Prendono il nome di crossdresser quelle persone che, per varie ragioni, si travestono in alcuni ambiti della loro vita quotidiana con gli abiti tipici del sesso opposto. Diciamo che, in un certo senso, alcuni di questi travestimenti – o crossdressing appunto – non hanno oggi grande ragion d’essere, nel senso che sempre più spesso i confini sui sessi si vanno assottigliando dal punto di vista della forma – attraverso l’abbigliamento unisex – e della sostanza – perché le uniformi dei mestieri tradizionalmente considerati maschili si sono aperti fortunatamente anche alle donne.

La questione è abbastanza complessa e qualcuno la confonde spesso con il cosiddetto travestitismo – che ha invece una chiara connotazione sessuale e negativa – mentre il crossdressing ha un carattere neutro, privo di pregiudizi di fondo e solo in un caso una connotazione sessuale. Con una grossa differenza: il travestitismo era associato all’omosessualità e alla transessualità (e quindi a un orientamento sessuale e a un’identità di genere), chi invece oggi fa crossdressing con finalità di feticismo sessuale è sempre un eterosessuale.

Crossdresser, chi sono?

Crossdresser
Fonte: American Horror Story: Freakshow

Semplicemente: i crossdresser sono coloro che si vestono con abiti che sono tipici del sesso opposto. Quindi per esempio le gonne per gli uomini e i pantaloni per le donne – anche se questi ultimi sono diventati nel tempo unisex. Si tratta di un fenomeno noto fin dall’antichità – tanto che se ne parla perfino nella Bibbia. In alcuni casi, però ancora oggi il fenomeno è circondato da pregiudizio. L’importante, in questi casi è ricordare che la psicologia non percepisce il crossdressing come un disturbo, a meno che non influisca negativamente sulla vita quotidiana di una persona. In altre parole, se un uomo indossa un golfino di angora e viene lasciato dalla moglie come accade nel biopic Ed Wood.

Le ragioni del crossdressing

Crossdresser
Fonte: Grasso è bello

Ci sono vari motivi che spingono una persona a diventare crossdresser. Vita Sackville West si travestiva da soldato per poter uscire con la fidanzata Violet Keppel quando erano giovani ed evitare anche di essere importunate essendo due donne sole per strada. La ragione più comune è legata al mondo dello spettacolo, in particolare attraverso il fenomeno delle drag queen – uomini che si vestono da donna – o dei drag king – donne che si vestono da uomini. In generale tuttavia, per molti secoli, il teatro è stato appannaggio degli uomini che recitavano anche parti da donna. Per le donne, gli abiti maschili sono però in un certo senso di per sé consueti: pensiamo ai pantaloni o alle camicie da uomo (le possiamo riconoscere a volte solo dall’abbottonatura). Portare i pantaloni per una donna è ancora insolito in alcune culture, come lo era nel libro Volevo i pantaloni di Lara Cardella insomma.

Un’altra ragione è legata a un’eventuale “copertura”: giornalisti e militari in primis, ma anche donne in alcune società in cui sarebbe in pericolo la loro stessa esistenza, tendono a vestirsi come esponenti del sesso opposto per determinate finalità specifiche. Per giornalisti e militari si tratta di indagare o risolvere un problema di sicurezza sociale, per le ragazze in Afghanistan travestirsi da ragazzi si è trattato in molti casi di cercare di passare inosservate dai talebani. C’è poi la questione del feticcio sessuale oppure della comodità nell’indossare abiti tipici dell’altro sesso.

I crossdresser nella cultura di massa

Crossdresser
Fonte: Lady Oscar

La prima crossdresser incontrata nella cultura di massa quando eravamo bambine potrebbe essere stata per molte di noi Lady Oscar. Oscar viene educata fin da piccolissima come un maschio Рper poi diventare soldato Рe quindi nel cartone animato omonimo ̬ sempre abbigliata in tenuta militare Рtranne in una puntata in cui si reca a un ballo a Versailles e nessuno la riconosce.

Analogamente, crossdresser da cartone animato o da fumetto sono anche La principessa Zaffiro e Cyber 6 (un’eroina che di giorno si traveste da professore di letteratura), mentre il personaggio principale di Ranma 1/2 non può essere considerato tale, perché cambia sesso continuamente in determinate condizioni.

Nel cinema, i crossdresser sono protagonisti, sia per questioni contingenti – come Tony Curtis e Jack Lemmon che si travestono da jazziste per sfuggire alla mala in A qualcuno piace caldo o come Julia Roberts che si traveste da ragazzo per non attirare l’attenzione del marito stalker in A letto con il nemico – sia per esigenze di copione. Pensiamo in quest’ultimo caso a un film come Gran bollito, in cui Renato Pozzetto, Max Von Sydow e Alberto Lionello interpretano le vittime – tutte donne – della Saponificatrice di Correggio – ma fanno anche tre camei con personaggi maschili. E non si può tralasciare Hairspray/Grasso è bello, l’originale e il remake in cui crossdresser furono rispettivamente Divine – che comunque era una drag queen – e John Travolta. Senza dimenticare lo smoking di Marlene Dietrich, che è stato d’ispirazione anche in tempi recenti per il personaggio di Elsa Mars in American Horror Story: Freakshow.

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