Il sesso al cinema ha fatto tanto male… a noi donne
Il sesso della vita quotidiana è tutta un’altra storia rispetto a come viene spettacolarizzato nel cinema e a farne le spese siamo soprattutto noi donne.
Il sesso della vita quotidiana è tutta un’altra storia rispetto a come viene spettacolarizzato nel cinema e a farne le spese siamo soprattutto noi donne.
Vi è mai capitato di vedere al cinema scene di sesso più o meno esplicite che vi abbiano lasciate perplesse?
Francamente a me è capitato in più di un’occasione e non vi nego che in altre mi sia sentita anche un poco inadeguata, specie nelle occasioni in cui accanto a me si trovava il mio partner che, con altrettanto stupore e una certa esitazione, mista a un’evidente eccitazione, ammiccava quasi a volermi suggerire il remake casalingo della perfezione assoluta di certi incastri rocamboleschi.
Con altrettanta schiettezza vi confesso che, mossa dalla curiosità, dalla voglia di provare e anche dal desiderio di compiacere il partner, ho ceduto all’impulso di emulare certe situazioni, non senza qualche difficoltà in alcuni casi e, soprattutto, senza avere il medesimo finale da fuochi d’artificio o da coro mistico messo in bella mostra sul grande schermo. In una parola: deludente.
E non poteva essere diversamente da come poi accade nella realtà delle nostre mura casalinghe che, se potessero parlare, rivelerebbero altro che orgasmi fantasmagorici, odori inebrianti, posizioni da Kamasutra e corpi sempre perfetti; piuttosto ci racconterebbero sì di momenti molto belli vissuti a due e da sole – sì, l’autoerotismo è sacrosanto, specie nei momenti di magra – dove perfino la realtà supera di gran lunga la finzione cinematografica, ma anche di clamorose débâcle di lui o di voglia simulata di lei, per passare attraverso attimi di puro -a volte sano- egoismo dove si finisce senza pensare all’altro e la voglia e la forza di continuare subito dopo.
Il sesso della vita quotidiana è tutta un’altra storia rispetto a come viene spettacolarizzato e, soprattutto, non ha la pretesa di chiamare in causa i massimi sistemi dell’amore e di ammantarlo di un sentimento che non c’è, per giustificare a noi stesse la sana voglia di una scopata. Sì, avete letto bene, ho scritto scopata perché se continuassi con questo politicamente corretto mancherei di rispetto a me stessa e a alla natura di questo articolo.
Quando Ilaria Dondi, la nostra Direttrice, mi ha prospettato la possibilità di scrivere un contenuto del genere, sono stata ben felice di accogliere la sua proposta e, soprattutto, di cogliere una sfida che inevitabilmente mette nudo la nostra (e anche la mia) meravigliosa intimità e ci dà l’opportunità di mostrare tutto l’inganno che cinema, tv, industria mediatica in generale, riserva al trattamento dell’atto più naturale del mondo.
Tanto da spettacolarizzarlo da un lato e rendere, dall’altro, la donna, il suo desiderio, il suo corpo, la lingerie che indossa, la resistenza fisica che dimostra, la compiacenza scontata in ogni situazione, il suo orgasmo lungo, ripetuto e garantito, sempre più oggettificati, irreali e irrispettosi; specie perché al cinema e nella nostra impostazione culturale a una donna non è concesso di aver voglia di scopare solo per il gusto di soddisfare la propria voglia e bisogno – sì, il sesso è un bisogno anche per le donne- senza passare per la Maddalena di turno e tutto quello che una donna concede al proprio amante deriva sempre e solo da un sentimento e, quindi, legittima anche le situazioni più hot.
Soprattutto la donna è sempre e solo soggiogata al desiderio del suo partner, come se non avesse un’anima propria. Un po’ a voler tradurre l’immagine comune e malamente radicata nella nostra società della donna “un po’ dolce, un po’ puttana” ma sempre santa perché appartiene solo ed esclusivamente a un uomo, ma mai a se stessa e ai propri desideri e istinti, anche i più bassi e laidi. Purtroppo tutto ciò rappresenta ancora un limite e un tabù ardui da scardinare e da vivere con naturalezza.
Siccome però non ci accontentiamo delle parole, vi regaliamo di sotto una piccola sequenza di immagini prese da film famosi che traduce i falsi miti del sesso cinematografico con l’obiettivo di restituire paritetica dignità alla nostra vagina e alle sue voglie:
È vero, Histoire d’O di Justin Jeckin è un film erotico ma di quelli che ha acceso tante fantasie mendaci sulla donna e della sua accettazione volontaria ai rituali sadomaso tanto da essere trasformata in un vero e proprio oggetto sessuale. Protagonista del film Corinne Cléry.
Più recente tutto il ciclo delle 50 Sfumature dove a emergere è sempre l’oggettificazione del corpo femminile con la finalità di compiacere il proprio amante in un gioco sempre più serrato tra Dominatore e Sottomessa. Proviamo a invertire i ruoli, a confonderli e a mischiarli? Non sarebbe più eccitante e appagante?
Fateci caso, lui ha sempre addominali iper- scolpiti, lei forme senza un grammo di grasso o di cellulite e in qualsiasi situazione indossa biancheria intima perfettamente sexy e coordinata. La realtà dei fatti nella maggior parte dei casi è davvero ben diversa.
Basta uno sguardo per far scattare l’impulso ed essere pronti all’uso e nelle posizioni o situazioni più impensabili come ad esempio quelle che si vedono nella maggior parte dei film. Qui abbiamo selezionato Mai Con Uno Sconosciuto, un vecchio film con Antonio Banderas e Rebecca De Mornay semplicemente perché la loro intensa, ripetuta, lunga, perfetta sessione di sesso notturno mi colpì particolarmente per la sua falsità… ma lo compresi dopo.
La chiosa parla da sé, per fortuna ci ha pensato Woody Allen a spiegarci a modo suo come la meccanica dell’uomo non sempre risponde alle aspettative desiderate in Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso.
Abbiamo anche esempi nostrani con la scena di una clamorosa cilecca in Acqua e Sapone di Carlo Verdone che spesso ironizza sulle scarse prestazioni maschili che non corrispondono all’ideale del maschio alfa a cui un certo tipo di cultura e di cinema ci ha abituato.
Non potevamo non citare la scena del burro di Ultimo Tango a Parigi e tutte le fantasie che vi hanno ruotato intorno dettate dal fatto che un rapporto anale è sinonimo di possesso assoluto oltre che di totale assoggettamento della donna verso un uomo. Ecco vogliamo dirvi la verità: nella realtà non è proprio così scontata tale concessione che spesso resta nella sfera dei desideri non soddisfatti dei maschietti e quando tale rapporto si consuma è perché è una scelta condivisa e piacevole per la donna.
Cosa ne pensi?