Quando parliamo di sesso, esistono dei fenomeni che possono apparire idiosincrasie, ma che nella realtà sono veri e propri disturbi mentali. Uno di questi è il disturbo di avversione sessuale.

Per chi si sta preoccupando lo specifichiamo: il disturbo mentale è una condizione che non deve spaventarci, ed è importante che esso sia libero dallo stigma sociale che da sempre lo accompagna. Un disturbo mentale è spesso ragione di grande sofferenza per chi lo subisce e per le persone che amano chi ne è colpito, e nel caso dell’avversione sessuale sono disponibili diversi trattamenti che possono aiutare.

Avversione sessuale: cosa significa

Avversione sessuale
Fonte: Pixabay

Il disturbo di avversione sessuale è codificato nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, che lo definisce come un’avversione estrema, ricorrente o persistente al contatto con un partner o con genitali altrui, con conseguente ansia e difficoltà a relazionarsi con gli altri, a volte anche depressione.

Come spiega VeryWellMind, il disturbo viene diagnosticato entro i primi 20 anni di vita, ovvero quando le persone diventano sessualmente attive. Il solo sintomo è quello che dà il nome al disturbo, ossia l’avversione sessuale: si evita qualunque contatto, si prova ansia, paura, disgusto anche solo all’idea di avere un rapporto sessuale, o per i fluidi corporei di un’altra persona.

Le cause del disturbo da avversione sessuale

È probabile che il disturbo sia legato a uno stato d’ansia generale, ma può essere comunque ricorrente in chi sorge di attacchi di panico, oltre a chi ha subito trami sessuali come stupri e molestie, o un disturbo da stress post-traumatico.

Non si conoscono a fondo le cause dell’avversione sessuale, ma si sospetta che ci sia una componente genetica, come accade per gli attacchi di panico. Sicuramente c’è un calo di ormoni sessuali come estrogeni e androgeni surrenali, ma il fenomeno accade anche quando si è molto stressati, quindi questo calo potrebbe essere una conseguenza e non una causa dell’avversione sessuale.

Tipologie di avversione sessuale

Avversione sessuale
Fonte: Pixabay

Le tipologie di questo disturbo sono relative al suo inizio o alla sua temporaneità e quindi distinguiamo in:

  • disturbo cronico, che si manifesta in relazione a tutti i partner sessuali;
  • disturbo acquisito, che è relativo a una sola situazione con una sola persona, ma è anche temporaneo.

Per capire meglio, è importante andare alla radice. Il disturbo fu scoperto nel 1987, e la sessuologa Helen Singer Kaplan ha osservato 373 pazienti che riscontravano sintomi tipici dell’avversione sessuale, scoprendo che molti di loro avevano una vera e propria fobia dei rapporti oppure soffrivano di attacchi di panico, ma che in realtà non si potesse parlare di vera fobia o panico, quanto di rifiuto o di disgusto.

Disturbo da avversione sessuale: trattamento

Spesso il disturbo da avversione sessuale viene trattato in maniera simile al trattamento riservato per i disturbi d’ansia data la somiglianza evidente tra le due condizioni.

È fondamentale rivolgersi a uno psicoterapeuta specializzato in disturbi sessuali, che potrebbe sottoporvi alle terapie più diffuse che sono:

  • desinsibilizzazione sistematica, che consiste nel creare un elenco di attività erotiche che provocano livelli crescenti di ansia, cercando di trovare quali stimoli siano percepiti come negativi e lavorando su esercizi di rilassamento;
  • trattamento integrativo, in cui il terapista sessuale lavora in team con altri medici, psicologi e fisioterapisti per comprendere e affrontare il disturbo a 360 gradi;
  • cure mediche, in cui viene consigliata l’assunzione di farmaci con prescrizione, solitamente gli stessi che si usano contro gli attacchi di panico;
  • psicoterapia, in cui si esaminano attraverso delle sedute le ragioni psicologiche alla base del rifiuto sessuale.

Certo, sappiamo bene che chiedere aiuto, quando si tratta di certe tematiche, è molto difficile perché può risultare imbarazzante, ma in effetti questo disturbo può influire negativamente su diversi ambiti sociali della propria vita, per cui bisogna ricordare che i medici cui vi rivolgerete sono lì per aiutarvi, non vi giudicheranno e per loro non sarete un pettegolezzo pruriginoso (tanto più che sono tenuti al segreto professionale).

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