Una completa uguaglianza tra i sessi passa per annullare le differenze. E come si fa? Crescendo i figli in maniera neutra, prendendo in mano i mezzi di riproduzione, rigettando la famiglia nucleare – o “tradizionale” che dir si voglia. Sono le teorie alla base de La dialettica dei sessi, il volume più importante della femminista Shulamith Firestone. Si tratta di una figura interessante nell’ambito della cosiddetta Seconda Ondata Femminista: il suo pensiero è più che mai attuale, di fronte all’ondata di attacchi che la libertà della donna sta subendo su vari livelli.

Shulamith Firestone
Fonte: Lori Hiris

Ma cosa diceva sostanzialmente Shulamith Firestone? Scriveva che le donne sono dominate dagli uomini a causa delle strutture patriarcali nella società, in particolare quelle che riguardano la gravidanza, la maternità e la cura dei figli. Per questa ragione, le donne devono avere un ruolo attivo per quanto riguarda la contraccezione ma anche la fecondazione in vitro. Poi, una volta che il bambino nasce, lo si dovrebbe educare come fosse di genere neutro, cioè abituarlo a non essere limitato dal proprio sesso.

Quanti bambini hanno sofferto per non aver potuto giocare con un determinato giocattolo o svolgere una determinata attività solo perché le sovrastrutture sociali li consideravano appannaggio dell’altro sesso? Per non parlare di quello che accade immediatamente dopo lo sviluppo, la formazione dell’uomo adulto – o soprattutto della donna – che si ritrova una serie di attività precluse perché troppo virili o troppo femminili? E non si tratta di un retaggio che ormai abbiamo alle spalle, la questione è sempre sul piatto.

Avremo bisogno – sosteneva Firestone – di una rivoluzione sessuale molto più ampia, e inclusiva, di una rivoluzione socialista per sradicare davvero tutti i sistemi di classe.

Per capire meglio il pensiero di Shulamith Firestone, vale la pena leggere il necrologio steso dal Guardian in occasione della sua morte nel 2012, avvenuta a New York quando la femminista aveva 67 anni. Quando fu pubblicato La dialettica dei sessi, l’autrice aveva solo 25 anni e in esso adattò le teorie di Karl Marx e Sigmund Freud a un’analisi dell’oppressione delle donne. Secondo Firestone infatti, le donne occupano una “classe sessuale” inferiore rispetto agli uomini nella società e le disuguaglianze di genere hanno origine nell’imposizione sociale attraverso la biologia delle donne – e quindi la loro potenzialità riproduttiva. Solo sostenendo l’abolizione della famiglia tradizionale – o famiglia nucleare, come viene definita in antropologia – e l’abolizione dell’importanza culturale del genere, tutto può cambiare.

Ciò che è naturale non è necessariamente un valore umano – scriveva Firestone ne La dialettica dei sessi – L’umanità ha iniziato a trascendere la natura: non possiamo più giustificare il mantenimento di un sistema discriminatorio di classe sessuale sulla base delle sue origini in natura.

Shulamith Firestone nacque a Ottawa in una famiglia di ebrei ortodossi – il vero cognome era infatti Feuerstein e il padre ebbe un ruolo nella liberazione del campo di concentramento di Bergen Belsen (quello in cui trovò la morte Anna Frank). Da giovane, Firestone studiò belle arti a Chicago e in quel periodo, insieme a Jo Freeman, fondò il Westside Group, che avrebbe precorso la Chicago Women’s Liberation Union. Nel 1967, dopo il diploma, si trasferì a New York, co-fondando il New York Radical Women, primo gruppo di liberazione femminista della città e scrivendo i suoi primi saggi sul potere femminile. Si schierò tra l’altro contro i movimenti per il suffragio universale.

Contrariamente a ciò che la maggior parte degli storici vorrebbe farci credere – scrisse – i diritti delle donne non sono mai stati conquistati. Per quanto riguarda il sesso, direi che ogni cambiamento è stato un risultato di interessi maschili e non femminili. Qualsiasi beneficio per le donne è stato casuale.

Nel 1969, Shuamith Firestone fondò il gruppo femminista Redstockings. Nei primi anni ’70 si ritirò dalla politica e si trasferì nell’East Village dove continuò a occuparsi di pittura. Alla fine degli anni ’80, soffrì di schizofrenia e trascorse un periodo in ospedale – che poi raccontò nel libro Airless Spaces. Viene considerata a tutt’oggi un’intellettuale lungimirante: riuscì a comprendere prima di tutti che la fecondazione in vitro non sarebbe stata la fortuna delle donne dal punto di vista del rovesciamento dell’oppressione maschile, ma la loro rovina, soprattutto per via della selezione del sesso fetale.

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