Masturbarsi fa diventare ciechi: da dove nasce questa leggenda
Da dove arrivare la credenza che la masturbazione porti alla cecità? Ebbene, questa assurda credenza trova le sue radici fin dall'Antica Grecia!
Da dove arrivare la credenza che la masturbazione porti alla cecità? Ebbene, questa assurda credenza trova le sue radici fin dall'Antica Grecia!
Prima di tutto mettiamo bene in chiaro una cosa: masturbarsi è un’azione assolutamente normale e non fa diventare cieco nessuno. Si tratta di una leggenda metropolitana di cui quasi tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita ma che di fatto non trova alcun fondamento scientifico. Diversi ricercatori hanno infatti voluto contrastare questa credenza comune con numerose ricerche, fra le quali quella del sessuologo Alfred Kinsey, come riportato dal sito d’informazione Psychcentral. Nello studio il medico ha infatti preso in esame diversi uomini che si sono masturbati quattro volte al giorno per diversi anni; il risultato? Nessuno di loro – ovviamente, direte voi – ha riportato alcun tipo di malattia o morte e men che meno la cecità.
Insomma, se anche i medici affermano che la masturbazione non sia dannosa perché è ancora così presente nella nostra società questa superstizione? Da dove arriva questa assurda bufala? A svelare ogni arcano è la rivista online Mel Magazine che ha spiegato, secolo dopo secolo, come questa leggenda si sia infiltrata nella mentalità comune.
Il primo periodo storico che la rivista prendere in esame quando si parla di miti legati alla masturbazione è sicuramente l’Antica Grecia, o meglio il personaggio di Aristotele. Filosofo e scienziato illustre, lo conosciamo per aver plasmato quello che oggi definiamo (e studiamo) con il nome di pensiero filosofico occidentale; quello che probabilmente non tutti conoscono è il suo pensiero in merito proprio alla masturbazione: il famoso filosofo (come spiegato dal classicista Richard Broxton Onians nel suo libro Le origini del pensiero europeo, in cui spiega la biologia aristotelica) pensava infatti che lo sperma fosse “una goccia del cervello” e quindi una “forza attiva” nell’uomo. Incredibile, vero? Questa credenza, che trova le sue radici nelle teorie pitagoriche, era largamente diffusa in tutta l’antica Grecia. Su tale mito si basava anche l’ideologia di Aristotele che le donne fossero il sesso debole della società (non producendo sperma, quindi forza attiva, non potevano avere la stessa rilevanza degli uomini). Inoltre, sempre come spiegato da Onians nel suo libro, la leggenda che la masturbazione potesse far diventare ciechi era legata al fatto che il seme potesse provenire dal liquido presente nel bulbo oculare.
Dopo l’antica Grecia dobbiamo fare un lungo salto temporale fino al 1700: durante il XVIII secolo comparirono infatti i primi scritti in cui la masturbazione veniva definita un’attività ignobile da praticare. Fra i nomi noti di questo periodo storico salta all’occhio quello del ministro olandese Balthasar Bekker, il quale ispirò un’opuscolo pubblicato in forma anonima a Londra nel 1721. Il titolo – Onania: ovvero l’odioso peccato dell’autopolluzione e tutte le spaventose conseguenze per entrambi i sessi – riporta alla mente il personaggio biblico Onan (figlio di Giuda). Il tema principale che l’opera tratta è infatti l’atroce peccato dell’auto “inquinamento”: masturbarsi, infatti, avrebbe portato non solo all’impotenza (in entrambi i sessi) ma anche a contrarre diverse malattie come la gonorrea e l’epilessia oltre che un deperimento delle facoltà psicofisiche.
Negli stessi anni anche Jean-Jacques Rousseau espresse la sua opinione in merito alla questione della masturbazione: nel suo scritto dal titolo Le confessioni il filosofo francese definisce l’autoerotismo come un “vizio” negativo e, se accoppiato a fantasie sessuali, addirittura come uno stupro – questo perché la voglia di usufruire a proprio piacimento di tutto il sesso femminile a disposizione senza ottenere prima il loro consenso veniva ritenuta inaccettabile.
Dopo Rousseau, il mito della cecità legato alla masturbazione continuò a diffondersi in tutta Europa, insieme a una lunga lista di altri disturbi. Alla fine del XVIII secolo, il medico svizzero Samuel-Auguste Tissot, annunciò tramite il suo trattato di medicina L’Onanisme che le alterazioni del flusso sanguigno durante qualsiasi attività sessuale, la masturbazione soprattutto, potevano portare non solo alla perdita della vista ma anche a sviluppare disturbi nervosi, gotta, reumatismi, indebolimento degli organi, sangue nelle urine, disturbi dell’appetito e perfino mal di testa.
Come si affronta oggi l’argomento della cecità a causa della masturbazione? Benché la maggior parte della popolazione concorda con il considerare ridicolo questo mito, purtroppo, a oggi esistono numerosi forum (primo fra tutti il social Reddit) in cui si possono leggere accesi dibattiti di questo genere fra chi sostiene ancora oggi la veridicità di questa teoria e chi invece la confuta senza alcun dubbio. A gravare ancora di più è probabilmente anche la presa di posizioni di alcune religioni circa la masturbazione: secondo la Congregazione per la dottrina della fede cattolica la masturbazione costituisce un grave disordine morale soprattutto se praticata durante il matrimonio . Non tutte le credenze però hanno una visione così negativa rispetto tale naturale pratica: le Chiese Luterane, per esempio, appoggiano apertamente l’autoerotismo come espressione positiva della sessualità.
Simona Cecilia, 22 anni. Amante del teatro, della musica e della scrittura. Nerd senza possibilità di redenzione con una strana ossessione per i gatti e il colore rosa.
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