È molto facile, quando si parla di infedeltà, addossare ogni responsabilità all’amante, parlare di “rovina-famiglie”, usare espressioni come “quella/o che si è portata/o via” il marito o la moglie. Come se questi ultimi fossero esseri non senzienti, privi di capacità di scelta e di raziocinio, quasi “rapiti” dal terzo incomodo della coppia, irrimediabilmente attratti e perciò del tutto incapaci di intendere e di volere.

Certo, solo chi ha subito un tradimento può capire cosa si provi, quanto grande sia il dolore, la sofferenza causata dall’abbandono e, molte volte, ancor più dall’idea stessa di aver ricevuto bugie e falsità, cosa che spesso porta, in un secondo momento, a quel senso di livore, di rancore e all’insano desiderio di vendetta verso l’ex partner e l’amante; ma è altrettanto vero che, proprio in virtù dei forti sentimenti che si vivono dopo un’infedeltà venuta allo scoperto, è frequente, da parte dei “traditi”, colpevolizzare solo uno dei due protagonisti del tradimento, nella quasi totalità dei casi l’amante, lasciando il partner quasi immune da sbagli, come se appunto non fosse che la “vittima” di un’azione di circuizione e non parte attiva dell’intera vicenda.

Soprattutto, in circostanze del genere quasi nessuno è interessato a conoscere il punto di vista dell’amante, che il più delle volte viene relegata (parlando di donne) al ruolo di “poco di buono”, principale artefice della rottura dell’armonia familiare, maga Circe in grado di ammaliare e “portare via” il compagno/marito di turno.

Sarebbe invece interessante conoscere anche la prospettiva delle “seconde donne” che compongono i triangoli amorosi, e fermarsi un secondo a riflettere su quanto le responsabilità, quando si parla di adulti formati e vaccinati, sarebbero forse da dividere equamente e non da attribuire in maniera univoca.

Fermo restando il libero pensiero di ciascuno a proposito del tradimento, di monogamia relazionale e di fedeltà, abbiamo quindi trovato interessante, proprio per i motivi appena elencati, questo articolo di Medium, dove un’amante, ora moglie dell’uomo “strappato” alla precedente compagna, chiede scusa a quest’ultima per 13 ragioni.

Se c’è una decisione nella mia vita che potrei annullare, sarebbe questo. Per quello che ti ha fatto, per quello che mi ha fatto, e perché era semplicemente sbagliato.

Esordisce l’ex amante, che tuttavia è chiara su un punto:

Non mi assumo la piena responsabilità per il crollo del tuo matrimonio. Il mito del padrone di casa è solo questo: un mito. Nessuno può distruggere la casa di qualcuno contro la sua volontà. Voi due avete distrutto la vostra casa da soli, prima che io entrassi sulla scena.

Ciò che dispiace all’amante, racconta, è soprattutto l’aver creduto alle cose che il partner raccontava della compagna. A riprova del fatto che gli uomini, e in generale i partner che tradiscono, non siano creature innocenti trascinate nel gorgo dell’infedeltà, ma esseri perfettamente razionali.

Mi ha detto che eri stupida. Lo disse senza malizia o animosità – lo presentò semplicemente come un fatto; non eri così intelligente e quindi era annoiato da te.
Ora sono io la stupida; me lo dice regolarmente. Ma so che non sono stupida, e ora so che non lo sei nemmeno tu. Mi dispiace di non averlo sfidato quando ha detto che lo eri.

Mi ha detto che eri troppo pigra per lavorare, troppo prima donna. Ammetto che questo mi ha spinto a guardarti dall’alto in basso, visto che anch’io sono una lavoratrice, dal momento che sono sempre stata autosufficiente. Ma mi ritrovo a spacciarmi per malata sempre più spesso in questi giorni, a chiedere al mio capo se posso lavorare da casa. Non perché voglia passare del tempo con lui, ma perché ho paura di lasciarlo responsabile dei nostri due figli durante il giorno (lavora da casa, e sai cosa può scattare in lui quando è arrabbiato, quando qualcuno lo irrita o discute con lui quasi su qualsiasi cosa).

Questa cosa ha fatto riflettere l’amante sul fatto che, forse, anche la compagna avrebbe voluto lavorare; sul fatto che lui le avesse dato un ritratto diverso di lei.

Mi ha detto che eri egoista, che non l’hai “preso”, che non ti importava che avesse bisogno di te.

La donna che scrive prosegue dicendo di ritenere la ex compagna “troppo buona per lui”, senza intenzione di scherno o derisione, ma pensandolo davvero. È bizzarro come le idee sulle persone cambino, quando si mostrano davvero per ciò che sono.

Infine, l’amante ammette di essere dispiaciuta anche per se stessa,

[…] per quello che gli ho lasciato fare nella mia vita. So di non avere il diritto di esserlo, ma lo sono. Non so come farò a sopportarlo, e per certi versi so di meritare tutto questo. Di recente mi ha detto che hai trovato qualcuno di nuovo, che ti stai per sposare. Lo sbeffeggiava, naturalmente, mormorando qualcosa sul ‘povero ragazzo’. Mi sono voltata prima di sorridere, per te. Ironia della sorte, ora sei tu, quella per cui mi sono sentita in colpa, sei tu a essere diventata la mia eroina e la mia speranza.

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