“Ho scelto di chiamarmi Monica in omaggio a una donna che ammiro molto. Mia mamma avrebbe preferito Ilenia.”
Così Monica J. Romano ripercorre quel giorno di vent’anni fa: era il 1998 e lei, che aveva iniziato il percorso per diventare donna, era riuscita ad aggiungere un altro, fondamentale tassello alla sua nuova identità. Il nome femminile, quello che, per tutti, pubblicamente, sancisce l’entrata ufficiale nella tua nuova pelle, l’inizio della vita che per anni hai sognato e che poi hai finalmente trovato il coraggio di vivere.
Oggi la quarantenne impiegata in uno studio di consulenza legale porta orgogliosamente avanti il suo impegno da attivista della comunità LGBT, e di pari passo la sua carriera da scrittrice: tre le fatiche letterarie finora all’attivo, la prima è Diurna. La transessualità come oggetto di discriminazione, del 2008, seguito da Trans. Storie di ragazze XY, del 2015, e l’ultimo lavoro, Gender (R)Evolution, entrambi editi da Mursia. Tutti i suo lavori sono disponibili su Amazon, tutti sono incentrati sulle esperienze, i passaggi più importanti e i momenti più traumatici e drammatici non solo della sua vita da trans, ma anche di molte altre ragazze che hanno vissuto lo stesso percorso e affrontato lo stesso tipo di pregiudizi e discriminazioni.
Il primo incontro con la realtà associativa transessuale e transgender Monica lo ha nel 1999, anno in cui ha iniziato la sua attività di volontariato presso il circolo milanese Arcitrans “Fenice”. Fra i suoi numerosi impegni per la comunità LGBT figurano poi anche il ruolo da coordinatrice della sede milanese e consigliera del direttivo nazionale dell’associazione Crisalide AzioneTrans ONLUS, quello da delegata alla consulta per il Cig Arcigay Milano, la fondazione dell’associazione “La Fenice – Transessuali & Transgender Milano”, di cui è stata presidente fino al marzo del 2009. Dal 2018 è diventata consigliera onoraria dell’associazione Harvey Milk, dove nel 2013 aveva avviato un gruppo di auto aiuto e autocoscienza dedicato alla variabilità e non conformità di genere, ascoltando ogni giorno storie di ragazzi e ragazze spaventate, non tanto da ciò che sentono di essere quanto dall’idea di quella che può essere la reazione della società, della non accettazione culturale. Giovanissimi, adolescenti, che, proprio come capitato a lei, non si riconoscono nel corpo che la natura ha dato loro ma allo stesso tempo temono il giudizio, in primis dei genitori, poi degli amici, dei conoscenti e infine del mondo esterno in generale, o che ancora devono comprendere appieno quale sia la strada che vogliono intraprendere.
È stata inoltre tra le più attive presenti alla contro-manifestazione di Verona, in occasione del Congresso della famiglia svoltosi alla fine di marzo del 2019.
Anche se oggi è una donna sicura di sé e lanciata nelle sue numerose attività, Monica non dimentica le barriere sociali che anche lei ha incontrato nella sua vita, e, anche se oggi si definisce una donna molto fortunata, come ha raccontato all’Huffington Post nel 2018, non può non provare empatia e immedesimazione per chi ancora oggi lotta per difendersi dall’umiliazione o, proprio a causa del timore di questa, non riesce a trovare il coraggio per accettarsi e vivere serenamente la propria vita.
La storia di volontà e coraggio di Monica è raccontata nella nostra gallery.
Le difficoltà dell'adolescenza
Monica ammette che il momento più difficile l’ha attraversato verso i 12 o 13 anni.
Le persone attorno a me avevano perso la pazienza, pretendevano che definissi con chiarezza la mia identità. Per me l’adolescenza è stata una guerra aperta. Con le medie e il liceo sono arrivati il bullismo, l’emarginazione, le botte. Con i miei genitori non ne parlavo perché avevo paura di rivelarmi.
La paura della prostituzione
Monica si avvicina al mondo transgender, associandolo però solo all’immagine della prostituzione.
Allora l’unico modo per conoscere altre ragazze transgender era frequentare discoteche o locali notturni. Molte mie amiche, pur desiderando un regolare lavoro diurno,hanno finito per prostituirsi. Altre sono morte, spesso ammazzate.
Grazie ad Arcitrans riesce ad affrontare il percorso del cambio di identità
Per me è stata una salvezza – ha detto Monica parlando dell’associazine – Finalmente potevo conoscere donne trans che ce l’avevano fatta.
Grazie al sostegno di Arcitrans Monica riesce a conciliare il percorso di transizione con lo studio, iscrivendosi alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano. Cerca anche lavoro, ma il problema è sempre uno.
Durante gli esami universitari il nome sul mio documento era ancora maschile: come moltissime altre persone transgender in Italia, vivevo in un limbo giuridico. Sono diventata per legge Monica Romano solo nel 2007, giusto in tempo per la laurea. Per quanto riguarda la ricerca del lavoro, ho fatto numerosi colloqui con selezionatrici che mi ridevano in faccia.
Oggi lavora ed è un'attivista
Dopo appena tre mesi dalla laurea, Monica viene assunta in uno studio di Consulenza del Lavoro, occupandosi di Amministrazione del Personale. Si occupa di formazione in diversity management e gender equality presso aziende ed enti pubblici e privati
Il capo mi ha detto: ‘’Lei non mi è molto simpatica, ma è brava’.
Vuole smantellare tutti i pregiudizi
Monica è anche una scrittrice, con tre libri all’attivo. Nei suo lavori vuole smantellare alcuni pregiudizi ancora esistenti sul mondo trans.
Tra le varie cose, si pensa che una donna transgender debba essere per forza eterosessuale: non è così. Io sono lesbica, ho una compagna da un anno e mezzo e prima sono stata con un’altra donna per tre. Nel momento in cui si impara ad amarsi e si trova il proprio equilibrio, anche la vita sentimentale inizia a funzionare.
Io sono stata fortunata, ma c'è ancora troppa discriminazione
La mia famiglia mi sostiene. Ho una mamma amazzone, mi ha sempre difeso e aiutato. Anche mio papà non mi ha mai fatto mancare nulla, anche se al principio ha avuto delle perplessità. Il supporto della famiglia è fondamentale. Sono moltissimi i ragazzi che vengono lasciati soli e che non vengono accettati dai propri cari. Anche nelle scuole è una tematica di cui non si parla.
La transizione è una gioia
Il percorso di transizione invece è una gioia. Osservare i cambiamenti della terapia ormonale ti fa sentire libera: assomigli sempre più a stessa.
Il percorso dura dai due a quattro anni, dipende dalle liste d’attesa delle diverse Regioni. In Lombardia, ad esempio, non c’è un polo chirurgico, ma solo la terapia ormonale offerta dall’ospedale Niguarda. Solo dopo due sentenze storiche della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, a più di trent’anni dall’approvazione della legge che regola i percorsi di transizione in Italia, è stato stabilito il diritto all’identità indipendentemente dagli interventi ai genitali, mentre prima si poteva ottenere il documento solo previo intervento di demolizione genitale.
Comincio a intravedere qualche cambiamento nella mentalità
Rispetto a 15 anni fa lo stigma nei confronti delle persone transgender è meno forte, si inizia a intravedere un cambiamento – dice Monica, che poi aggiunge – Anche se amo l’Italia, ho pensato molte volte di andare a vivere all’estero, più che altro per il modo in cui vengono sfruttati i giovani italiani nel mondo del lavoro.
La mamma la voleva Ilenia, lei ha scelto Monica
Ho scelto di chiamarmi Monica in omaggio a una donna che ammiro molto. Mia mamma avrebbe preferito Ilenia.
Ilenia è però il nome che Monica ha scelto per il personaggio principale del suo libro, Trans. Storie di ragazze XY, un memoir, che, pur non essendo un’autobiografia, descrive situazioni ed episodi di vita reale. “Si tratta di eventi che io o altre ragazze trans abbiamo vissuto“.
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