Alla fine di un celeberrimo video di George Michael, quello del brano I Want Your Sex, il cantante scrive con un rossetto sul corpo di una modella «Explore monogamy» ossia «esplora la monogamia». Ma il concetto è davvero così universale come lo dipinge quest’inno? In altre parole: la monogamia appartiene necessariamente all’essere umano e soprattutto a entrambi i sessi? O la fedeltà è più una questione religioso-sociale che, in sua assenza, colpisce le donne come un luogo comune o addirittura come uno stigma? Le donne e gli uomini tradiscono in egual misura?

La risposta breve a quest’ultima domanda è sì. Uomini e donne possono essere profondamente diversi per varie ragioni – come sostiene, per esempio, il veterofemminismo – ma non lo sono nei loro bisogni sessuali, nelle loro voglie. E, se questo non vi sembra lapalissiano, per sfatare i luoghi comuni in merito, Wednesday Martin ha scritto il libro Untrue: Why nearly everything we believe about women, lust, and infidelity is wrong, and how science can set us free che significa «Falso: Perché tutto quello che crediamo sulle donne, il desiderio e l’infedeltà è sbagliato e come la scienza può liberarci». Vice ha intervistato l’autrice proprio su questo volume, che prende le mosse da alcuni studi sull’argomento.

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Martin spiega innanzi tutto le statistiche su infedeltà e monogamia negli Stati Uniti, dicendo che esiste un retaggio maschilista che fa credere che le donne siano meno portate, per loro natura, a tradire. Questo falsa di molto le statistiche, perché non tutte le donne sono disposte a dichiarare di aver tradito. Non ci deve stupire: quante volte abbiamo sentito dare della peripatetica a una donna per le ragioni più varie (anche non spiccatamente il tradimento)? Ci sono donne che hanno un po’ di remore a parlare della propria sessualità, mentre gli uomini ne fanno ancora una bandiera da issare davanti ai loro pari.

Ancora oggi – spiega Martin nell’intervista – esiste uno stigma molto forte sull’infedeltà femminile, che ci porta a pensare che per gli uomini sia più naturale tradire, e quindi le donne tendono a non ammettere l’infedeltà, e ad ammettere piuttosto comportamenti e preferenze che si adeguano alle aspettative sociali.

Secondo l’autrice del libro, le percentuali delle donne che tradiscono il marito cambiano da studio a studio: alcuni dicono il 13%, altri il 50%. Ma ci sono alcune ricerche statunitensi che attestano come le donne sposate di età compresa tra i 20 e i 30 anni siano meno monogame rispetto ai loro coetanei uomini. Inoltre, secondo Martin, le ragioni per cui le donne tradiscono non sono poi diverse da quelle degli uomini. Le ragioni sono infatti nel sesso, la ricerca di una connessione emotiva a quanto pare è una bubbola – ma ovviamente ogni persona conosce il suo vissuto e le sue inclinazioni che non possono essere valide per tutte. Tanto più che le dichiarazioni possono essere mendaci.

Gli esperti – chiosa – mi hanno spiegato che le dichiarazioni volontarie circa le motivazioni del tradimento possono essere ingannevoli. Le donne a cui è stato sempre detto che le donne tradiscono per una connessione emotiva tenderanno a dichiarare di essere alla ricerca di una connessione emotiva nelle loro relazioni extra-coniugali. Allo stesso modo anche gli uomini a cui è stato sempre detto che gli uomini tradiscono per pura trasgressione sessuale dichiareranno di essere alla ricerca di trasgressione. Liberandoci di questo strato di preconcetti, osserveremmo […] che le motivazioni maschili e femminili si assomigliano molto più di quanto abbiamo riconosciuto finora.

Tra le altre bubbole, Martin segnala il fatto che non sia vero che le donne non tradiscano se sono felici in coppia: oltre il doppio delle donne rispetto agli uomini perdono interesse a una relazione dopo un anno. E ovviamente alle donne non piace meno il sesso, invece hanno bisogno di non essere incatenate a una routine, ma essere creative e percepire il sesso come divertente. Infine si deve ricordare che l’essere umano, tra le specie animali, ma possiede «una grande flessibilità sessuale e una finissima capacità di strategie sociali». È un modo con cui la specie si difende dall’infertilità maschile e punta ad avere una prole più forte. In fondo, ricordiamoci, che esiste anche il poliamore.

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