Quali sono le rappresentazioni del pene nell’arte e perché sono tali? Non è un discorso semplice e non lo è per questioni che hanno a che fare con la sessualità, non completamente almeno. L’arte ci riflette e ci racconta, comunica qualcosa di noi ai posteri. Per questo è tanto importante: ci aiuta a ricostruire la vita di chi è vissuto prima di noi, ma a volte è vero anche il processo contrario, e cioè che grazie alla storia riusciamo a comprendere un po’ meglio l’arte.
Con le rappresentazioni del pene nei secoli è andata proprio così: il membro maschile mostra ancora oggi dal punto di vista di forme, dimensioni e colori cosa le persone pensassero della sessualità e della virilità in un determinato secolo. Particolarmente interessante è per esempio la spiegazione che MelMagazine dà in relazione all’Arazzo di Bayeux, che ritrae le imprese di William il Conquistatore, duca di Normandia che nel 1066 prese l’Inghilterra. Sfogliamo insieme alcune di queste rappresentazioni del pene per comprendere meglio il fenomeno.
L’Arazzo di Bayeux
Si tratta di un’opera straordinaria che narra un fatto storico. La cosa insolita è che, tra i dettagli, sono presenti ben 93 peni nell’intera raffigurazione – ma 88 sono equini. È interessante perché questi peni – tra l’altro notevolmente grandi rispetto al “possessore”, tanto più che gli artisti medievali non conoscevano la prospettiva – mostrano una società permeata dalla sessualità, in fondo è proprio in quel periodo che spopolano le liriche di Guglielmo IX d’Aquitania e i lais di Marie de France – e dalla virilità. E cosa c’è di più virile di una guerra di conquista come quella ritratta nell’arazzo in questione?
I bronzi di Riace
Nell’Antica Grecia (ma anche nelle colonie della Magna Grecia), la raffigurazione del pene segue un concetto filosofico: il membro maschile viene ritratto in maniera un po’ più piccola di quella che potrebbe essere stata la norma: gli antichi greci sostenevano infatti che la mente avesse un’importanza superiore alla sessualità e un pene enorme avrebbe contribuito a ridurre l’essere umano a puro istinto.
L’epoca Edo in Giappone
È particolarmente interessante il modo in cui alcune volte gli artisti nipponici hanno ritratto il membro maschile – grande e arzigogolato. Il Giappone è da sempre la culla dell’erotismo e un pene del genere è più che un dettaglio estetico.
Toshio Saeki
Un po’ diverso è il discorso per altri autori giapponesi della contemporaneità, che si sono ispirati ad artisti Edo molto celebri, come Hokusai. Nell’arte di Toshio Saeki, per esempio, i peni sono rarissimi e vengono dipinti nell’atto della penetrazione o durante un’evirazione. Accade perché la sessualità dell’uomo viene spesso dipinta da questo autore come cattiva e immorale: è la donna il centro della sessualità e viene violata in mille modi da uomini che hanno smarrito il contatto – anche visivo – con il proprio membro.
Kamasutra
Le illustrazioni del pene contenute nelle edizioni antiche del Kamaustra enfatizzano la compatibilità – a letto – tra uomo e donna.
Le miniature medievali
Non è raro trovare dei peni nelle miniature dei manoscritti medievali, anche a tema religioso – come questo albero di membri maschili che vengono colti. Sì, è diventato un luogo comune bollare il Medio Evo come un periodo di oscurantismo sessuale, ma non è davvero così: ricordate sempre che è da quell’epoca che vengono I Racconti di Canterbury e il Decameron.
L’Art Nouveau
Una divertente rappresentazione del pene più moderna. Si tratta di una finestra in ferro battuto presente su un’antica abitazione del centro di Lecce. Anticamente aveva una funzione decisamente diversa da quella artistico-estetica: era un segnale che permetteva l’individuazione di una casa di tolleranza.
L’arte primitiva
Un cliché dell’arte primitiva è molto noto: anche attualmente, in quelle zone del mondo dove il progresso non ha mai attecchito, esistono le cosiddette statue della fertilità, che ritraggono uomini dal pene enorme. Simboleggiano la responsabilità riproduttiva del maschio.
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