Pornodipendenza: quando il sesso online diventa assuefazione?
La pornodipendenza è un problema reale del nostro tempo: ecco come capire se si ha questo problema e come affrontarlo.
La pornodipendenza è un problema reale del nostro tempo: ecco come capire se si ha questo problema e come affrontarlo.
Si parla sempre più spesso di pornodipendenza. La questione alla base del fenomeno è duplice. Da un lato questo tipo di “abitudini” che sfociano in un potenziale disturbo venivano tenute più nascoste rispetto a oggi, dall’altro l’avvento di Internet ha reso la pornografia maggiormente alla portata di tutti. Ognuno può fruire di immagini e video porno a prezzi bassi e nel silenzio e nella riservatezza della propria camera da letto (o della cucina, del bagno, dello studio).
Ma la questione può sfuggirci di mano, e quello che inizia come un piacere solitario può tramutarsi in una vera e propria dipendenza – sebbene non si trovi nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, nonostante qualcuno abbia proposto di inserirla. Anche perché la comunità scientifica non è totalmente concorde nel parlare di dipendenza: noi lo faremo per una mera semplificazione mediatica. Una definizione interessante e potenzialmente esaustiva di pornodipendenza è stata data dal responsabile di Medicina Generale all’Ospedale dell’Università di Ginevra Lakshmi Waber durante un’intervista alla tv svizzera:
La persona dipendente da cyber – pornografia può provare un flash durante la masturbazione o mentre condivide il materiale erotico con altre persone. Inoltre può risentire dei sintomi di astinenza e avere delle ricadute durante il processo terapeutico, fa diversi tentativi per smettere, senza riuscirci, quindi, di fatto, è assolutamente paragonabile alle altre dipendenze.
Le cause della pornodipendenza non sono state stabilite dagli scienziati in modo univoco, anche se qualcuno si orienta verso possibili traumi di tipo psichico. Il primo contatto con la pornografia può essere peraltro casuale, proprio perché, come dicevamo prima, la pornografia è facilmente disponibile, alla portata di moltissime persone attraverso Internet. Lo scarto avviene dopo: se le persone iniziano a sviluppare una sorta di compulsione alla ricerca di questo materiale o il fenomeno resta limitato alla casualità del momento – e la vita sessuale “live” continua come se niente fosse accaduto tra l’altro.
Ci sono delle abitudini comuni tra le persone che potenzialmente potrebbero essere colpite da pornodipendenza. Per esempio, potrebbe trascorrere molto tempo alla ricerca di materiale su Internet per soddisfare i propri bisogni, che si concretizzano con una masturbazione controllata – che si manifesta solo e soltanto di fronte alla pornografia. Queste persone potrebbero inoltre riscontrare un calo del desiderio per quanto riguarda il sesso “live” e diventare addirittura anaffettivi.
Chi ha una dipendenza dalla pornografia inoltre potrebbe aver cercato di smettere, senza riuscirci e comunque provare una profonda vergogna per queste sue abitudini, che tra l’altro cerca di nascondere a tutti. Una dipendenza del genere potrebbe compromettere anche i legami coniugali, famigliari o delle relazioni con gli altri in generale e ciononostante la persona pornodipendente potrebbe perseverare con l’utilizzo della pornografia. Chiaramente stiamo parlando di caso limite: ci sono persone che fruiscono il porno sporadicamente, ma la questione si ferma lì e non c’è nulla di male. Non c’è nulla di male neppure nella pornodipendenza – dal punto di vista etico – però questa potrebbe appunto rovinare la vita di qualcuno, e quindi è meglio cercare una consapevolezza e chiedere un aiuto medico adeguato.
Il medico adatto ad aiutare un potenziale paziente è una psicanalista o comunque uno psicoterapeuta, che può proporre una terapia individuale o di gruppo. Solitamente, la terapia non differisce troppo da quella che gli psicologi adottano per combattere gli altri tipi di dipendenze – tanto che esistono dei veri e propri rehab ad hoc. Però, come accennavamo prima, il passo fondamentale deve avvenire da parte del paziente, e cioè comprendere che c’è qualcosa che costituisce un problema per la propria vita e di conseguenza avere la volontà per cambiare le cose, ovviamente grazie all’aiuto esterno certificato.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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