La cronaca racconta spesso di turismo sessuale, piaga che interessa soprattutto determinate aree del mondo e dove, nella maggior parte dei casi, a prostituirsi sono ragazze appena adolescenti, talvolta addirittura bambine, lasciate – di frequente dalla famiglia – alla mercé dei turisti che, in cambio di qualche soldo, approfittano delle vacanze per concedersi una trasgressione fuori dall’ordinario; ma sbagliamo se pensiamo che i soggetti del turismo sessuale siano sempre e solo uomo-cliente e donna (o ragazza)-prostituta.
Perché talvolta le parti si invertono, e sono le donne, spesso mature, a cercare il piacere nella compagnia dei giovani nativi dei luoghi in cui si recano in vacanza, a volte proprio specificamente per tale scopo.

Un film di Laurent Cantet del 2005, Verso il sud, interpretato da tre eccezionali attrici (Charlotte Rampling, Karen Young e Louise Portal) descrive perfettamente la situazione in cui a essere “turiste sessuali” sono appunto le donne.

Eppure, la percezione del fenomeno, che pure ha la stessa drammaticità di quello al maschile, sembra essere piuttosto diversa, vissuta come un innocente divertimento finalizzato spesso, anzi, alla storia d’amore.
Sono, del resto, le donne stesse ad averne una prospettiva differente, che attiene maggiormente alle storie romantiche, e il fatto di pagare le prestazioni sessuali dei giovani con cui hanno rapporti – non sempre in denaro, ma anche in regali, ad esempio – non dà comunque loro l’idea di sfruttare la prostituzione.

Lo sostiene anche la sociologa dell’Università di Leicester Jacqueline Sanchez Taylor, nel libro Dollars are a Girls’ Best Friend? Female Tourist’ Sexual Behaviour in the Caribbean, in cui ha intervistato 240 turiste sulle spiagge di Negril, in Giamaica, e a Boca Chica e Sosua in Repubblica Dominicana.
Dal libro emerge che ben un terzo di loro aveva avuto rapporti sessuali con uomini del posto durante la vacanza, e che il 60% aveva ammesso che la relazione fosse basata anche su elementi di “natura economica”, ma che, nonostante ciò, non pensassero a se stesse come a turiste sessuali. Solo il 3% delle 240 intervistate, infatti, ammetteva che le relazioni erano state “esclusivamente fisiche”, mentre il 50% parlava di “storie romantiche”.

Nonostante ciò, e a dispetto della diversità nel modo di percepire il problema, il fenomeno esiste, e non ha, in effetti, tratti diversi da quelli del turismo sessuale che coinvolge gli uomini.

Le caratteristiche di un fenomeno ancora sommerso

Fonte: web

Sono stati condotti diversi studi sul turismo sessuale al femminile, fra cui quello della professoressa di antropologia Susan Frohlick, della University of British Columbia, che ha analizzato come questo si sviluppa in Costa Rica, mentre altri ricercatori dell’Università di Santo Domingo hanno intervistato alcuni dei ragazzi coinvolti nella Repubblica Dominicana; i quali hanno spiegato come funzioni il meccanismo, ovvero l’avvicinamento alle donne mature (over 40) o in sovrappeso.

Solitamente si scelgono le turiste meno abbronzate, quelle che, si suppone, siano appena arrivate, con cui si intrattengono conversazioni, ci si offre come guide turistiche, istruttori di ballo, o come ciceroni alla scoperta delle attività tipiche del posto. Le donne più “facili”, sostengono gli intervistati, sono le canadesi francesi, seguite dalle canadesi inglesi, mentre le italiane sono al terzo posto.

Come detto, però, del fenomeno in generale si sa ancora poco, anche perché, come ha spiegato a TPI Yasmin Abo Loha, segretario generale dell’associazione Ecpat Italia Onlus, “Il fenomeno è stato attenzionato da poco, anche per via di una serie di pregiudizi e di limiti nella ricerca sui costumi sessuali delle donne”.
I paesi più gettonati per le donne, secondo i dati fornit da Ecpat, sono quelli del Sudamerica, insieme alla Giamaica e a Capo Verde. Ma negli ultimi anni c’è stato uno spostamento interessante anche verso l’Africa, soprattutto nei paesi, come il Kenya, in cui c’è già un forte afflusso turistico.

Non figurano invece nell’elenco i paesi del Sud est asiatico, solitamente meta per gli uomini alla ricerca di giovanissime. Il motivo è da ricercare nella prestanza fisica dei giovani, come spiega Abo Loha.

Nel Sud est asiatico i ragazzi non hanno di certo le caratteristiche fisiche che cerca una donna di una certa età che vuole un’avventura. Sicuramente un sedicenne cambogiano ha caratteristiche fisiche diverse, sembra più un bambino, rispetto a un adolescente brasiliano.

La onlus ha condotto, nel gennaio 2018, la campagna Stop sexual turism, per contrastare la prostituzione minorile. Perché, va da sé, se i ragazzi che circuiscono le turiste sono minorenni, si tratta di pedofilia.
Anche in questo, tuttavia, esiste una sorta di pregiudizio al contrario perché, afferma Abo Loha, “si pensa sempre che la donna, quando si parla di sessualità, eventualmente sia una vittima”.

La diversa percezione del turismo sessuale

Se c’è un uomo adulto con una bambina o un’adolescente scatta immediatamente l’allarme. Invece se c’è una donna adulta con un ragazzo che potrebbe sembrare maggiorenne, è difficile che qualcuno li fermi, chieda loro i documenti e controlli.

La sintesi di Abo Loha riassume perfettamente la situazione del turismo sessuale al femminile, percepito come meno problematico e socialmente pericoloso rispetto alla sua versione maschile, nonostante non vi siano differenze sostanziali.
La differenza semmai, prosegue Abo Loha, sta nell’approccio:

L’uomo è difficile che si innamori nel corso della vacanza, e tende a cambiare partner ogni sera durante la sua permanenza, mentre la donna trova il suo toy boy per tutta la vacanza, ha un approccio più romantico e sentimentale, come se avesse trovato un amore occasionale. Si fanno delle promesse, si parla anche della possibilità di farlo venire in Italia, ma questo è un po’ più raro.

C’è quindi una sfumatura più romantica e sentimentale che, tuttavia, non deve far dimenticare il fatto che si tratti pur sempre di sfruttamento della prostituzione. Anche se, nel caso di ragazzi maggiorenni, occorrerebbe davvero conoscere le finalità della relazione per poter esprimere un giudizio, ma in questo senso nessuno ha mai approfondito così tanto la questione.

Una lettura diversa del fenomeno

Una scena del film Verso il sud (2005)

TPI ha contattato Donatella, che vive a Malindi dalla fine del 2000 e ha sposato un uomo masai. Lei ha fornito una versione molto diversa del fenomeno.

Spesso sono storie che iniziano per esclusivo interesse da parte dei ragazzi (e ragazze) locali – spiega – Ci sono molte storie che non iniziano per il sesso, ma perché il bianco o la bianca riescono veramente a innamorarsi. E anche il locale che riesce a far credere di aver trovato l’amore della sua vita.

Secondo questa prospettiva, sarebbe dunque il ragazzo (o la ragazza) ad approfittare della straniera, spesso con la complicità di mogli o partner consapevoli della storia nata e pronti a sfruttare la situazione.

La cosa più triste è che spesso ho visto donne e uomini innamorarsi di un locale e arrivare a intestare auto o addirittura case al nuovo amore africano. Risultato? Casa o auto persa dopo poco.

La situazione legislativa italiana rispetto al turismo sessuale

In Italia da vent’anni esiste una legge che punisce il turismo sessuale con minorenni, presa a modello anche dall’Unione europea e dall’Organizzazione mondiale del turismo.

Il reato, infatti, nel nostro paese è punibile anche se commesso all’estero, perché, benché la pedofilia sia una piaga endemica in molti stati, nel nostro è vietata in ogni sua forma.

Eppure, nonostante la forte legislazione in merito Yasmin Abo Loha sostiene che siano numerosi i passi ancora da compiere.

L’Italia è forte nell’azione di cooperazione investigativa, meno a livello di cooperazione giudiziaria, quindi sicuramente va intensificato questo aspetto. Bisogna trovare una formula per far sì che queste persone vengano poi effettivamente condannate. Spesso in Italia non sappiamo chi viene arrestato all’estero per questi reati.

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