Il termine sonnofilia proviene da “somno” (sonno) e “filia” (amore). Si tratta di una parafilia e in quanto tale individua un carattere di non consensualità tra le parti.

Nella dinamica infatti c’è una persona addormentata che subisce un contatto da parte di un’altra persona che prova eccitazione per questa situazione. Ma, a meno che non ci sia un consenso palese prima di dormire da parte della persona addormentata (per esempio come in un gioco di ruolo), si tratta di una molestia o addirittura di uno stupro.

Sonnofilia e sindrome della bella addormentata: cosa sono?

Sonnofilia
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Sonnofilia e sindrome della bella addormentata sono due cose differenti. È normale confondere i due concetti, perché la fiaba della bella addormentata secondo alcuni richiama appunto una forma di abuso – quello che il principe azzurro commette baciando Aurora caduta vittima di un sortilegio, al fine di svegliarla.

A questo proposito Elizabeth Deehan ha scritto su Nota un articolo dal titolo Sonnofilia: una “sindrome della bella addormentata”?. Deehan spiega che la sonnofilia è stata a lungo considerata un interesse predatorio, caratterizzato dalla ricerca di un rapporto sessuale con qualcuno che dorme.

Le prime classificazioni della parafilia, che risalgono al 1986, suggerivano che l’eccitazione dipende “dalla reazione del partner addormentato al risveglio durante l’attività sessuale”. In altre parole, il partner si trova in medias res (o addirittura alla fine) del rapporto, senza poter esprimere il suo consenso.

La sindrome della bella addormentata non è invece assimilabile a una parafilia, perché indica una semplice preferenza sessuale, come il succitato gioco di ruolo, in cui esiste un vero e proprio accordo tra le parti prima che tutto avvenga.

Le cause della sonnofilia

Come in molti processi psicologici, le cause della sonnofilia vanno spesso indagate sul singolo individuo. Tuttavia, secondo l’articolo di Nota, esiste un parallelismo con la necrofilia: entrambe queste parafilie sono caratterizzate da un predatore e un bersaglio inerme o inanimato.

Gli studi del 1972 di Calef e Weinshel hanno teorizzato che la sonnofilia potrebbe aggirare le ipotesi di reato connesse con la necrofilia, mentre nel 2019 una ricerca di Deehan e Bartels ha provato che tra i volontari maschi che avevano partecipato un loro studio “fantasticare sul comportamento sonnofilo e sul comportamento necrofilo era correlato positivamente”.

Medcraveonline stabilisce invece un parallelismo tra pornografia e sonnofilia, che hanno in comune alcune cose: chi guarda pornografia subisce passivamente l’atto sessuale che è stato consumato sul set di un film o di un servizio fotografico porno, esattamente come il sonnofiliaco crede di essere uno spettatore che ammira il partner addormentato e la sua reazione nell’essere svegliato da carezze intime, masturbazione o penetrazione.

Il sonnofiliaco inconsapevole dell’abuso (ma non sono tutti inconsapevoli dell’abuso, alcuni, come vedremo, chiedono aiuto a un professionista) non percepisce se stesso come parafiliaco, ma è convinto che questo sia il modo più giusto e meno “sporco” di consumare un rapporto sessuale. Naturalmente è la sua percezione.

Sonnofilia e psicologia

Sonnofilia
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Un risvolto della sonnofilia studiato dalla psicologia è relativo al fatto che questa pratica parafiliaca manchi di interazione reciproca, che è alla base in qualunque tipo di comunicazione, anche quella sessuale.

La seduzione e l’interazione reciproca – si legge su Medcrave – sono una parte essenziale della sessualità. Richiede e crea la reciprocità necessaria per il buon sesso e perché le parti appaiano come vere persone che agiscono invece che come consumatori passivi di sesso. Richiede di essere fiduciosi nei confronti del proprio partner, fiduciosi con se stessi o semplicemente coraggiosi. La sonnofilia, la pedofilia, lo stupro e la pornografia sono da questo punto di vista anche manifestazioni di insicurezza, ignoranza o codardia.

Come si cura la sonnofilia?

Come sempre accade con le parafilie, c’è sempre la necessità, da parte di chi ne è caratterizzato, di comprendere che c’è un problema che va tenuto sotto controllo. Non tutte le persone che presentano parafilie le assecondano, ma non tutti sanno tenerle sotto controllo, vivere una vita quotidiana serena e una sessualità appagante.

Per coloro che desiderano un aiuto, chiederlo è il primo passo: la psicoterapia è la risposta. Certo, è normale provare imbarazzo a parlare con un estraneo delle questioni che riguardano la sfera sessuale, ma gli psicoterapeuti sono esperti tenuti al segreto professionale, non giudicano e soprattutto sono lì per consentirvi di raggiungere una serenità come single o come coppia su tutti gli aspetti della vita, con particolare riferimento, in questo caso, alla sessualità.

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