contiene solo progesterone, non rilasciato nel latte.

In alternativa può essere usato il preservativo, o la spirale, anche se in questo caso occorre aspettare tre mesi dopo un parto naturale e circa 8 per un parto cesareo.

Come sempre accade la comunicazione di coppia è alla base di tutto; se la neomamma entra infatti in una dimensione dedicata esclusivamente alla maternità, “dimenticando” quindi di essere anche una donna, con desideri sessuali, e una compagna, i neopapà possono invece faticare ad assumere la prospettiva delle partner, non comprendendo i loro stati d’animo. Per questo, dialogare e confrontarsi risulta essere lo strumento migliore per superare eventuali problematiche legate al calo del desiderio o all’assenza di rapporti.

In secondo luogo, si può provare a riprendere i contatti con gradualità, iniziando dalle coccole e dai piccoli momenti di intimità che una coppia deve comunque ritagliarsi indipendentemente dall’arrivo di un figlio; occorre poi recuperare una dimensione erotica, così da riavvicinarsi alla sessualità lentamente.

Dal punto di vista dell’atto vero e proprio, ci sono alcuni “espedienti” per aiutare entrambi i partner a riappropriarsi di una sessualità sana: ad esempio, i primi tempi si possono preferire posizioni che vedano la donna stare sopra, dato che in queste circostanze la pressione sul perineo è decisamente inferiore; si potrebbe inoltre pensare alla ginnastica perineale, per far recuperare elasticità alla vagina. Se anche con questi accorgimenti i dolori non dovessero passare è importante rivolgersi al proprio ginecologo.

Anche la componente psicologica è molto importante rispetto all’argomento, anzi spesso è la chiave di lettura che più di tutte influisce sulla componente sessuale nella coppia di neogenitori.

Sesso dopo il parto: il consiglio della psicologa

La donna è la principale protagonista della gravidanza, ci spiega la dottoressa Cristina Colantuono, psicologa e psicoterapeuta, ma i cambiamenti riguardano ovviamente anche il papà e di conseguenza la coppia stessa:  cambiamenti, secondo la psicologa, che possono creare non poche difficoltà se non affrontati con lungimiranza e lucidità.

Trasformarsi da coppia a famiglia è uno stravolgimento complesso, una tappa evolutiva della famiglia che va affrontata “con cura” perché la nascita di un figlio su una coppia è paragonabile alla forza di un tornado su una casa: se la propria abitazione è di paglia, il tornado la spazzerà via, al contrario resisterà se invece le fondamenta sono state rinforzate con il cemento.

E come si cementifica una relazione? Con la comunicazione! È sbagliato pensare che l’amore renda tutto chiaro, nessuno ha la capacità di leggere nel pensiero, neanche il partner più innamorato. Se si condivide tutto, perplessità, preoccupazioni ma anche soddisfazioni e gioie si evita che i non-detti e i dubbi possano indebolire il rapporto.

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Condividere le aspettative sul bambino, le paure, le preoccupazioni sulla genitorialità, sugli spazi della coppia e sul desiderio di proteggere i momenti a due permetterà di rendere più solido il rapporto e quindi anche di farlo sopravvivere alla nascita di un figlio. Un buon rapporto con il partner permette anche di affrontare le difficoltà che possono presentarsi a livello sessuale.

La gravidanza è infatti un’esperienza incredibile per tutto il mondo psicologico della mamma, ma è anche un periodo di sconvolgimenti fisici non indifferenti e gli ormoni, da alleati nel concepimento e nel puerperio, diventano nemici della coppia dopo il parto poiché incidono sul desiderio sessuale della donna.
I malpensanti attribuiscono al nuovo ruolo di mamma la mancanza di libido poiché mal si associa al concetto di figura di protezione e accudimento del neonato, ma in realtà non è proprio così!

Ma non è solo questo, secondo la dottoressa:

Il sesso diventa l’ultimo pensiero anche per motivi prettamente fisici: la carenza di ferro, i sintomi di depressione post-partum, la prolattina (che stimola la produzione di latte), le lacerazioni e l’episiotomia, l’indolenzimento della zona genitale sono tutte condizioni che possono incidere a livello fisico causando una scarsa lubrificazione della vagina per esempio e un calo del desiderio in generale. La conseguenza più palese è che la penetrazione può diventare dolorosa.
I problemi sessuali dopo il parto sono quindi causati da componenti multifattoriali che trovano origine sia a livello fisico che psicologico.

Sono situazioni che creano da sempre pregiudizi contro la donna “colpevole” e a favore di un uomo che diventa “vittima”, ma il discorso è ben più complesso: le difficoltà femminili hanno una chiara base organica ed è compito dell’uomo sostenerla ed affrontarle con lei per trovare una soluzione.

Una soluzione, secondo la dottoressa Colantuono, c’è sempre ed è alla portata di tutti:

il ginecologo può prescrivere farmaci per contenere gli effetti degli ormoni legati al post-partum e lo psicologo può sostenere sia la mamma nell’affrontare le paure, le insicurezze e le emozioni legate al nuovo ruolo che la coppia stessa nel trovare insieme un nuovo equilibrio dopo l’arrivo di un figlio.

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