Bottega della Luna: nel luogo dove la vagina e i suoi fluidi non sono un tabù
La Bottega della Luna è uno shop dove i tabù femminili su sesso, ciclo e menopausa vengono abbattutti. Perché parlare di questi argomenti si può, e si deve.
La Bottega della Luna è uno shop dove i tabù femminili su sesso, ciclo e menopausa vengono abbattutti. Perché parlare di questi argomenti si può, e si deve.
Il piacere sessuale, maschile e femminile, non dovrebbe essere più sottoposto a tabù di alcun genere; e, soprattutto per quanto riguarda le donne, sul sesso e sulla loro libertà di godere di una vita sessuale appagante non dovrebbe esistere alcun veto, eppure spesso e volentieri abbiamo prove dell’esatto contrario.
Così come per alcuni ancora oggi è complicato parlare di mestruazioni, o di menopausa, tutte fasi naturali nella vita di una donna ma che, inspiegabilmente, si preferisce non considerare e non menzionare pubblicamente.
È chiaro che la componente di cultura maschilista che sottende a riservare questi argomenti al rango di tabù sia ancora piuttosto forte, ma è proprio per far capire che non c’è nulla di male nel dire di avere il ciclo, di essere in menopausa o, perché no, di voler acquistare un sex toy che nascono progetti come La Bottega della Luna, uno shop dedicato all’universo femminile ideato da Intimaluna e portato avanti grazie all’impegno di Paola Sammarro, una giornalista con una spiccata attenzione per le donne e le tematiche a loro legate.
Con lei abbiamo fatto una chiacchierata per comprendere meglio la realtà de La Bottega della Luna, che, oltre a uno shop online, è anche un negozio fisico, di cui lei si è occupata della progettazione e dell’avvio.
Nato nel 2003 dall’energia e volontà di tre amiche di condividere con altre donne tematiche e prodotti dedicati al femminile, ci dice, La Bottega della Luna cerca di aiutare le donne a recuperare quel contatto perduto con il corpo. Ha importato in Italia la coppetta mestruale Mooncup (al tempo sconosciuta), e il successo sempre crescente di questo sito di e-commerce ha portato, nel tempo, a far sì che Intimaluna lo acquisisse e distribuisse in tutto il paese la coppetta.
Certo, come detto, l’aspetto del sesso legato alle donne suscita sempre qualche perplessità o sguardo dubbioso, perciò ci viene naturale chiedere a Paola se senta questo genere di pregiudizio su di sé.
“Quando parlo del mio lavoro, la prima reazione è ilarità, alle volte percepisco un retropensiero del tipo ‘Ma che utilità ha questo lavoro?’. Con il tempo e l’esperienza, ho capito che questa reazione è data dal fatto che le persone sono poco abituate a pensarsi, e che l’intimità femminile non è associata al benessere della vagina, del perineo ad esempio, ma alla sessualità. Questo ‘mood’ induce le donne a concepire la cura intima come un fatto silente, privato e marginale.
Le mestruazioni ad esempio, sono considerate uno sporco fastidio, quasi un qualcosa di cui vergognarsi, da sussurrare. Ciò nel tempo ha spinto loro a non porsi più domande e a non pretendere qualità o alternative ai prodotti comunemente utilizzati per il ciclo, a servizi igenici nelle scuole, università, luoghi pubblici, pensati anche per le donne mestruate, con tamponi o assorbenti facilmente reperibili.
Altra problematica è che quando si parla di mestruazioni, non si pensa mai al menarca, alle bambine con le mestruazioni, alle loro tematiche di metabolizzazione o alle esigenze (anche di prodotto) diverse che possano avere”.
Ma c’è un altro aspetto da considerare, che Paola aggiunge:
“Che i prodotti sanitari per il ciclo siano tassati con IVA al 22%, come qualsiasi altro tipo di merce ritenuta non essenziale è la prova evidente che i bisogni femminili siano sempre superflui e opinabili. Ad esempio solo 60 anni fa le nostre nonne venivano considerate così pericolosamente instabili da non avere accesso alla magistratura a causa del ciclo mestruale. Fino al 1963 lo diceva proprio la legge italiana, nero su bianco:
Fisiologicamente tra un uomo e una donna ci sono differenze nella funzione intellettuale, e questo specie in determinati periodi della vita femminile.
Ancora oggi, quando si parla di mestruazioni, se ne parla associandole a qualcosa di sporco, da tenere nascosto e a un limite fisico femminile, generatore di molti luoghi comuni. È tempo di cambiare il modo di parlarne, soffermandosi su quanto invece le mestruazioni siano sinonimo di benessere e vadano gestite con cura, libertà e rispetto. Credo anche sia di assoluta importanza che le donne stesse imparino a conoscere il proprio corpo, i fluidi e tutto ciò che accade internamente ed esternamente durante il ciclo.
La poca conoscenza genera oppressione e stigmatizzazione, rende manipolabili e impedisce anche a livello medico di affrontare eventuali problemi, o peggio ancora prevenirli”.
Altra domanda “difficile”: perché il sesso è (ancora) un tabù?
“Il sesso per le donne è cosa articolata assai. Intanto per molto tempo è stato uno strumento per appagare l’altro, un tabù prima del matrimonio, una forma di controllo sociale. La donna moglie e madre, la donna oggetto, la santa o la puttana. Parlare di masturbazione femminile ancora oggi è un tabù.
Se si parla di un utilizzo di un toy poi, arriva sempre la fatidica frase ‘quindi un uomo non serve più?’, come se la sessualità femminile dipendesse esclusivamente da quella maschile. Credo che, in parte, sia ancora un tabù, anche perché le donne poco conoscono la propria anatomia e i propri meccanismi biologici. E poi perché la sessualità femminile è sempre associata ad un funzionamento: seduttivo prima, procreativo poi.
Poi in età più matura, il nulla o quasi“.
Nello shop fisico de La Bottega della Luna Paola ha potuto occuparsi molto dell’argomento mestruazioni, regalando una nuova conoscenza e consapevolezza a molte donne e giovanissime impreparate ad affrontare l’argomento ciclo.
Credo fortemente, che per una preadolescente, imparare a prendersi cura di sé, sia il primo passo per interiorizzare una pretesa di rispetto e condivisione poi, del proprio femminile. Ecco, un piccolo tassello per costruire una difesa contro le discriminazioni di genere.
Oggi Paola ha lasciato il negozio, ma continua a fornire la sua esperienza sullo shop online. “Sono semplicemente ‘tornata dietro le quinte“, dice.
In ogni caso la mission de La Bottega della Luna va avanti, perché c’è ancora molta strada da fare.
Sfogliate la gallery per continuare a leggere le dichiarazioni di Paola e scoprire qualcosa in più sullo shop.
Nello shop e nel negozio [a Milano, in Via Stoppani, ndr.] La Bottega della Luna, commercializza prodotti che garantiscono standard di qualità green e di sostenibilità, alcuni dei quali garantiti con il bollino ‘Bottega OK’. Prodotti ecosostenibili di altissimo pregio, ci spiega Paola, ma che al tempo stesso rappresentano soluzioni pratiche e concrete.
Certificati AIAB, raccomandati dalle Ostetriche SEAO, Made in Italy, realizzati con materiali atossici e senza petrolati e siliconi.
È possibile acquistare, per sé e per le proprie figlie, gli Ecoluna – ci spiega Paola – assorbenti pensati anche per le giovanissime. Biologici, in cotone 100% naturale dentro e fuori, biodegradabili e compostabili! Per trasmettere loro un messaggio di ciclicità positiva e vitale, perché la cura per se stesse, passa anche attraverso l’attenzione per l’ambiente e per gli altri.
E poi la coppetta mestruale Mooncup, la linea Dermaluna, quattro differenti detergenti intimi ricchi di vitamine, ognuno con pH diversificato, per affiancare la donna dal menarca alla menopausa, con una detergenza mirata.
Senza dimenticare il perineo! Una vasta gamma di prodotti pensati per accompagnare gli esercizi dedicati al pavimento pelvico. E poi ancora lubrificanti naturali, toy, libri, gadget.
Sicuramente acquistare un oggetto per sé, imparare a donarsi piacere, pensarsi insomma, contribuisce ad empatizzare con la propria percezione di piacere e intimità. – racconta Paola – Quando si entra in contatto con sé, con il proprio femminile, in maniera libera, profonda e intima, il proprio piacere, soprattutto la visione che si ha di sé, non è più negoziabile. È tutto un sé, una propria narrazione immaginaria, una consapevolezza intima propria, che si può condividere, non più plasmare per volere altrui.
Sul ruolo dei social nell’acuire la sessualizzazione femminile, Paola dice:
È un tema che sento molto, come ‘donna 3.0’ e madre di una tredicenne. L’immagine del mio
femminile attuale, è ovviamente molto influenzato dal mio lavoro, dalla letteratura, dall’arte, dal femminile di mia madre anche. Non a caso ho detto ‘l’immagine del mio femminile’ perché se si è social, si divulga un immagine della propria persona.
Nel migliore dell’equilibrio auspicato, non sempre le due cose (immagine social e proprio femminile), sono completamente fusi. Io ad esempio gioco molto con la mia immagine, mi fotografo, mi guardo, mi mostro. Mi penso e poi gioco con la ‘divulgazione della mia immagine’. Non posto mai una foto o non indosso mai un abito o faccio un’azione per compiacere lo sguardo altrui. Resto nel mio autoironico egocentrismo.
“È ovviamente una costruzione che un adolescente alle prese con la scoperta del proprio corpo non può avere. A tredici, quindici, vent’anni si è vulnerabili, è naturale che la costruzione del proprio sé passi anche tramite l’accettazione, lo sguardo, il consenso e il desiderio altrui. Questo non lo trovo allarmante.
Trovo preoccupante, moltissimo, che le donne stesse oggi, non diano un’immagine di sé differente da quella adolescenziale. Che si percepiscano e costruiscano il proprio sé ‘sensuale’ tramite l’occhio e lo stereotipo maschile. Che per paura di invecchiare, siano le prime a ‘sessualizzarsi’.
Che siano le prime a giudicare e a dettare canoni estetici da perseguire per sé e per altre donne. I social rimandano un immaginario di donna sempre – a qualsiasi età – attrattivo, giovane, levigato, giusto. Come può immaginarsi quindi ‘da grande’ una ragazzina?”
Giornalista pubblicista, Paola si occupa di comunicazione e contenuti pubblicitari per diverse aziende. Da sempre ha esplorato, indagato e lavorato con il “femminile” nelle sue svariate espressioni di vita. Culturali, di genere, imprenditoriali.
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