Viviamo anni molto contraddittori, che vedono da un lato la ripresa di giuste lotte finalizzate all’allargamento di diritti e libertà, dall’altro la rimonta di movimenti volti a stroncare tali speranze. E la maggioranza delle persone si trova spesso in mezzo a questi due poli, forse non abbastanza coinvolte per capire appieno le dinamiche della lotta, ma ugualmente consapevoli della direzione in cui è giusto andare.

Questa è la situazione di molti uomini che, cresciuti a pane e patriarcato, si ritrovano oggi ad affrontare la nuova ondata di femminismo, consci che sia giusto cambiare, ma un po’ confusi su come farlo. Ed è stato proprio uno di questi a porgermi la domanda titolo di questo articolo: “Come rimorchio una donna senza doverle chiedere il consenso per ogni cosa?”

La risposta è tanto banale che rischia di rendere stupida la domanda (e la tentazione c’è stata) ma in realtà questo dilemma nasconde una complessità che non si nota al primo sguardo

Non voglio lanciarmi in una patetica apologia, ma è indubbio che siamo tutti cresciuti con l’idea che la donna non dice mai quello che pensa davvero, che i suoi no a volte significano e questo concetto si è così radicato nella testa di ciascuno di noi, fanciulle comprese, che spesso alcune di loro hanno iniziato a rispondere davvero no anche quando volevano dire (e viceversa).

Gli uomini hanno quindi sfruttato la cosa dando sempre poco credito a quei no, portandoci tutti verso le disastrose conseguenze che ciò comporta, dalle piccole molestie, fino agli stupri e femminicidi.

Rivelata ora “l’incredibile verità” (no significa no, ma dai?) gli uomini si sono ritrovati ad affrontare “un campo sconosciuto”: l’opinione femminile.

Da qui l’esigenza improvvisa di chiedere e ottenere il consenso prima di qualsiasi approccio. Ed ecco che sono iniziati i goffi, quanto surreali, tentativi di certi uomini, che dietro alla domanda “posso?” hanno pensato di poter infilare qualsiasi nefandezza.

Se volete un esempio lampante leggete ciò che è capitato alla nostra direttrice:

Dall’altro lato, c’è chi, come l’autore della domanda, è consapevole che un flirt non può basarsi su un’infinita serie di domande di conferma. Perché parte della “magia” sta proprio nel non sapere se si avrà successo oppure o no. Non occorre essere delle amanti dell’uomo deciso per tediarsi velocemente di fronte a un interrogatorio di “posso?” estremamente formale. 

E non si può nemmeno liquidare la faccenda con il mantra “fai agli altri solo quello che vorresti fosse fatto a te”, non perché gli uomini abbiano una tolleranza diversa riguardo a ciò che una donna può fare loro, ma perché tutti noi abbiamo sensibilità diverse, a prescindere dall’essere donna o uomo.

Così come esiste la donna lusingata dal fischio ricevuto in strada, così esistono uomini infastiditi dagli sguardi maliziosi. Non possiamo sapere in anticipo e con esattezza come l’altra persona potrà reagire a un nostro approccio.

Capite dunque che la domanda non è stupida come poteva sembrare, mentre scontata è la risposta: il consenso deve sempre esserci. Deve anche quando non è esplicitato. Sono il contesto, i modi, il luogo e i ruoli delle persone che definiscono se una cosa la possiamo fare o se è meglio evitare.

Non serve essere geni per sapere, per esempio, che una sconosciuta che non ha mai interagito con noi non sarà interessata a ricevere la foto del nostro pene; come è educazione elementare capire che fischiare o gridare coloriti epiteti non è il modo migliore per dimostrare il nostro apprezzamento; ma non voglio annoiarvi con un’infinita lista di esempi pratici, basta usare il buonsenso

Il buonsenso di comprendere che alla base di ogni rapporto umano, che sia con un’amante, una sconosciuta o un amico, ci dovrebbe essere sempre il rispetto. Se sto rispettando davvero la donna che ho di fronte, non la vedrò come un oggetto da conquistare o un buco da riempire, e il rischio di incappare in comportamenti molesti si ridurrà notevolmente. Non arriverà mai allo zero, perché ci sarà sempre l’eventualità di incontrare una sensibilità poco prevedibile, ma in quel caso basterà fare un passo indietro, scusarsi e riconoscere che il mondo è un pochino più variegato di quanto pensassimo.

E badate bene che lo stesso principio vale anche per le donne, che tendono a considerare gli uomini statisticamente condannati a un consenso sessuale predeterminato, come se ai maschietti non servisse nemmeno indossare “una minigonna” per palesare la propria disponibilità, perché sempre più che disponibili. Chiaramente non è così.

Quindi, come si può rimorchiare una donna senza doverle chiedere il consenso per ogni cosa? Beh non si può, perché le persone non si rimorchiano: si rispettano, si amano, si conoscono. In una parola: si vivono, e non serve nemmeno chiedere il permesso per questo.

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