“Chiodo scaccia chiodo”: con tale espressione facciamo riferimento nella vita di tutti giorni, alla capacità di cercare una nuova situazione che possa farci dimenticare una storia precedente.

Spesso per cercare di superare un forte dolore, si cerca di tenere la mente occupata su altro, un’altra persona su cui focalizzare la propria attenzione, un modo di riempire i vuoti sentimentali e le delusioni con gli stessi ingredienti.

Questo è quello che si presenta a seguito della fine di molte relazioni importanti, in cui l’incapacità di dimenticare l’ex partner o tutti i momenti con lui condivisi spingono a buttarsi subito a capofitto in nuove avventure.

Ci si mette così nuovamente in gioco sentimentalmente e mentalmente, con l’intento di dimenticare con “la nuova fiamma” quella storia altrimenti impossibile da cancellare.

Perché chiodo scaccia chiodo? Che meccanismo scatta?

I rapporti più seri, conditi da responsabilità, sincerità, amore e progetti comuni, a volte in cui c’è stata la condivisione di momenti importanti come “la prima volta”, “il primo bacio”, “una promessa di matrimonio” o “la nascita di un figlio” sono naturalmente i più difficili da dimenticare perché lasciano un segno indelebile.

La delusione e l’amarezza spingono a pronunciare troppo presto frasi come: “da adesso in poi mi divertirò soltanto“, “basta rimurginare, bisogna guardarsi avanti e darsi alla pazza gioia”, “le storie d’amore non sono fatte per me“, “con l’amore ho chiuso“.

Questo è un ragionamento con cui ci si “auto-convince”, è una difesa che come tale non è criticabile perché non tutte le persone sono in grado di affrontare la solitudine o un cambio repentino di abitudini come se nulla fosse.

Spesso l’insicurezza, la paura di soffrire, la paura di cosa sarà del futuro, non avendo più di fronte a sé una determinata e stabile situazione spingono a questo, è un meccanismo di sopravvivenza che porta a un benessere momentaneo o che in un certo qual modo non fa sì che il soggetto si scontri con la dura realtà ossia l’elaborare la fine di una storia importante.

Abbiamo già visto che per superare il lutto della fine di un amore, è necessario superare una serie di fasi… ognuno lo fa con i propri tempi ma passare con velocità da un amore importante ad un altro, nasconde sempre meccanismi psicologici da analizzare con attenzione perché potenzialmente nocivi.

chiodo scaccia chiodo
(foto:Fujiclubitalia.com)

I difetti del “chiodo scaccia chiodo”

Se da una parte questo fenomeno può farci vivere più serenamente e distrarre, dall’altra non fa altro che prolungare un’elaborazione che prima o poi dovrà arrivare, perché l’elaborazione del dolore di una perdita è un passaggio che tutti devono fare prima o dopo, non è possibile saltare questa fase, è necessario fare i conti con quanto accaduto per superare l’evento definitivamente e voltare pagina.

Solo così si potrà ricominciare serenamente a vivere.

Dopo la fine di un amore nasce l’esigenza interiore di qualcuno che colmi il nostro vuoto, che ci dia delle attenzioni, che ci faccia vivere dei nuovi momenti intensi, di scoprire “altro” che possa compensare tutto quello che abbiamo perso.

Questa esigenza vive soprattutto nelle persone che fanno del proprio partner una vera e propria dipendenza, facendo ruotare l’intera vita e le abitudini intorno a lui senza avere più spazi per sé stesse.

Questo meccanismo per quanto involontario è molto lesivo: chi ama troppo, una volta single, non è più in grado di gestire la propria vita, non è più in grado di star solo, non sa ritrovare i punti fermi perché appoggiavano solo sull’altro, non ha più dimestichezza con il suo “io” più profondo e quindi, non essendo a suo agio con la solitudine, cerca un nuovo feticcio da adorare.

Bisognerebbe continuare ad essere quel minimo indipendenti, a nutrire quegli spazi solo nostri che ci saranno da supporto proprio a fronte di perdite simili, quasi come dire “non ho perso completamente me stesso, so da dove ricominciare”.

Il “chiodo scaccia chiodo” è solo un palliativo, una soluzione temporanea che non risolve completamente il problema e che ci lascia schiavi della presenza dell’altro.

E allora come fare?

Il “chiodo scaccia chiodo“ non serve a lungo, piuttosto bisognerebbe imparare ad affrontare le situazioni difficili elaborandole, dando loro un significato.

Se vi rendete conto che siete in balìa di questo meccanismo, parlatene con uno psicologo, interrompete questo automatismo e scoprirete che l’unica presenza stabile nella vostra vita, l’unica persona che non vi lascerà mai… siete proprio voi!

E allora, ci meritiamo il miglior auto-trattamento! Ed invece di cercare appoggio negli altri, dedichiamoci un po’ a noi stessi, a ritrovare il gusto di coccolarci, a cambiare abitudini, scoprire nuove attrazioni, vivere un po’ sé stesse e cercare di capire cosa ci fa star bene, qual è la cosa più giusta per noi.

E’ un ottimo investimento!

L’altro come cura è spesso un’illusione, il secondo “chiodo” non solo potrebbe essere un secondo fallimento “idealizzato” dalla nostra mente per la necessità di attenzioni e bisogni impellenti ma potrebbe anche essere un’illusione che diamo a noi stessi nel credere che possa essere giusto, quando è esclusivamente un modo per combattere la noia e la depressione per la fine di un amore.

E in questo modo potremmo incorrere non solo in un ulteriore danno a noi stessi ma anche all’altro che potrebbe invece innamorarsi seriamente.

Quindi concedetevi del tempo rigeneratore, piangete tutte le vostre lacrime per l’amore perduto, amatevi, comprendete voi stessi nel profondo.

Il vuoto interiore può essere colmato da tutt’altro che non sia per forza un altro uomo o un’altra donna, una nuova relazione d’amore.

L’amore busserà alla vostra porta nel momento più giusto, solo quando sarà il cuore a parlare e non la testa, solo quando non sarà un’esigenza ma una scelta.

Si può essere completi anche stando da soli, perché la felicità più grande la troviamo dentro di noi.

Quando saremo in grado di capirlo, saremo in grado di amare veramente.

 

Grazie alla Dott.ssa Nadia Ermini per la collaborazione nella stesura.

 

Dott.ssa Cristina Colantuono

Cristinacolantuono@gmail.com

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