Accettare la propria omosessualità non sempre è facile, poiché non tutti riescono ad ammettere con naturalezza a se stessi di essere attratti da persone dello stesso sesso; il processo può essere complesso, fatto di forti contrasti interni e di una dura lotta con se stessi. Farla accettare agli altri, siano essi familiari, amici, o semplici conoscenti, spesso però lo è ancora di più, perché, a dispetto dei proclami e della sbandierata apertura mentale, il pregiudizio serpeggia ancora palesemente, e per molti l’omosessualità è una colpa da tacere, una vergogna da ignorare.
Per questo agli omosessuali continua a essere chiesto un atto in più, che, per come stanno le cose, sembra davvero essere un atto di coraggio, il cosiddetto coming out: se agli etero non è richiesto di dichiarare esplicitamente i propri gusti sessuali, per gay e lesbiche infatti sembra – ancora – essere necessario questo passaggio in più. Incredibile ma vero, se sei uomo e ti piacciono gli uomini (o una donna amante delle donne) la gente si aspetta che tu lo dica. Che fare allora?
Si può scegliere, per esempio, la strada intrapresa dallo youtuber Guglielmo Scilla, che ha fatto il suo “non coming out” in un video.
Oppure si può prendere il coraggio – già, sempre quello – a due mani e decidere di affrontare i genitori, i parenti, gli amici, dicendo loro: “Sono gay“.
I 15 protagonisti di questa gallery, le cui testimonianze sono state raccolte nel progetto Celebrate Yourself di Alice Arduino, raccontano le loro esperienze personali, e i modi attraverso cui hanno deciso di fare questo passo, dichiarando la propria omosessualità.
Ci sono artisti, architetti, vigili urbani e politici, uomini e donne che hanno trovato l’anima gemella o ancora la stanno cercando, accomunati tutti da quella dichiarazione attraverso cui hanno confessato al mondo di essere gay.
Forse si potrà considerare di vivere in una società migliore quando a nessuno sarà più chiesto di “favorire i sentimenti”, per parafrasare il titolo di un pezzo di Fedez; perché, in fondo, agli altri non dovrebbe importare chi si ami sotto le lenzuola. Per il momento, però, e fino a quando si dovrà continuare a parlare del “coraggio” di dichiararsi gay o lesbica, le 15 storie raccontate evidenziano ancora tutta la fatica, il pregiudizio e la difficoltà che si nasconde dietro un coming out. Segno che la strada da percorrere, purtroppo, è ancora lunga.
Andrea
Andrea Giuliano ha 35 anni, è fotoreporter e traduttore freelance, e ha vissuto in Ungheria per 10 anni.
Ora non ha più i genitori, ma ricorda il coming out fatto con la madre. Una sera, le dice che andrà a convivere con il suo “coinquilino” belga, la mamma è felice, fino a quando Andrea non dice “Sono molto innamorato di lui”. La mamma rimane scossa e Andrea rincara la dose dicendole che lui tra poco arriverà per aiutarlo con il trasloco nella capitale ungherese. La mamma inizialmente non vuole il fidanzato nel suo appartamento, e lo fa dormire in roulotte, ma appena lo conosce cambia atteggiamento nei suoi confronti. Infatti decide di aiutare il figlio con il trasloco, gli compra un tostapane e gli regala dei mobili.
Nel 2014 partecipa al Gay Pride vestito da prete, un attacco alla Chiesa e ai movimenti di estrema destra ungheresi, e la sua performance non passa inosservata, tanto che sulla sua testa viene messa una taglia di 10 mila dollari. Inizia a essere perseguitato, seguito e minacciato di morte dai gruppi estremisti.
Sono passati 3 anni dal 5 giugno del 2014, e Andrea rimane un perseguitato.
Vorrei che la mia storia fosse usata come esempio per imporre una legislazione europea che includa tutti i crimini di odio a sfondo sessuale, razziale, religioso per fare in modo che questi eventi non accadano più.
Michele e Massimiliano
Michele ha 67 anni, è divorziato ed è un insegnate in pensione, Massimiliano ne ha 39 e fa il fisioterapista: si sono conosciuti per caso in una sauna gay, e stanno insieme da 10 anni.
Quando decide di fare coming out, Michele lo racconta prima alla figlia, poi alla ex e agli amici più cari. La sua confessione gli costa un’amicizia trentennale.
Massimiliano invece ha nascosto la sua omosessualità ai familiari per quasi 40 anni, e ha deciso di rivelarsi il giorno prima della sua unione civile con Michele. Per i parenti è uno shock.
Sono molto riservati, a Massimiliano non piace essere additato come “fenomeno”, e dice: “Se passassi più inosservato sarei più affettuoso”. Insieme hanno vissuto un episodio di discriminazione nel loro viaggio in Jamaica, dove hanno ricevuto degli insulti.
Per la loro unione civile hanno affittato il Teatro Carignano.
Mariangela, detta Mary
Mariangela, detta Mary, ha 44 anni, lavora in un negozio di toelettatura. Ha fatto coming out a 27 anni, dopo essere andata in analisi per quasi 4 anni, fino a rendersi conto della sua attrazione per le donne. Ha avuto la sua prima relazione con una giornalista conosciuta in chat.
Appena accetta la cosa lo dice subito agli amici, che le rispondono: “Eh ma noi lo sapevamo già!”. La madre lo accetta quasi subito, il padre, invece, a cui le lo dice solo nel 2014, “ha una reazione meravigliosa”, nonostante sia vecchio stampo, dice Mary.
Con la compagna vive serenamente alla luce del sole, ma in passato ha dovuto limitarsi, perché le partner erano molto chiuse e non volevano mostrarsi in giro.
A chi non ha ancora fatto coming out dà un consiglio.
Cerca di capire chi sei e cosa vuoi. Quando l’hai fatto dillo! È ovvio che vi saranno persone che creeranno muri, altri, invece, ti accetteranno, l’importante è essere se stessi. Se non è un problema per te, non deve esserlo per gli altri. Bisogna parlarne e far capire che l’omosessualità e la transessualità sono normalissime e fanno parte della propria natura […]. Scappare non serve a nulla perché fuggi da quello che sei!
Davide
Ha 33 anni, è di centro destra liberale ed è un militante eletto dai cittadini, presente in Consiglio Comunale in lista civica. È anche presidente nazionale di Diritti e Libertà, un movimento di opinione che si occupa di diritti a 360°, e vicepresidente del Fondo Blu Arcobaleno, istituito da Lucio Battisti, che si occupa di costruire case famiglia nei paesi disagiati.
Da personaggio pubblico la sua omosessualità è conosciuta , ma il suo coming out è stato difficile, e ha faticato ad accettarsi da solo. Proviene da una famiglia di estrema destra, ma nonostante questo i genitori “sono stati meravigliosi”, e hanno accettato lui e il suo compagno. Ha subito un’aggressione nel 2014 a Torino, in cui gli è stato bucato il pancreas. I suoi assalitori sono ancora senza nome.
Roberto
Roberto ha 36 anni, un fratello gemello, e ha capito di essere gay già alle elementari, provando attrazione per i ballerini del video di Madonna Express Yourself. Il suo coming out arriva però solo nel 2005, durante una vacanza al mare in cui si confida con due cugine a cui è molto legato, Cristiana e Simonetta. La reazione è positiva e questo lo aiuta a prendere coraggio.
Nel 2008, tre anni dopo, si apre verso i genitori, i quali, superata la diffidenza iniziale, gli dicono “Spero di vederti in un futuro felice con altro uomo”.
Oggi Roberto è single, ma vive la sua sessualità in maniera tranquilla: “Quando sono con un ragazzo non mi faccio problemi a dargli la mano e se qualcuno mi dice qualcosa gli rispondo. Prima stavo zitto, poi ho imparato a reagire”. Ha vissuto un episodio di discriminazione quando faceva il volontariato in oratorio e oggi, nonostante continui a definirsi credente, ha smesso di dedicare il suo tempo libero in attività legate alla Chiesa.
Ai giovani, ma anche alle vecchie generazioni che ancora vivono nascosti, consiglia di fare coming out:
È un modo per combattere l’omofobia e vivere essendo se stessi.
Alice
Alice ha 34 anni, nasce a Reggio Emilia ma vive a Torino, lavora per UNICRI – United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute, nel settore amministrativo e organizzativo. Ha ammesso a se stessa di essere lesbica a 27 anni, e da quel momento ha deciso di non nascondersi e di vivere la sua sessualità liberamente. Dirlo ai genitori, però, “È stata una delle cose più difficili della mia vita”. A cena, in un ristorante, esordisce dicendo: “Mamma, papà, sono lesbica!”, e la loro risposta è “Lo sapevamo già”.
Attualmente non è fidanzata, ma in una relazione di coppia valuta come comportarsi in giro per evitare di catalizzare l’attenzione su di sé, mentre quando si trova all’estero, in paesi dove esiste il matrimonio egualitario, si sente più libera di abbracciare o baciare la sua compagna.
A chi non ha ancora fatto coming out dice:
Non perdete tempo! Non abbiate paura ad essere voi stessi, vivete la vostra vita liberamente cercando la persona giusta. Reprimersi è uno spreco e una grande sofferenza!
Mimmo e Alberto
Sono nati entrambi il 29 gennaio e il 29 ottobre del 2016 si sono uniti civilmente, in una cerimonia con ben 125 invitati.
Mimmo, sarto e stilista, ha 48 anni, Alberto, impiegato in una multinazionale, 45. Si sono conosciuti 14 anni fa in un locale gay, dopo essere usciti da relazioni complicate e, nonostante non volessero nulla di impegnativo, la loro storia si è fatta via via più seria.
La famiglia di Mimmo ha sempre sospettato che fosse gay, e l’hanno accettato fin da subito, mentre Alberto ha chiuso i rapporti con la famiglia, estremamente cattolica.
Stefano
Ha 24 anni studia all’Accademia di Belle Arti, indirizzo scultura, e vorrebbe lavorare come professore al Liceo Artistico. Stefano descrive il suo coming out in famiglia come un dramma “a metà tra una scena angosciante di E.R. e una telenovela spagnola, misto di tensione da film tragicomico, una scena surreale”: la mamma scoppia in lacrime, il padre è rassegnato, la sorella difende Stefano davanti ai genitori, parlando delle sue amicizie gay.
Stefano ha subito episodi di discriminazioni per i suoi modi di fare alle scuole medie, ma col tempo ha imparato a reagire. Ricorda un episodio, camminava per strada con Vogue, ed è stato insultato e chiamato “frocio” da un gruppo di ragazzi. “Sono rimasto sconvolto, mi hanno etichettato per una rivista, il giornale poteva essere per mia nonna!”, scherza.
Ha paura di non essere accettato dagli altri, ma non ha mai avuto problemi con se stesso. Quando è fidanzato non si nasconde.
Prima di dirlo alla famiglia si è rivolto a uno sportello giovani di Arcigay, dove ha ricevuto dei buoni consigli. Per questo suggerisce a chi non ha fatto ancora coming out di non sforzarsi:
Fatelo quando vi sentite pronti. Non preoccupatevi se i genitori reagiscono male, devono fare anche loro il loro percorso di accettazione e con il tempo capiranno. Chi vi ama resta!
Chiara
Chiara ha 33 anni, ha una laurea in ingegneria biomedica e lavora per una azienda milanese che si occupa di case farmaceutiche e ospedali. Nel 2016 è stata eletta Consigliera Comunale del Partito Democratico di Torino ed è lesbica dichiarata. Ha fatto coming out nel 2009, a 25 anni quando, dopo aver avuto diverse relazione con uomini, quando conosce e si innamora di Serena. La relazione di 3 anni incrina il rapporto con la madre, a tal punto da non parlarsi per diverso tempo: “Il mio problema non era solo che accettasse Serena come mia fidanzata, ma accettasse me stessa, sua figlia, come donna lesbica”.
Chiara ha sempre fatto la volontaria all’interno della comunità LGBT, soprattutto nel Coordinamento Torino Pride.
Quando si capisce di essere gay non bisogna urlarlo per strada. Bisogna fare un percorso, accettarsi ed essere sereni con sé stessi così da poter prendere coraggio e camminare a testa alta ogni giorno. Devi diventare forte e determinato così da essere inscalfibile. Sono i piccoli gesti che fanno uscire allo scoperto e ti mettono nelle condizioni di confrontarti ogni giorno con il mondo reale. Quello che è scontato per due persone eterosessuali può non esserlo per due omosessuali.
Gabriele
Gabriele ha 36 anni ed è un agente di polizia locale, è vicepresidente dell’associazione Polis Aperta, nata 12 anni fa in maniera quasi clandestina, sulla spinta delle forze di polizia europee. Le prime riunioni erano quasi segrete, ma con il tempo riescono persino ad avere l’autorizzazione del Comandante a partecipare in uniforme al Gay Pride europeo di Amsterdam e a una conferenza mondiale LGBT, per rappresentare l’Italia nelle forze di Polizia.
Dopo il suo coming out, alcuni colleghi si mostrano interessati e gli pongono domande sul suo orientamento, ma lui risponde sempre allo stesso modo: “Io non ostento il mio orientamento. Come tu puoi raccontare cosa hai fatto ieri a casa con tua moglie, voglio poter fare lo stesso parlando del mio compagno”.
Polis Aperta ha varie sedi in tutta Italia ed è composta anche da colleghi eterosessuali che condividono e lottano per i diritti, sfilando al Pride in divisa. Gabriele suggerisce ai colleghi poliziotti che non hanno fatto coming out di uscire allo scoperto, proprio in virtù dell’esistenza di questa struttura che tutela le forze dell’ordine.
Il suo più grande desiderio era quello di potersi sposare con il compagno, realizzato il 17 luglio 2017, quando, con Cris, ha avuto la prima unione civile omosessuale in divisa in Italia.
Samanta
Ha 33 anni ed è una grafica.
Dopo il suo coming out a 15 anni la madre le dice “Sei mia figlia e voglio vederti felice”.
A lavoro il titolare non sa di lei, e preferisce tenere la sua privacy così, ma non nega che se uscirà il discorso non nasconderà il suo orientamento. Non gira nei locali gay, li ha frequentati per un breve periodo, ma non ama andare in discoteca.
Samanta crede che, per abituare le persone alla quotidianità dell’omosessualità, sia necessario mostrarsi in pubblico mano nella mano, avere gesti d’affetto per strada, in modo da lavorare sulle piccole cose e di sensibilizzare le persone a vedere qualcosa che spesso è ancora nascosto. Lei stessa, quando è fidanzata, si comporta in modo naturale con la compagna senza porsi problemi.
Simone
Simone ha 39 anni, è di origine siciliana ed è laureato in Scienze politiche. Vince un concorso pubblico per un lavoro a tempo indeterminato che poi lascia per fondare una compagnia teatrale, Tedacà, in cui attualmente lavora.
Il suo coming out con i genitori lo fa mentre vive a Firenze, loro lo hanno accettato da subito.
Attualmente vive con un compagno da un anno, il quale ha due figlie, avute da una precedente relazione, che conoscono Simone e con cui hanno un ottimo rapporto. Hanno vissuto un episodio di discriminazione nella ricerca di una casa in affitto, di cui hanno parlato anche molti giornali torinesi: “Volevamo cercare una casa più grande, con una stanza in più, adatta ad ospitare le ragazze”, ma la proprietaria gli ha rifiutato l’appartamento. Nonostante volesse reagire, per il bene delle ragazze non l’ha fatto.
Ho fatto un atto d’amore, ho messo il bene delle ragazze davanti a tutto e per una volta non ho pensato a rivendicare i miei diritti. Creare una famiglia vuol dire dare attenzione e protezione verso due persone che non devono essere messo in imbarazzo e subire ripercussioni per le tue scelte.
Chiara e Giulia
Giulia ha 28 anni, Chiara 26, e lavorano rispettivamente come estetista e impiegata alle poste.
Si sono conosciute sotto al portone di casa di Chiara, mentre Giulia cercava l’indirizzo della cugina, e si sono ritrovate in una chat femminile.
Il coming out di Chiara è molto particolare: quando si innamora di Giulia e lo comunica ai genitori, che le dicono che è una fase passeggera e deve provare a stare con un uomo, poi iniziano ad insultarla e minacciarla. La situazione peggiora, fino a quando lei decide di chiudere i rapporti con loro.
Giulia, invece, si dichiara a 14 anni al fratello, che lo dice ai genitori, i quali, dopo alcune esitazioni della madre, la accettano.
Lucio
Lucio ha 48 anni, è un architetto, un musicista, un attore di teatro sociale e fa parte di una compagnia con cui ha realizzato alcuni spettacoli in una zona periferica di Torino.
Il suo coming out avviene per caso, quando la madre trova un diario in cui lui scriveva dell’amore per un ragazzo da sempre presentato alla famiglia come amico.
Con lui mi sentivo come sposato, ma allora non c’erano le unioni civili – dice di lui – Questo mi ha fatto molto soffrire, mi sono sentito negato. Andavamo ai matrimoni degli amici e fingevamo di sposarci.
Ai giovani lancia un messaggio:
Non abbiate paura di essere gay o lesbiche, perché non sono i gusti sessuali che costituiscono il vostro valore. Questa è la vostra vita privata, è importante investire su sé stessi e sentirsi realizzati.
Michela
Michela ha 31 anni, è una pasticcera e lavora come cuoca in un locale. Ha confidato di essere lesbica alla sorella di 33 anni, dicendole che stava con una ragazza e che avrebbe voluto portare anche lei in vacanza con la famiglia.
Lei accetta, mentre la madre inizialmente non prende bene il coming out di Michela, chiudendosi talvolta in camera a piangere. Al padre non l’ha ancora detto, ma dentro di sé crede che lui l’abbia comunque capito.
La difficoltà più grande è stato raccontarlo alla sua migliore amica: “Avevo paura del suo giudizio, di perderla, che potesse vedermi in modo diverso […] Alla fine ci rimase male solo perché era l’ultima a saperlo”.
A chi ancora non ha fatto coming out consiglia:
Non abbiate paura e non fatevi problemi. Chi ti ama ti accetta così come sei. Siate voi stessi!
Cosa ne pensi?