Non si è colpevoli di ciò che la natura ci affibbia fin dalla più tenera età. Non si è colpevoli di niente, se a sette, otto o nove anni, si ha l’assoluta necessità di rovistare nel cassetto di mamma, e non si è colpevoli se tale azione ci accompagnerà per il resto della vita

Questa è la frase con cui Charlotte Verniani ha scelto di presentare il suo libro, Siamo innocenti, edito da Epika Edizioni e pubblicato nel maggio 2019, lanciato anche da un video su YouTube.

La storia è quella di tante, troppe persone costrette a vivere nell’ombra da una società che le giudica, che non ne comprende le scelte ma al tempo stesso vorrebbe permettersi di sindacare sulle loro vite, decretando che sono “sbagliate”, o “contronatura”; è la storia delle cross dresser, quelle che, in una maniera orrendamente banale e semplicistica, vengono spesso definite “travestiti”.

C’è un mondo, un microcosmo intero che racchiude le vite di queste persone, e Charlotte ha deciso di parlarne, di uscire allo scoperto, di esporsi in prima persona affinché stigma sociale e stereotipi crollino, e si prenda consapevolezza di ciò che davvero essere una crossdresser significhi.

Lei, bolognese, è l’unica cross dresser a servire cross dresser in tutta Italia, dato che per loro ha creato L’Extase, Evolution of sex shop, un negozio ben lontano dai classici sexy shop anonimi e vagamente squallidi che abbiamo in mente. L’Extase è un luogo dove le crossdresser si possono sentire comprese, al sicuro, lontano dagli sguardi indiscreti e indagatori della gente che in loro vede solo il ritratto di una perversione.

Per le T-girl e le cross dresser Charlotte organizza anche dei veri e propri corsi, non per imparare il burlesque, sia chiaro, ma di autostima, di portamento, di gestualità, capaci di conferire loro la dignità per uscire in città senza sentirsi costantemente inadeguate, sotto osservazione, filtrate attraverso gli occhi di una realtà che comprende solo il bianco e il nero e tralascia le mille sfumature delle personalità umane.

Lei stessa, del resto, ha una vita che, possiamo dire, corre su due binari paralleli, eppure vicini, a volte quasi tangenti, perché lei, dopo anni di fatica nel comprendersi, nell’accettarsi, passati a reprimere la propria essenza, ha raggiunto finalmente l’equilibrio grazie al quale oggi può essere davvero felice di se stessa.

Abbiamo deciso di raggiungerla per un’intervista perché la sua testimonianza è di importanza fondamentale per comprendere davvero il mondo del crossdressing. Ma la prima cosa che le chiediamo è una curiosità che abbiamo scoperto leggendo un articolo di Dagospia che la riguarda, dove abbiamo letto “Sono uomo, eterosessuale, sposato“.

Dici che facevi il saldatore, poi all’improvviso questo cambio vita… Iniziato quando? Cosa è stato a farti comprendere questa tua necessità?

“La domanda è molto difficile – esordisce Charlotte – perché si perde moltissimo dentro la sensazione personale, io sono sempre stata travestita, ho sempre avuto la netta percezione della donna come qualcosa di più bello, elegante e superiore… Quello che è scattato in me è composto da due fasi, una prima, sui 40 anni, dove la maturità mi ha fatto capire che ciò che stavo facendo col mio travestimento e il mio sentirmi femminile non era niente di male, anzi, faceva parte della mia natura. Poi, sui 47 anni, ho vissuto di persona un fortissimo choc
che mi ha cambiata per sempre e mi ha permesso di farmi vivere per davvero la mia vita, uscendone fortissima ed emancipata come poche in tutta Italia.

Ricordo bene una mia amica, che ha avuto un percorso uguale al mio che mi disse che tutto cambiò in lei con la morte della madre, anche lei ha moglie e figli ed ora è transessuale.
Più che comprendere la necessità sono veri e propri meccanismi a tempo che ti obbligano alla tua vera vita”.

Charlotte, infatti, definisce la sua esperienza come l’essersi sentita una vera e propria “bomba a orologeria”: passi una vita intera a vivere un’esistenza tranquilla, fino a che arriva il momento dello “scoppio”, della rivelazione. Che, però, può essere difficile da comprendere per gli altri.

Ci viene in mente la moglie di Charlotte, di come lei conviva con il fatto di essere sposata a una cross dresser.

Non ho mai preso in giro nessuno, tantomeno chi mi ama, quando la pressione in me era incontrollabile, ho dovuto dirglielo, animata e forte della realtà che non ne avevo colpa, che ero tutta naturale.

Lei ha reagito bene, perché è sempre stata una donna dotata di un’ottima intelligenza, ricordo che si mise una mano in fronte, si lasciò cadere sul letto e disse, ‘pure questa, mi doveva capitare!’.

Poi la reazione fu positiva, ma ripeto, è sempre un caso, per questo ho voluto e lotto perché ci sia anche per le crossdresser un ufficio che le possa aiutare parlando per loro a livello medico, sarebbe opportuno per il bene di tutti, l’imperativo resta uno: la naturalezza della cosa“.

Sai che molte persone adesso diranno ‘Significa che tua moglie è lesbica. Le piacciono le donne. Cosa rispondi?

Rispondere ad affermazioni così cretine è difficile per chiunque sia dotato di un po’ di intelligenza. Sono parole dettate dall’odio e dalla voglia di disprezzare, credo in questo caso che l’assoluta non considerazione sia la risposta più efficace“.

E di tuo figlio che puoi raccontarci? Dici che tuo figlio è troppo piccolo per sapere che sei una cross dresser. Quando pensi che sarà abbastanza maturo per capire?

Per rispondere a questa domanda Charlotte ci precisa di essersi rivolta fin da principio a uno specialista, il dottor Stelio Stella, sia per se stessa che per il bambino.

C’è effettivamente un’età dove un bambino è troppo piccolo per capire – ci dice – la sua mente, per quanto si tratti di un bambino molto intelligente, non è biologicamente pronta a prescindere, quindi l’attesa è logica e doverosa, si evita una violenza. La maturità è soggettiva da individuo a individuo, come in tutte le cose, c’è chi potrebbe guidare l’automobile a 15 anni e chi non ha intelligenza a 25, ma un’età va data, e la si collega al più tardi della fase adolescenziale”.

Ritengo che mio figlio possa essere un ragazzo in grado di capire questa mia natura, glielo dirò a tempo debito (sempre non venga scoperta) con la stessa naturalezza che ho sempre usato con lui, io sono sempre stata contraria alla censura quando uno ha l’età per capire, ho sempre insegnato e mostrato tutto a mio figlio per il suo bene e farò anche questo, sicurissima che lui capirà che il suo papà è vittima della sua stessa natura.

Vorresti rispondere qualcosa a coloro che pensano che per il bene di tuo figlio non dovresti essere come sei?

Che non è una scelta, non è come andare a rapinare una banca, che posso quella mattina scegliere se farlo o no, io sono obbligata a vivere al femminile, ne morirei senza, a loro direi di informarsi meglio su di noi, che fanno una retorica senza senso e in parte infantile, infatti il mio libro vorrei che fosse letto specialmente da persone lontane da noi.

Charlotte da qualche tempo sta portando avanti delle terapie ormonali per diventare ancor più femminile. Le abbiamo chiesto di spiegarci nel dettaglio in cosa consistano e perché ne abbia sentito il bisogno.

La cura ormonale è una scelta di ognuna di noi, una scelta difficile“.

Io ho preso ormoni perché più il mio corpo prendeva sembianze femminili più io mi sentivo a mio agio, più bella, più forte, più realizzata, più sicura di me stessa, ho scelto liberamente una cura che non andasse a distruggere completamente la mia parte di sesso maschile, ma che si limitasse a ridurla, per amore della mia compagna. Così, noi siamo entrambi contenti, a riprova che chi dice ‘o maschio o femmina’ è rimasto indietro nel tempo.

Facciamo chiarezza: ti definisci uomo ma al tempo stesso ti senti più bella da donna. Questo non significa che hai una disforia di genere?

“Io sono, un uomo, non posso negare l’evidenza, almeno, il mio sesso è maschile, il mio sentirmi molto più forte e a mio agio negli abiti femminili è la riprova che è vero che si nasce nel corpo sbagliato e che la disforia di genere è realtà. Da uomo mi sono sempre visto brutto e insignificante, mentre ai miei occhi una bella donna era un’entità superiore, una bellezza superiore, un’eleganza superiore, lei era pulita, sempre, io mi sentivo sporco, sempre e comunque, qualcosa non andava alla grande, ero un omino contro un dio in terra“.

Ma non maschero niente, da uomo sono brutto debole e insicuro, da donna sono l’opposto, non è una maschera, è un altro volto, quello vero, quello che la natura mi ha dato senza darmi il corpo. Mai maschere, non so cosa siano.

Cosa rispondi a coloro che pensano che una figura come la tua possa ‘accentuare’ tutti gli stereotipi sull’esibizionismo e sulla ricerca di attenzione di cui molti accusano i transgender?

Direi loro che le persone sono tutte diverse, che ci siano transgender che lo fanno anche per esibizionismo non lo metto in dubbio, molti di noi hanno le azioni sotto controllo mentale, ma molti di noi no; a loro direi nettamente in faccia che non lo faccio per esibizionismo e tantomeno per ricerca di attenzione, lo dimostra il fatto che le mie mise diurne sono uguali a quelle di tutte le comuni donne che affollano la città e che ho sempre detto e scritto che, per una come me, l’essere totalmente ignorata è il traguardo più alto, io vivo da donna, non da transessuale.

Come detto, Charlotte è titolare di un sexy shop pensato proprio per le cross dresser, spesso costrette a spendere cifre altissime per make up o sedute di femminilizzazione, che oltre tutto non portano loro nulla dal punto di vista psicologico, non aiutandole nel percorso di emancipazione e accettazione. Per questo, L’Extase è diverso, e accoglie una clientela varia, che non esclude neppure le donne, come ci racconta lei stessa.

Tra i miei clienti molte le donne genetiche che si trovano bene con me, un po’ perché sono donna al 100% come mentalità, un po’ perché comunque ho un lato maschile dal quale possono trarre parole di soluzione ai loro problemi intimi e di confronto col partner… Diciamo che cercano sicurezza, da me che ho sempre pensato e creduto che una donna non ne avesse mai bisogno in quanto superiore. Pensavo che le insicurezze fossero maschili, ma quante cose pensavo che poi non si sono rivelate vere!

Da una persona molto particolare come mi reputo io, si possono ottenere risposte non comuni, per questo forse ho molte donne come clienti. Ricordatevi sempre che io, ogni momento della mia vita, mi vedo la più bella d’Italia, questa la sensazione bellissima e inesauribile che sento, e molte donne potrebbero percepirlo.

E nei corsi che offri alle cross dresser, invece, cosa insegni?

A guardarsi dentro e non fuori, a godere della mia stessa autostima, a vedersi tutte come ‘la più bella d’Italia’, insegno loro che se non si lavora su se stesse, sulla sicurezza, sull’emancipazione, sull’autostima e soprattutto sulla capacità di stare bene anche da sole, finire poi in una grossa crisi diventa facilissimo.

“Questo vale per tutte, ma specialmente per le più giovani e belle, ne conosco, che sono bellissime, ma non sono in grado di fare un giro a piedi in città di giorno da sole”.

Capitolo libro: Charlotte è entusiasta delle recensioni positive che Siamo innocenti sta guadagnando, i consensi e le critiche di apprezzamento sono, forse, persino al di sopra delle aspettative più rosee; ma Siamo innocenti è soprattutto un progetto, un’idea più ampia e non limitata a quanto scritto, nero su bianco, su quelle pagine.

“Il senso di questo libro è puramente umano e civile – ci spiega – Ho parlato volentieri di me stessa per fare scuola a chi non ci conosce e per dare una netta percezione alle amiche che siamo tutte con un fondo comune. Ho denunciato la fortissima debolezza di queste persone e i possibili soprusi di cui possono essere vittime, per presenza obbligata o per incassare molto denaro.

Ho invitato chi di dovere a una riflessione, se chiunque LGBT è animato dalla naturalezza, e questo lo abbiamo ampiamente appurato, e per questo degno di aiuto e sostegno, perché noi crossdresser, animate dalla stessa naturalezza – quante come me indossavano reggicalze e reggiseno già a 8 anni – dobbiamo esserne escluse?

Già, naturalezza: questa è la parola d’ordine di Charlotte. Anche il suo stesso “coming out” come cross dresser è venuto così, del tutto spontaneamente.

Non ho rinunciato a niente, perché quando sai davvero ciò che vuoi, non si perde niente, quello che si perde non ti merita, non vale niente , non è degno di te. Cosa ne ho guadagnato? La vita, non essere più uno zombie, ma vivere, mi sembra un congruo bottino che non deve essere più appannaggio di chi ha un po’ di fortuna e i maroni col pelo d’acciaio.

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