Quante volte ci siamo ritrovate a pensare che il profumo di una persona, all’interno della chimica del desiderio, abbia una fondamentale importanza? E quante volte è finita con un partner, perché non c’era intesa sessuale a partire dall’odore? Il modo in cui una persona profuma è peculiare, soprattutto in quei momenti di intimità. E non è solo perché l’uomo è un animale e quindi questo è un retaggio atavico, ma oggi le neuroscienze ci dicono come sia importante un profumo per poter ricordare il passato e associarlo a situazioni piacevoli (o spiacevoli).

Ma, se parliamo di sesso, di relazioni da ricordare, naturalmente ci riferiamo a memorie piacevoli. Così un’artista ha pensato di fare di più, di non limitarsi a ricordare, ma di realizzare degli aromi a partire da quelli umani. L’artista in questione si chiama Ani Liu, e come piega Quartz distilla profumi umani di tipo quotidiano che spesso trascuriamo o mascheriamo – lavandoci e deodorandoci. Ani lavora in un piccolo studio senza finestre a New York e il suo processo di lavorazione inizia a partire dal sudore delle persone care, estratto dai loro indumenti usati.

Secondo l’artista, gli odori stimolano le connessioni del cervello, mentre gli ambienti inodori limitano la creatività. Il background di Ani è interessante, perché ha studiato al Mit e quindi è imbevuta di cultura scientifica ma è al tempo stesso un’artista, che infatti esplora le relazioni tra scienza, tecnologia, cultura e identità. E altrimenti non potrebbe essere, dato che è nata e cresciuta a Chinatown, un luogo, un quartiere della Grande Mela, in cui gli odori sono appunto identitari – in particolare quelli della cucina.

Quello che Ani fa potrà sembrare bizzarro o disgustoso a molte di noi. Ma per comprenderlo, dobbiamo conoscere da dove viene la sua idea. Tempo addietro, l’artista ebbe infatti una relazione a distanza. Oggi le relazioni a distanza non funzionano più come in passato: ci sono i voli low cost, c’è la tecnologia che annulla lo spazio, però c’è sempre qualcosa che manca e non è solo il contatto tattile. È infatti anche e soprattutto una questione di olfatto, almeno lo è stata per Ani, che a quel punto ha cercato di ricostruire così le esperienze sensoriali intime che si perdono nella comunicazione digitale.

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Molte di noi avranno avuto una relazione a distanza. E magari è anche finita male, proprio perché tra le parti a un certo punto è mancata l’idea di intimità stessa. Il profumo della persona amata a portata di naso può cambiare le cose in meglio? Può essere, perché no? Tuttavia, data la delicatezza della questione, crediamo che si tratti di qualcosa di fortemente opinabile. E di rispettabile. Ogni persona vive la sessualità come meglio preferisce – sempre all’interno di un patto consensuale – e allora perché l’odore del partner non può contribuire ad accorciare quella distanza che le coincidenze della vita potrebbero imporre a una coppia che si ama, o quanto meno che si piace?

Sì, la domanda fondamentale è questa: Ani Liu ha inventato questo profumo all’aroma del partner, ma qualcuna tra noi vi ricorrerebbe? E, nel caso la risposta fosse positiva, siamo sicure che questo non peggiorerebbe le cose. Cioè: sentire il profumo della persona che amiamo non potrebbe amplificare il nostro senso di mancanza, di assenza e rendere la distanza ancor più insopportabile? Pensiamo che sia una domanda pienamente legittima e forse solo trovandoci in una determinata situazione sapremmo come rispondere. Per ora ci restano degli interrogativi, augurandoci, per noi e per voi, che la persona cui si vuole bene ci possa e vi possa essere sempre vicina. E che queste domande rimangano quindi sul piano meramente teorico e filosofico.

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