Maria Bonaparte, principessa ossessionata dalla clitoride delle donne basse
La storia di Maria Bonaparte, che studiò la distanza tra vagina e clitoride e il suo rapporto con l'orgasmo, ma poi sconfessò tutto (per amore della psicanalisi).
La storia di Maria Bonaparte, che studiò la distanza tra vagina e clitoride e il suo rapporto con l'orgasmo, ma poi sconfessò tutto (per amore della psicanalisi).
Certe volte la storia ci tramanda le vicende insolite che hanno coinvolto alcuni personaggi. Tanto insolite da indurci a pensare che non possano essere reali. Tali sono per esempio quelle che caratterizzano la biografia di Maria Bonaparte, discendente del fratello di Napoleone I, Luciano Bonaparte, vissuta tra il 1882 e il 1962, scrittrice e psicanalista. Tra i suoi vari scritti, ne troviamo uno molto particolare che poi avrebbe un giorno sconfessato: si tratta di un saggio che mette in correlazione l’orgasmo femminile con la distanza tra la vagina e la clitoride. Certo, a noi moderni apparirà come qualcosa di estremamente bizzarro, ma in fondo c’è anche una spiegazione razionale a tutta questa teoria. Benché appunto non abbia comunque una validità scientifica.
In pratica, Maria Bonaparte scrisse quest’opera e la pubblicò sotto lo pseudonimo di A. E. Narjani sulla rivista Bruxelles-Médical nel 1924 – eh sì, era impensabile soprattutto per l’epoca che un’esponente della nobiltà potesse dedicarsi a certe tematiche (anche se i primi vibratori sono proprio di epoca vittoriana). In questo studio, la nobildonna scrisse che a una maggiore vicinanza tra vagina e clitoride corrisponde una maggiore possibilità di raggiungere l’orgasmo. E che le donne che hanno vagina e clitoride meno distanti sono le donne basse. Vi sembra strano? No, non lo è e ora ve ne spieghiamo la ragione.
In pratica, lo studio di Maria Bonaparte è basato sull’osservazione. Ha diviso le donne in tre gruppi, quelle che presentavano una distanza tra queste due parti anatomiche di 2,5 centimetri, quelle che presentavano una distanza inferiore a 2,5 centimetri e quelle che presentavano una distanza superiore a 2,5 centimetri; queste ultime, il 21% del totale, risultavano incapaci di raggiungere l’orgasmo durante l’amplesso. Per il 69% della seconda categoria, invece, l’orgasmo era loro garantito, mentre il restante 10% stava sulla “soglia di frigidità”, ovvero per loro l’orgasmo non era precluso come per le téléclitoridiennes ma nemmeno garantito come per le paraclitoridiennes: il piacere dipendeva da vari fattori, quali l’umore e le abilità del partner. Studi più recenti hanno confermato la suddivisione in gruppi in base alla distanza clitoride-vagina, ma ridimensionando la percentuale di donne in grado di raggiungere l’orgasmo durante il rapporto, al 20-30%.
Maria, inoltre, considerò solo gli orgasmi raggiunti tramite sfregamento, non manualmente o tramite sex toys, perché, come sappiamo, all’epoca le donne non erano sessualmente libere come lo sono oggi, benché durante la Belle Epoque qualcosa stesse cambiando, né le informazioni erano alla portata di tutti.
A un certo punto, Maria Bonaparte decise però di rigettare il proprio saggio. Determinanti furono i suoi studi freudiani, per cui abbracciò il postulato che l’orgasmo clitorideo sia una sorta di orgasmo “immaturo”, infantile per così dire. Ma non si fermò qui: la nobildonna scoprì anche che le donne cui veniva asportata la clitoride riuscivano a raggiungere in ogni caso un orgasmo clitorideo. Così stabilì qualcosa che ha interessato per molto la sessualità, e cioè che ci sono donne che provano orgasmi clitoridei e altre che provano orgasmi vaginali. E che il tutto non può essere ridotto a una questione fisica – come l’altezza appunto o la distanza tra clitoride e vagina – ma è una tendenza praticamente innata.
Ma chi era Maria Bonaparte? Era considerata un’innovatrice della psicanalisi in Francia, proprio per via del suo incontro con Sigmund Freud. E nel 1926 fondò la Société psychanalytique de Paris. Fu l’ultima dei Bonaparte, sua madre morì quando lei era molto piccola e lei, a un certo punto della sua vita, sviluppò anche dei pensieri complottisti che la indussero a pensare che la donna fosse stata uccisa perché un’ereditiera. Nel 1907 sposò Giorgio di Grecia, divenendo così principessa di Grecia e Danimarca. Ebbe due figli: Pietro ed Eugenia, ma la sua vita sessuale coniugale fu costellata di amanti a causa di una latente omosessualità del marito, per cui i rapporti erano limitati alla sola procreazione di eredi. La sua storia è stata portata sul piccolo schermo nel 2004 per un film tv da Catherine Deneuve.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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