San Valentino è stato solo il pretesto. In realtà io e il mio compagno siamo San-Valentino-repellenti. È una ricorrenza che non abbiamo mai considerato, né festeggiato ma, quando i miei suoceri si sono proposti di tenere la nanetta malefica (nostra figlia) a dormire da loro, io e A. siamo all’improvviso diventati i più romantici e pucciosi degli innamorati di San Valentino.

Prendersi del tempo da dedicare solo alla coppia non è cosa così immediata, quando per casa hai una quattrenne che passa con nonchalance dalla convinzione di essere una super eroina – Gufetta dei Super Pigiamini, off course -, un’infante bisognosa di attenzione h24 e una preadolescente in cerca di indipendenza.

Così quando i nonni-santi-subito si offrono volontari potresti rinnegare qualsiasi fede finora professata e consacrarti persino al tanto snobbato San Valentino.

È a questo punto che ho partorito l’idea: niente serata a lume di candele, ma sesso. Tanto sesso. Possibilmente rumoroso e ovunque, senza rischi di svegliare o incontrare mini-umani sotto il metro in giro per casa.

Ho detto ad A. che non saremmo usciti a cena per ritrovarci al tavolo tra coppiette in romantic mood e l’ho buttata sulla proposta alternativa: apericena in un’osteria informale del centro e poi a casa per goderci finalmente un film in santa pace e la casa solo per noi due.

Nel frattempo su un sito di sex toys ho ordinato online il mio primo regalo di San Valentino, o forse dovrei dire i miei primi 4 regali di San Valentino, che ho tirato fuori nel corso della serata, alla faccia dei progetti dichiarati per l’occasione.

L’aperitivo in osteria con l’ovetto vibrante in vagina

Sulla prima parte della serata sono stata fedele al programma: bottiglia di nebbiolo, taglieri di affettati e varie amenità culinarie come piace a noi… fino a che ho sfoderato il mio primo regalo.
A un certo punto sono andata in bagno, mi sono levata gli slip e ho inserito il simpatico vibratore a ovulo che ho acquistato online.

Tra tanti sex toys, questo mi è piaciuto perché economico ma bello da vedere nel suo colore viola, e soprattutto per il telecomando wireless senza filo con cui si possono comandare a distanza le 10 modalità di vibrazione.

Prima di sedermi al tavolo ho fatto scivolare discretamente gli slip che mi ero sfilata nella tasca di A., dicendogli una cosa tipo

“Mi davano fastidio le mutandine e le ho tolte. Me le tieni tu?”.

Quindi mi sono seduta.
La scena doveva avvenire con sguardo fisso a lui e movenze feline da femme fatale, ma la paura che qualcun altro potesse beccarci ha fatto sì che sembrassi più un gatto braccato mentre sta rubando una fetta di prosciutto.

Poco male visto che quando A. ha capito, dopo l’iniziale smarrimento, era già su di giri.
Così ho rincarato la dose passandogli il telecomando dell’ovulo vibrante – anche qui la resa non era esattamente da 9 settimane e mezzo, ma tant’è – dicendogli una cosa tipo:

Amore, mi sono infilata un vibratore dentro e con questo telecomando puoi comandarlo, puoi accenderlo e spegnerlo quando vuoi e scegliere come farlo vibrare.

Poi è seguita una mini lezione su come attivare e spegnere le varie modalità di vibrazione del sex toy, magari non super sexy ma funzionale al gioco.

A. non aveva ancora schiacciato on, che io ero già super eccitata e mi sentivo una pornostar consumata.
Il problema è stato il fatto che il nostro primo gioco erotico della serata, complice quel senso di trasgressione del trovarci in mezzo alla gente, non è durato moltissimo, perché entrambi a quel punto non ci stavamo più dentro. Così ci siamo fatti dare la bottiglia di vino consumata solo a metà e siamo corsi a casa, limonando e bevendo vino direttamente dalla bottiglia come due adolescenti ogni tre passi (ps: sconsiglio l’outfit calze autoreggenti senza slip a febbraio: nell’entusiasmo non avevo calcolato il rischio di congelamento).

Arrivati a casa il copione della serata, chiaramente, non ha previsto nessun film, ma anche quello mentale che mi ero fatta io non è andato esattamente come da pronostico.

Il massaggio afrodisiaco e l’anello per il pene

Nel mio disegno ora avremmo dovuto iniziare tutta una serie di lunghi preliminari, comprensivi di musica, luci soffuse e vestiti sfilati in modo sexy. Di fatto non eravamo ancora in casa, che eravamo già nudi e io, nella fattispecie, riversa sul tavolo della cucina, con un collant sfilato ma incastrato su un piede e l’ovulo-vibratore già chissà dove.

Ovviamente non ho minimamente pensato a fermarlo!

Da lì in poi ho lasciato che la serata andasse al di là dei miei programmi. Abbiamo finito il vino, ci siamo coccolati e, dopo un’oretta di baci e chiacchiere sul divano, quando ci siamo “scaldati” di nuovo, ho tirato fuori il regalo numero due: un olio per massaggi afrodisiaco all’uva, con cui ho cominciato a massaggiare le sue zone erogene.

A. stava impazzendo, cercava di ricambiare, ma l’ho costretto a godersi il momento.
Quando poi ho infilato sul suo pene un anello vibrante – regalo numero 3 -, il momento è stato quasi più comico che erotico, nel senso che non mi era chiaro se la parte piatta andasse sopra o sotto e quando poi lui è entrato e l’anello vibrava, ancora non avevamo del tutto risolto la questione.

Fatto sta che l’anello vibrante da pene alla fine si è rivelato più piacevole forse per me che per lui, visto che la vibrazione andava a stimolare il mio clitoride e, quindi, ancora una volta, sono venuta un po’ troppo in fretta, mentre lui, complice l’orgasmo di prima ha “resistito” un po’ di più.

Ho capito in quel momento che avevo sopravvalutato la mia performance erotica, visto che il gran finale doveva essere il regalo 4, ma ero ormai troppo stanca e anche un po’ troppo brilla per pensare a un tris. Tra le altre cose a quel punto mi sentivo sexy come un panda, con il trucco colato e i capelli sfatti.

Così siamo andati a letto su di giri come se fosse una delle prime uscite.

Il gran finale con il vibratore strano

Il grande finale è arrivato non preventivato la mattina dopo quando, ancora complici della serata passata, dopo colazione ci siamo ritrovati a letto.
È lì che gli ho dato il pacchetto del suo vero regalo di San Valentino.

Al di là dei due sex toys più economici e dell’olio da massaggio, infatti, in fase di acquisti ero stata attratta da un vibratore fighissimo e non esattamente a buon mercato, tipo quelli che sembrano oggetti di design non meglio specificati: e infatti né io quando l’ho visto online, né A. quando ha aperto il pacchetto, abbiamo subito capito come si usasse.

Il fatto è che il sex toy Noa – questo il nome del “giochino” – ha una forma strana a U ripiegata su se stessa, da una parte più grossa, dall’altra più sottile. In sostanza la U è flessibile e si apre, così che puoi “abbracciare” la vagina, permettendo al braccio più grande di vibrare stimolando il clitoride mentre indossi quello più piccolo, che “lascia spazio” anche all’uomo di entrare e godere dell’aggeggio fashion, che si è rivelato essere una scoperta.

Niente numeri da circo del sesso, sia chiaro. Eravamo ancora provati dalla sera prima. Contrariamente a quanto mi aspettavo, abbiamo fatto sesso in modo dolce, eccitati da quella terza presenza che vibrava e si era insinuata tra noi, assaporandoci il momento il più a lungo possibile.

Quando siamo andati a prendere la nanetta malefica, mia suocera ha detto che avevamo l’aria più sbattuta del solito.
Le abbiamo detto che abbiamo esagerato con il vino.

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