Ci vuole coraggio anche a essere se stessi.
Soprattutto in un mondo dove il moralismo la fa da padrone, il sesso è ancora un tabù e dire di fare la sex worker equivale ad attirarsi tutti gli sguardi scandalizzati e giudicanti del pubblico. Un po’ come la Bocca di Rosa di De Andrè, per intenderci.
Invece, Eva Collè non ha solo il coraggio di essere apertamente se stessa, vale a dire una modella, scrittrice, attivista, ex tossicodipendente e prostituta, ma anche di parlare di sé e di ciò che fa in un film documentario.
Si chiama Searching Eva – qui il trailer – e, dietro la regia di Pia Hellenthal, Eva apre al pubblico il proprio diario intimo, raccontandosi. Raccontando della ventenne cresciuta con Internet e desiderosa di liberarsi dai cliché e dai dogmi sociali, sempre rimanendo in quell’aura di mistero che la rende, più che una persona, talvolta un personaggio, un essere mitologico, l’incarnazione di ciò che molte di noi vorrebbero, ma non hanno il coraggio di essere.
Libere, anche e soprattutto sessualmente, indipendenti, menefreghiste. Nel senso di indifferenti alle critiche altrui, agli sguardi dei benpensanti, ai mormorii di sdegno.
Presentato al Festival di Berlino 2019 e distribuito nelle sale italiane da Dreamcatchers Entertainment, nuova casa di produzione milanese, Searching Eva esplora la vita di una giovane donna che parla senza inibizioni, che si mette a nudo in ogni senso possibile, e che rivendica le più grandi battaglie femministe. Cosa che sembra un paradosso, forse, alla luce del lavoro che prevede di dare piacere sessuale agli uomini, ma che invece emerge anche da qui: dalla libertà di scegliere di dare quel piacere, e di non vergognarsene. Così come da quei peli volutamente lasciati crescere sotto le ascelle o sulle gambe.
Facendo due fellatio guadagno tanto quanto percepisco in due giorni di partecipazione alla Fashion Week
Ha dichiarato una volta, dopo aver rifiutato la proposta di Vêtement di sfilare per il suo brand alla settimana della moda parigina.
Sulla sua figura, dal punto di vista biografico, c’è un fitto alone di mistero; si parla di origini italiane, di sfratti ricevuti e di una vita vissuta davvero da borderline. Perché il mito, come detto, spesso si confonde con la realtà.
Ciò che è reale è la sua assoluta libertà mentale e fisica, il non voler essere imbrigliata in una categoria né, tantomeno, in condizionamenti sociali, e l’interesse appassionato e convinto verso molte cose. Non solo il sesso, nella sua vita, ma anche, ad esempio, un profondo impegno per le neurodiversità, per cui ha realizzato, nel 2018, Ultravioletto, testo scritto e interpretato da lei stessa.
In gallery abbiamo riportato la sua storia – in base alle informazioni che si hanno – e alcune sue dichiarazioni famose.
Sono una girlfriend experience
Io offro un servizio piuttosto basic, che sarebbe la girlfriend experience – ha spiegato Eva nell’intervista La prima volta, rilasciata a Vice– È un’ora con me in cui mi comporto come se fossi la tua ragazza, quindi da me loro ricercano vanilla sex, sesso orale, penetrazione, niente di particolare.
Ripensando alla sua prima volta nel mondo delle sex workers, Eva dice:
Io ho cominciato nel 2012 come cam girl. In quel momento viaggiavo per l’Europa assieme al mio partner di allora che faceva cam come me, quindi abbiamo iniziato a farlo in coppia. Dopo essermi trasferita a Berlino ho sentito parlare di questi sugar daddy che cercano persone con cui avere un rapporto più duraturo. È diverso dall’essere una classica escort, perché questi signori si illudono che tu sia la tua fidanzata.
Mi sono iscritta a un sito di sugar babies, facendo tutto da sola. La prima volta non sapevo quando avrei dovuto ricevere questi soldi […] Ho sbagliato tutto, mi sono sco***a questo e non ho ricevuto un soldo.
Nel sesso c'è razzismo, non bellezza
Io sono privilegiata perché sono bianca, perché sono skinny. Quando lavoravo in Australia le ragaze asiatiche con le mie stesse caratteristiche fisiche prendevano 100 dollari in meno di me, idem per le ragazze di colore. Non si parla di bellezza, si parla di razzismo.
Io non divido il lavoro dalla mia vita
Tante persone creano profili diversi, quelli che vanno a lavorare, perché hanno bisogno di questa divisione tra i lavoro e la vita. A me non è mai servita, dividere la vita dal lavoro a me non piace, mi fa alienare ancora di più, ho sempre cercato di includere tutto. Non dovrebbe esserci il sesso e il lavoro, dovrebbe essere la tua vita, senza categorizzare.
Non mi piace che il sesso sia distaccato dalla vita.
Perché un film su di me
La ragione per cui ho deciso di fare un film su di me è perché il giorno prima mi sto bucando in un bagno pubblico e il giorno dopo mi sto sbiancando i denti in una Jacuzzi.
Questa è la frase provocatoria che campeggia sulla locandina di Searching Eva, il film documentario su di lei.
Chi è
Classe 1992, così dicono le informazioni su di lei, nata in Italia, Eva da circa 6 anni si è trasferita a Berlino, dove ha cominciato a lavorare come sex worker.
Figura a metà fra il mito e la realtà
Prima di iniziare a fare la sex worker Eva ha lavorato come fotografa ed è riuscita a strappare qualche contratto come modella, il più prestigioso dei quali con il marchio Vêtement.
Il portale tedesco Stylebook affermava nel 2016 che Eva fosse stata sfrattata dal suo appartamento e che da allora vivesse presso amici, senza un soldo in tasca, spendendo tutto in tatuaggi, droga e whisky. Una figura a metà fra il mito e la realtà, insomma.
Ultravioletto
Eva ha preso parte al progetto Ultravioletto, per sensibilizzare sulle neurodiversità, con un video e un testo scritti e interpretati da lei: Dietro le barricate.
Al Festival di Berlino
La première di Searching Eva è stato alla Berlinale, il Festival del Cinema di Berlino.
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