Cum tribute, il desiderio di “fare violenza” e l'abuso sessuale online
Il cum tribute può essere violenza: quello che cambia tutto è il consenso tra le parti, ma molto spesso il consenso manca.
Il cum tribute può essere violenza: quello che cambia tutto è il consenso tra le parti, ma molto spesso il consenso manca.
Ma come si può consumare un abuso sessuale su Internet? È più semplice di quanto si possa pensare, tanto che mesi dopo il lancio del Metaverso si registrò uno stupro di gruppo online. Il cum tribute è però un’altra cosa.
In poche parole si tratta di una brutta cosa mascherata da “complimento”. È un complimento per chi si alimenta di mascolinità tossica, di chi vede le persone come oggetti inanimati e non soggetti senzienti, di chi parla di cameratismo maschile per giustificare nefandezze. È un abuso per chi lo subisce.
Il significato del termine è qualcosa che suona come “tributo di sperma”. Funziona in questo modo: un uomo scarica un’immagine di un’altra persona online, una persona che a lui risulta attraente. Dopo di che la stampa, ci si masturba sopra, sporcandola. Poi scatta una foto all’immagine macchiata e talvolta anche al proprio membro nell’inquadratura, e la condivide in Rete.
Come detto, questa condivisione può avvenire su forum pubblici ma anche in chat private. Anche in Italia ci sono stati casi in cui le cronache hanno restituito storie di chat maschili in cui venivano condivisi scatti e numero di telefono di ex, ma anche di fidanzate o mogli ancora nella relazione, di sconosciute, di amiche. Con un corredo di commenti davvero irripetibili, degradanti per la dignità di qualunque essere umano. Gli abusi corrono sul wi-fi, troppo spesso in forme di cui non abbiamo completa percezione.
Chiunque abbia una foto su Internet è potenzialmente una vittima di cum tribute. Chi riceve questo abuso non sempre ha inviato da solo o da sola uno scatto su richiesta al molestatore, molto più spesso è completamente ignara. Semplicemente potrebbe aver pubblicato una normalissima foto sul proprio profilo social, e queste foto gran parte delle volte non sono neppure sexy, o magari la vittima è davvero vestitissima.
Non che, in caso contrario, rappresenti una colpa eventualmente: la colpa è sempre di chi compie l’abuso, non di chi lo subisce.
Il contrasto tra questi contenuti estremamente semplici (cose non particolarmente erotiche) e il fatto che siano usati in modo così sessuale è molto violento, ha detto la femminista Ketsia Mutombo a Vice.
Ogni persona dovrebbe essere libera di pubblicare sui social le immagini di sé che preferisce continuando a restare al sicuro. Spesso la vittima è anche una persona celebre, come l’attrice Emma Watson. Vice ha pubblicato un commento proprio a un cum tribute all’artista contenuto in un sito dedicato:
Odio queste donne. Voglio vederle ridotte a stracci per raccogliere lo sperma. Non hanno valore. E la rossa [Emma Watson] è una femminista.
A questo punto qualcuno si domanderà: ma in che senso il cum tribute è un abuso? Facciamo due esempi di casi significativi per capirne la differenza.
Il primo esempio: una coppia eterosessuale è lontana per motivi di lavoro. Magari lui svolge un mestiere all’estero, lei è rimasta in Italia. Lui è in una pausa dal lavoro e chiede a lei una foto via smartphone. Lui le chiede: posso guardarla e masturbarmi, per poi rimandartela mostrandoti il risultato? Lei dice di sì e questo resta tra loro. Dopo che lei l’ha vista, la foto viene cancellata per sempre. Oppure è lei che chiede a lui, con l’accordo di entrambi, di condividerla in Rete, consapevole che mettere una foto in rete significa comunque che il suo “viaggio” potrebbe diventare ingestibile. Ma, ehi, l’esibizionismo esiste e se risponde a una volontà precisa (e non viola nessuna legge) non c’è niente di male.
Il secondo caso è quasi identico se non per l’epilogo. Una coppia eterosessuale lontana per le stesse ragioni. Lui chiede la foto a lei, senza dirle a cosa serve. Lui fa il suo “capolavoro d’arte biologica” e glielo manda, suscitandone il disgusto. In più la condivide con altri uomini in Rete. Una piccola variante del secondo caso: lui dice a lei a cosa serve quella foto ma lei dice no. Lui prende una foto di lei, senza il suo permesso, dai social, fa quello che aveva intenzione di fare e lo condivide in chat o in un forum.
La differenza tra primo e secondo caso è semplice e immediata, e soprattutto si riassume in un concetto: il consenso. È il consenso che cambia le cose, e inoltre la complicità è importante. Se un determinato atto dura poco e riesce a restare tra le due persone in un patto di tale complicità, oppure questo patto prevede l’esibizionismo consensuale è tutto ok: ogni coppia scrive per sé le proprie regole e il feticismo può essere una di queste. Ma se tutto questo non accade, il cum tribute si rivela appunto un abuso, una violenza sessuale.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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