Erika Lust, la regista porno che racconta la sessualità delle donne

Erika Lust, la regista porno che racconta la sessualità delle donne
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In un mondo dominato dagli uomini è ovvio che ogni prospettiva o punto di vista sia percepito attraverso la visione maschile delle cose, e il porno, in questo, non fa eccezione.

A pensarci bene, infatti, e anche un po’ inspiegabilmente, la pornografia è quasi sempre stata esclusivamente argomento appannaggio degli uomini, forse perché, almeno un tempo, si pensava che la visione dei film hard fosse riservata a un pubblico pressoché unicamente maschile, e che quindi solo gli uomini potessero sapere cosa altri uomini cercavano nel sesso, come fuga o evasione dalla realtà della vita di coppia.

Questione di pudore o di inibizione sociale, le donne erano praticamente escluse dal tema, probabilmente perché giudicato “sconveniente”; come se una donna fosse un essere asessuato, privo di fantasie e di pulsioni sessuali.

Eppure, le donne guardano i porno, e questo non dovrebbe né scandalizzare né sorprendere; anzi, occorrerebbe in realtà prendere più coscienza con questo dato di fatto che ancora strabilia molti, e iniziare ad adeguare la tematica anche ai gusti femminili, che certamente sono un po’ repressi e frustrati dall’assistere a film che presentano i classici stereotipi della donna, solitamente segretaria, impiegata o infermiera, sottomessa al maschio di turno, visione ancora estremamente machista del genere.

 Candida Royalle è stata forse la prima a “ribellarsi” ai cliché e ai tabù imposti dall’industria pornografica mondiale, diventando regista – ha diretto 17 film, fino alla morte, avvenuta nel 2015 – dopo aver interpretato decine di pellicole, e fondando la Femme Productions, casa di produzione con il dichiarato obiettivo di  fare film erotici che le donne potessero apprezzare.

Sulla sua scia, la sua degna erede è senza dubbio Erika Lust, svedese trapiantata a Barcellona che, sfruttando anche i canali social, ha deciso di rivoluzionare ancora una volta il mondo del porno, imprimendo un’impronta marcatamente femminile e ricercando esplicitamente la soddisfazione delle donne e il loro modo di interpretare la sessualità

I film di Erika, infatti, sono tutti pensati per le donne, per abbattere i classici stereotipi delle pellicole pornografiche – Barbie siliconata vs macho tutto muscoli – e dare invece al suo pubblico scene più reali, interpretate da persone che potrebbero essere quelle della porta accanto.

Un’esplodere di fantasie sessuali interpretato però da persone reali, insomma; tanto che Erika stessa afferma di non apprezzare molto l’aggettivo “porno” per i suo film, definendolo riduttivo.

Dal 2004, anno del suo esordio con il cortometraggio The good girl, mostrato come saggio conclusivo della scuola di audio-visuali che frequentava, capace di registrare 2 milioni di download nelle prime due settimane, Erika ha diretto dozzine di film, ricercando un approccio diverso alla narrazione del sesso, che replichi una prospettiva più femminile e, perché no, femminista. Per abbattere lo strapotere maschile nel settore e mostrare sfumature e angoli diversi, e per sdoganare definitivamente il tabù delle donne che “non guardano i porno”. Questo, in sostanza, è l’obiettivo principale di Erika, più volte dichiarato in varie interviste, come leggerete nella gallery, dove abbiamo raccolto la sua filosofia sul porno e sulla sessualità al femminile.