Come raccontare il sesso alle bambine, e aiutarle a prendere consapevolezza del proprio corpo e della propria sessualità? È la domanda da un milione di dollari cui tutti le madri del mondo vorrebbero trovare una risposta, perché l’argomento, diciamoci la verità, suscita sempre imbarazzi e disagio, benché si tratti di qualcosa di assolutamente fisiologico e connaturato con l’essenza stesse dell’essere donna o del prepararsi a diventarlo.

Ha provato a rispondere al quesito nascosto ancora dal tabù e da quell’aurea di scandalo un po’ retrò Gia Balestra, in arte Vulvah van Klitt, una film maker che si definisce “femminista/queer” italiana, che ha prodotto e diretto Clitorissima, il primo cortometraggio / documentario sulla Consapevolezza della Clitoride. Per il video documentario Vulvah, o Gia come preferite, ha vinto nel marzo 2016 il premio per l’Outstanding Creative Vision al CineKink Film Festival di New York, e con esso ha partecipato a importanti festival a livello internazionale sull’erotismo e la sessualità come il Barcelona Erotic & Bizarre Art Film Festival , il Firenze Queer Film Festival, il Cineffable Lesbian and Feminist Film Festival di Parigi.

Insomma, una vera e propria voce fuori dal coro nell’universo femminile intriso spesso di pudicizia e imbarazzo sul tema clitoride e dintorni, che non solo non si vergogna a parlarne, ma sottolinea quanto sia importante spiegare come stanno esattamente le cose anche alle più piccole. L’idea di Clitorissima, in effetti, prende spunto proprio da un’esperienza vissuta in prima persona, come lei stessa ci racconta nel corso dell’intervista che ci ha concesso.

Ecco l’episodio da cui è scaturita la necessità di parlare del clitoride sotto forma di cortometraggio

…avvenne nell’estate del 1996 a Bassano del Grappa,a casa di mia madre, dove sono cresciuta,avevo 36 anni. Il tutto accadde un giorno in cui, mia nipote Virginia, che all’epoca aveva compiuto tre anni, tramite naturale auto esplorazione genitale, ebbe consapevolezza clitoridea. La piccola, in preda all’euforia per la curiosa e piacevole scoperta, corse ad informare con il linguaggio del corpo, sua madre Luisa, mia sorella, ovviamente senza usare la parola clitoride, che non era ancora entrata nel suo vocabolario. Ma Luisa rimase profondamente turbata dal racconto della figlia e immediatamente ipotizzò che la bambina avesse subito un abuso sessuale. Inspiegabilmente, dopo solo mezz’ora dall’accaduto trasse la terribile conclusione che la responsabile fossi stata io.

Mi sembrò di essere improvvisamente finita in un orribile incubo, quelle tremende accuse, mi avevano improvvisamente e, senza appello, trasformata in un mostro, in una pedofila. Non potevo immaginare nulla di peggiore, ero diventata ai suoi occhi una predatrice sessuale di minori?
Mi immaginai catapultata in tribunale a dovermi difendere dalle accuse più infamanti che una persona possa mai ricevere.
Nella testa ritornava incessantemente la domanda rivoltami da mia sorella nel giardino, che mi chiedeva se fossi stata io a far vedere dove è posizionata la clitoride a Virginia. Quelle due parole: Virginia e clitoride, pronunciate nella stessa frase mi causavano dissonanza cognitiva e nausea.
Non avevo idea di come potermi difendere, di come potermi proteggere da quella diffamazione, non fui in grado di a trovare parole per dimostrare la mia totale estraneità.
Dallo spavento decisi di trasferirmi a Berlino in Germania e prendere distanza da quella realtà distorta, dalla mia famiglia e dall’Italia.

Proprio all’estero Gia scopre un diverso tipo di approccio al sesso, un modo differente di parlarne anche ai più piccoli, ma per i successivi 16 anni tenta soprattutto di ricucire la spaccatura con sua sorella, senza successo.

Lei non cambiò le sue erronee convinzioni per 16 anni. Per 16 anni, per mia sorella, io ero colei che aveva educato sessualmente sua figlia sulla posizione della sua clitoride.
Questo evento, il fatto di essere stata catapultata in questo mondo parallelo, della sessualità pre adolescenziale, mi ha portato a documentarmi il più possibile sulla materia.

Sono stata educata da mia madre, con la falsa narrativa che i minori non possono “provare orgasmo”, perché il loro corpo non è “maturo”. Falsa narrativa che non ho messo in discussione fino ai miei 40 anni. Falsa narrativa che la società patriarcale e cattolica ci tiene a tenere in vita. Niente di più falso e distorto.

Dopo aver ricevuto le false accuse della sorella, cominciai a cercare con avidità informazioni in internet su questi temi, a farmi domande sulla sfera sessuale, sull’auto esplorazione e sull’autoerotismo praticato dai pre adolescenti.
Spesso venivo colta da un senso di repulsione e di nausea. Avevo mille domande: chi sono veramente i pedofili? Pedofili si nasce? Come agiscono? Quali sono le informazioni che circolano nella nostra società sulla pedofilia?
A Berlino esiste una sezione del dipartimento psicologia all’ospedale Charitè, “Kein Taeter Werden”, dove chi crede di avere pulsioni pedofile può accedere a terapia. Ho visitato la loro sede. Ho avuto un paio di sedute con i terapisti, ho raccontato il fatto, le false accuse, la mia disperazione. Volevo capire come e perché mia sorella Luisa avesse potuto accusarmi di aver “toccato inappropriatamente sua figlia”, volevo capire quale fosse stato il processo mentale che l’aveva portata a trarre quelle conclusioni sbagliate e accusarmi di essere una predatrice sessuale di minori.
Quando, dopo 16 anni, mi resi conto di essere educata sulla materia, decisi di informare tutti i miei familiari delle false accuse di mia sorella.
Intervistai tutti i membri femminili della mia famiglia, mia madre inclusa, chiedendo: “A che età e in quale occasione hai avuto consapevolezza della clitoride?”, scoprendo un abisso di ignoranza sessuale nella quale le donne della mia stessa famiglia erano immerse.
Dopo 16 anni di studi indipendenti,trovai le parole giuste per descrivere gli eventi accaduti: Consapevolezza della Clitoride.

Da questo episodio è nata l’esigenza di parlare senza vergogna del sesso, e in particolare del clitoride.

Ho deciso di raccontare questa storia al mondo femminile e ho trovato una geniale artista di arte animata erotica, Sara Koppel, di Copenhagen, che ha interpretato la mia storia, producendo un corto animato dal titolo Piccola Vulvah e la Sua Consapevolezza Clitoridea, nel 2013, che ha vinto moltissimi premi. Sull’onda del successo di Piccola Vulvah, ho iniziato a Berlino la produzione di Clitorissima, nel 2015.

Se dovessi riassumerla in poche parole, qual è la missione di Clitorissima?

La missione di Clitorissima è normalizzare e facilitare la prima conversazione tra madre e figlia, sulla clitoride e sulla consapevolezza della clitoride, tramite arte di animazione e story telling di proprietarie di clitoride.

Impossibile non domandarti perché ancora oggi persista questo imbarazzo verso l’anatomia femminile e, in generale, verso il sesso?

Questo imbarazzo per la clitoride è frutto di valori distorti della cultura patriarcale e cattolica, dove il piacere erotico/ genitale/ clitorideo ancora ricorda il demonico, lo sporco, l’immorale.

Ho consultato l’Accademia Italiana della Crusca e ho informato il sito che mi sarei presa la libertà di usare la forma/ genere femminile per la clitoride. Licenza poetica. La Clitoride. Si sono fatti una risata!
Attraverso Clitorissima mi batto perché il piacere femminile venga considerato diritto umano.
Ancora molte donne in Italia vedono il mondo attraverso gli occhi giudicanti degli uomini.

Hai a che fare anche con i sex toys, vero?

Sì, sono agente distributrice per tutta Italia del leggendario Europe Magic Wand, la Cadillac dei vibratori clitoridei, prodotto in Danimarca.

La tua è una risposta all’ostracismo verso il sesso in cui sei cresciuta o un modo per far capire che non c’è nulla di imbarazzante nel sesso?

Clitorissima è la risposta logica alla cultura del patriarcato e la cultura dello stupro tipica delle culture patriarcali. Clitorissima è necessaria all’umanità.

Perché pensi che le donne facciano tanta fatica a parlare di sesso?

Le proprietarie di clitoride di tutto il mondo fanno fatica a parlare di clitoride perché non sono educate a parlare di clitoride. Per educare le proprietarie di clitoride alla propria clitoride è necessario informare la proprietaria della stessa di averne una almeno negli stessi anni in cui informi un proprietario di pene del nome “pene”.

A che età è appropriato informare il proprietario del pene della parola “pene”? 3 o 4 anni? A che età è appropriato informare la proprietaria di Clitoride della parola “clitoride”? 3 o 4 anni? Vedi il doppio standard? L’equivalente femminile del pene non è la vagina e non è la vulva, ma è la clitoride.

Sei stata parecchio tempo all’estero: pensi che ci sia un approccio diverso rispetto al sesso, anche raccontato ai minori fuori dall’Italia?

Per capire come si fa educazione sessuale ai minori basta  googolare: Scandinavia/ educazione sessuale prescolare. Anche il Belgio è molto progressivo socialmente. Non ho inventato niente di nuovo, ho solo usato il buon senso.

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Vediamo se sei preparata: dicci tutto quello che sai sul clitoride!

Ti posso raccontare alcuni fatti che ho scoperto per esperienza personale sulla clitoride durante i miei studi indipendenti.
Ho scoperto che che la parola “clitoride” non appare in nessun luogo durante le più importanti Fiere della Sesso Europee, come la Venus Erotic Messe di Berlino e Sex Erotic Fiera e MiSex, in Italia.
Ho scoperto che mia zia Maria, 89 anni, ha avuto consapevolezza clitoridea a 40 anni, dopo aver avuto 2 figlie.

Quando ho intervistato mia madre ho scoperto che lei ha avuto consapevolezza clitoridea in età prescolare, ma non l’ha raccontato alle sue 4 figlie. Una madre non riesce a trasferire la sua esperienza di consapevolezza clitoridea a 4 figlie! Questo è da veri trogloditi, questo deve cambiare.

Ho scoperto che alcune persone credono che informare le proprietarie di clitoride della clitoride in età prescolare ne farà una ninfomane o una dipendente dal sesso, mentre non è considerato a rischio chi possiede un pene.
Ho scoperto che la parola clitoride non viene mai pronunciata dalle madri o dalle insegnanti italiane, per ignoranza, vergogna.

Ultima domanda: sapevi che anche gli uomini hanno il clitoride?

Il prepuzio/ punta del pene è originalmente in forma embrionica una clitoride, ti riferisci a questo?In caso negativo, ti prego non terminiamo l’intervista prima che tu me lo abbia spiegato!

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