In un mondo dominato dagli uomini è ovvio che ogni prospettiva o punto di vista sia percepito attraverso la visione maschile delle cose, e il porno, in questo, non fa eccezione.
A pensarci bene, infatti, e anche un po’ inspiegabilmente, la pornografia è quasi sempre stata esclusivamente argomento appannaggio degli uomini, forse perché, almeno un tempo, si pensava che la visione dei film hard fosse riservata a un pubblico pressoché unicamente maschile, e che quindi solo gli uomini potessero sapere cosa altri uomini cercavano nel sesso, come fuga o evasione dalla realtà della vita di coppia.
Questione di pudore o di inibizione sociale, le donne erano praticamente escluse dal tema, probabilmente perché giudicato “sconveniente”; come se una donna fosse un essere asessuato, privo di fantasie e di pulsioni sessuali.
Eppure, le donne guardano i porno, e questo non dovrebbe né scandalizzare né sorprendere; anzi, occorrerebbe in realtà prendere più coscienza con questo dato di fatto che ancora strabilia molti, e iniziare ad adeguare la tematica anche ai gusti femminili, che certamente sono un po’ repressi e frustrati dall’assistere a film che presentano i classici stereotipi della donna, solitamente segretaria, impiegata o infermiera, sottomessa al maschio di turno, visione ancora estremamente machista del genere.
Candida Royalle è stata forse la prima a “ribellarsi” ai cliché e ai tabù imposti dall’industria pornografica mondiale, diventando regista – ha diretto 17 film, fino alla morte, avvenuta nel 2015 – dopo aver interpretato decine di pellicole, e fondando la Femme Productions, casa di produzione con il dichiarato obiettivo di fare film erotici che le donne potessero apprezzare.
Sulla sua scia, la sua degna erede è senza dubbio Erika Lust, svedese trapiantata a Barcellona che, sfruttando anche i canali social, ha deciso di rivoluzionare ancora una volta il mondo del porno, imprimendo un’impronta marcatamente femminile e ricercando esplicitamente la soddisfazione delle donne e il loro modo di interpretare la sessualità
I film di Erika, infatti, sono tutti pensati per le donne, per abbattere i classici stereotipi delle pellicole pornografiche – Barbie siliconata vs macho tutto muscoli – e dare invece al suo pubblico scene più reali, interpretate da persone che potrebbero essere quelle della porta accanto.
Un’esplodere di fantasie sessuali interpretato però da persone reali, insomma; tanto che Erika stessa afferma di non apprezzare molto l’aggettivo “porno” per i suo film, definendolo riduttivo.
Dal 2004, anno del suo esordio con il cortometraggio The good girl, mostrato come saggio conclusivo della scuola di audio-visuali che frequentava, capace di registrare 2 milioni di download nelle prime due settimane, Erika ha diretto dozzine di film, ricercando un approccio diverso alla narrazione del sesso, che replichi una prospettiva più femminile e, perché no, femminista. Per abbattere lo strapotere maschile nel settore e mostrare sfumature e angoli diversi, e per sdoganare definitivamente il tabù delle donne che “non guardano i porno”. Questo, in sostanza, è l’obiettivo principale di Erika, più volte dichiarato in varie interviste, come leggerete nella gallery, dove abbiamo raccolto la sua filosofia sul porno e sulla sessualità al femminile.
Ha diretto dozzine di film dal 2004, anno del suo esordio
Dal 2004 Erika ha realizzato decine di cortometraggi, vinto numerosi premi ed è diventata famosa. Ha iniziato a dirigere dopo aver provato a guardare il porno mainstream, ma scoprendo di considerarlo offensivo.
Il porno è sempre lo stesso, gli uomini sono i personaggi principali e le donne sono le fottute conigliette casalinghe arrapate, segretarie – ha detto in un’intervista a Vice – Ci sono così tanti stereotipi, che non rispondono mai davvero alla nostra esperienza. Voglio entrare nella mente delle persone, il porno mainstream è gestito da uomini di mezza età, la loro visione ha ben poco a che fare con la mia visione o la visione dei miei amici.
Incuriosita dal porno
La pornografia era un tema di dibattito alle lezioni sul femminismo alla Facoltà di Scienze Politiche che frequentavo – ha dichiarato Erika a Vanity Fair, spiegando come è nata la sua passione per il porno – Però ero anche una studentessa, in un campus, alle prese con le prime esperienze sessuali. E la pornografia, come accade per tanti, era un mezzo per scoprire cose sul sesso. Guardare quel tipo di pornografia mi lasciava perplessa, combattuta. Mi generava un conflitto tra il corpo ed il cervello. Perché il corpo sì, lo sentivo eccitarsi, ma la mente invece continuava a ribellarsi, a dirmi: ‘Ma che cosa sta facendo quella donna? Non è realistico!’
Così, Erika inizia a documentarsi sulla pornografia alternativa, scoprendo il personaggio di Candida Royalle.
Capii che la pornografia era un genere cinematografico: ha lo stesso scopo di ricercare una reazione fisica, emotiva.
Una dedica speciale per il Women's Day
In questo #WomensDay ho deciso di celebrare i #sexworkers, perché il loro lavoro non ottiene il riconoscimento e il rispetto che meritano – ha scritto Erika in un post Instagram – Le prostitute sono vulnerabili alle aggressioni sessuali e oppresse in molti modi, quindi ho scelto di mettere le loro voci al centro. In questo film, @riot.maria.xe @dantedionys esplorano e discutono insieme le loro professioni, con eccitazione e chiara chimica sessuale.
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Ha ideato una serie, Xconfessions
Erika ha ideato questa serie, in cui, attraverso il sito ufficiale, la gente può raccontare i propri desideri, le fantasie erotiche più spinte, che verranno trasformate in cortometraggi d’autore.
In realtà è iniziato qualche anno fa – spiega Erika a Cosmpolitan – All’inizio era solo un sito web in cui le persone inviavano confessioni, avventure, fantasie e storie. […] E poi a un certo punto ho pensato che sarebbe stato fantastico se avessi potuto fare film su queste storie che le persone inviavano, perché sentivo che erano così diverse dalla maggior parte delle storie nel porno, e penso che quelle storie siano così noiose e ripetitive! […] Sono gli stessi personaggi. Ho sentito storie che le persone mi raccontavano, così diverse, e ho pensato fosse un peccato non vedere storie più reali e naturali sul sesso e l’erotismo.
Ci sono state anche molte persone che mi hanno detto che stavano girando le loro cose amatoriali e volevano che le aiutassi con la tecnica, dicendomi: ‘I tuoi film sono bellissimi, ma quando ci provo non è tutto così bello’. Così ho colto l’occasione per scrivere un e-book, gratuito, intitolato Let’s Make a Porno, in cui offro alle persone idee su come girare film con più stile.
Tutti mentono sul sesso
Penso che la gente menta. Inizia al liceo, quando le persone ti raccontano storie e tu sei tipo, ‘Davvero? Lo hai fatto? Non lo so’. Penso che la pornografia possa avere una funzione in cui puoi vivere le cose nella tua fantasia che forse non vuoi fare nella vita reale. Ho un sacco di donne che mi dicono che hanno fantasie sullo stare con altre donne e che amano vedere le donne insieme, ma non è qualcosa che farebbero nella vita reale perché sentono che sono eterosessuali, eppure si eccitano vedendolo.
I suoi personaggi sono persone reali
Come detto, Erika non sopporta soprattutto i cliché troppo spesso frequenti nelle trame dei film porno.
Nella pornografia mainstream c’è spazio per due sole tipologie di genere: la barbie siliconata e l’uomo rude e muscoloso – ha spiegato a Vanity – Io voglio mostrare i ragazzi e le ragazze della porta accanto.
E fa sapere anche come sceglie i suoi protagonisti che, dice, paga dai 600 ai 1.200 euro al giorno.
Cerchiamo persone che siano sex positive, a cui piaccia stare di fronte alla telecamera, ma soprattutto, con un look naturale. Persone reali, con le quali ci si possa identificare.
E non chiamateli film porno!
Non mi piace utilizzare la parola pornografia – ha aggiunto Erika – perché penso che sia molto riduttiva e che faccia pensare alla gente solo un certo tipo di film, il porno mainstream di Youporn, Porn Hub ecc.. I miei film sono film erotici, con sesso esplicito, ovviamente, ma curati in ogni aspetto.
Il sesso spiegato ai bambini
Il porno è diventato l’educazione sessuale dei nostri figli – ha scritto in un post Instagram – I bambini sono esposti a rappresentazioni visive del sesso in età molto precoce. È giunto il momento per noi adulti, come genitori ed educatori, di cogliere questo fatto e affrontarlo con amore e onestà. È normale che gli adolescenti sviluppino una naturale curiosità sul sesso, ed è importante che i genitori e gli insegnanti abbiano gli strumenti necessari per parlare di pornografia. È tempo di avere #theporntalk.
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Erika stessa, del resto, ha due figlie, di 7 e 10 anni.
Sono ancora troppo piccole per i miei discorsi su un cinema porno etico, indipendente e femminista – ha detto a Vanity – Però sanno che la loro mamma, in qualche modo si occupa di cose che hanno a che fare con il mondo erotico, ‘con gente nuda’.
Basta con lo strapotere degli uomini nel porno
Erika spiega a Marie Claire perché il mondo del porno, secondo lei, sia stato finora in mano agli uomini, e qual è il ruolo che dovrebbero assumere le donne.
Ovviamente ha a che fare con il modo in cui la separazione di potere è all’interno della società in generale. Donne, sono solo 100 anni che abbiamo il potere di votare, non è passato molto tempo da quando abbiamo iniziato a lavorare, abbiamo cominciato a guadagnare soldi, abbiamo iniziato a essere in grado di prendere decisioni per noi stesse e avere una vita separata. E aveva a che fare con quello. Ha a che fare con la liberazione sessuale e la rivoluzione femminile. Ha a che fare con la voglia di affermarsi all’interno del potere e della società, e di comunicare ciò che vogliamo e come vogliamo essere. Il porno non è poi così diverso da quello, alla fine. Se più donne avranno accesso a posizioni importanti, quelle di produttori, registi, distributori, sceneggiatori, potremo davvero iniziare a cambiare la narrativa. Inizieremo a raccontare quali storie vogliamo essere raccontate, e da quale prospettiva, e come vogliamo che guardino.
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