Autismo e sesso: il 78% delle persone autistiche ha subito abusi
Tra imbarazzo e sterotipi, di autismo e sesso non si parla mai. È il momento di cominciare a farlo, partendo dagli studi in merito.
Tra imbarazzo e sterotipi, di autismo e sesso non si parla mai. È il momento di cominciare a farlo, partendo dagli studi in merito.
*** Inoltre, a contribuire alla stesura e alla correzione di alcune imprecisioni, è stato prezioso l’aiuto di Alberto Citton, advocate autistico che si occupa della promozione dei diritti della minoranza autistica e di una sua corretta rappresentazione tramite il profilo teoriadellamente. ***
Se parlare di autismo nel modo corretto è ancora troppo spesso un’impresa titanica – basti pensare quante volte, ancora, si parla di autismo solo in associazione ai vaccini, nonostante il nesso di causalità sia stato ampiamente smentito – parlare di autismo e sesso è un vero e proprio miraggio.
Il nostro paese fa ancora fatica a discutere seriamente sulle tematiche che riguardano il sesso e l’educazione alla sessualità in generale, ma lo fa in modo particolare quando le soggettività coinvolte sono persone autistiche o persone disabili (la lunga battaglia per il riconoscimento della figura dell’assistente sessuale o lovegiver parla da sola).
Imbarazzo, evitamento, stereotipi fanno spesso contorno a questo tipo di narrazioni. Narrazioni che, vale la pena ricordarlo, ancora troppe volte sono in terza persona, perché a raccontare vite, desideri e pensieri delle persone autistiche sono ancora in gran parte gli altri: famiglie, caregiver, specialisti.
Quando si parla di sesso, il silenzio è ancora più forte. Eppure, dicono gli studi, le persone autistiche manifestano sia una quantità e una frequenza di comportamenti sessuali sia un desiderio di intraprendere relazioni affettive e intime con un partner al pari delle persone non autistiche. In specifico, su un campione di 24 adolescenti e giovani adulti autistici, istituzionalizzati come maschi, la masturbazione è risultata una pratica comune, la metà dei soggetti è coinvolta in una relazione e tre hanno avuto rapporti sessuali.
Parlarne senza tabù è fondamentale, per riflettere davvero sul rapporto tra autismo e sesso ed essere in grado – anche attraverso specifici percorsi di educazione sessuale e all’affettività – di permettere a chiunque di vivere con serenità e libertà il proprio corpo e i propri desideri.
Una precisazione doverosa da fare è ricordare però che non esiste un solo modo per essere persone autistiche, quindi al netto di dinamiche e difficoltà che possono essere comuni, non esiste nemmeno un solo modo in cui una persona autistica vive la propria sessualità.
Molte persone autistiche crescono senza gli strumenti adatti per gestire e vivere serenamente la sessualità, le emozioni e gli affetti. È questa la tesi di Luisa Di Biagio, psicologa e lei stessa autistica, nel libro Neurodiversamanti. La sessualità vissuta dagli autistici, attraverso la sua esperienza professionale e personale e numerose testimonianze.
Testimonianze che mostrano come tra le persone autistiche per vivere la sessualità ci sia bisogno a volte di sviluppare conoscenza di sé e del proprio corpo, per comprendere come reagisce gli stimoli. Una consapevolezza che spesso manca: «sommersi da stimoli che nessuno ci insegna a leggere» scrive Di Biagio, «a volte non sappiamo nemmeno noi cosa ci mette a disagio».
È spesso l’imprevedibilità a creare difficoltà nella sfera sessuale: il contatto, le reazioni del corpo e la fisicità del rapporto stesso, spiega ancora Di Biagio:
È importante ricordare che la reazione di panico nelle amigdale, nel cervello neurodiverso, si innesca per ogni cambiamento non adeguatamente preannunciato, anche se si tratta di ‘sorprese’ belle. Una sorpresa bella può determinare forte angoscia, ansia, panico.
Al silenzio su autismo e sesso si accompagna quello sull’orientamento sessuale delle persone autistiche. Eppure, già diversi studi hanno mostrato che in queste persone orientamenti sessuali non eterosessuali o fluidi sono più comuni rispetto alla popolazione generale.
È quanto afferma, ad esempio, uno studio condotto in Svezia su un campione di oltre 47.000 persone, i cui risultati mostrano come gli adulti autistici affermino tre volte più frequentemente rispetto alle persone neurotipiche che il loro orientamento sessuale non può essere identificato come etero, omo o bisessuale. Secondo la ricerca di Kyriaki Kosidou e dei suoi colleghi, inoltre, tra le persone autistiche circa un individuo su cinque non si rispecchia in nessuno dei modi tradizionali usati per definire l’orientamento sessuale.
Non solo: anche alcuni ricercatori australiani hanno riscontrato attraverso uno studio come tra le persone autistiche vi sia più probabilità di ritrovare orientamenti sessuali non eterosessuali, in specifico omosessuali, bisessuali e asessuali.
Secondo lo studio, quasi il 70% degli intervistati ha dichiarato di non essere eterosessuale (contro il 30% delle persone neurotipiche). Un dato che, affermano gli autori,
suggerisce la necessità di programmi specializzati di educazione sessuale per le popolazioni autistiche per un maggiore supporto e consapevolezza.
Il rischio di subire abusi sessuali per le persone autistiche rispecchia le stesse dinamiche delle persone neurotipiche: a essere maggiormente a rischio, infatti, sono le donne.
Secondo uno studio del 2019, le donne autistiche tendono a essere meno interessate al sesso rispetto sia alle donne neurotipiche sia agli uomini autistici, eppure hanno più esperienze rispetto a quest’ultimi. Questa discrepanza aumenterebbe il rischio per le donne autistiche di avere esperienze sessuali negative, tra cui vittimizzazione e abusi, rispetto agli uomini autistici.
Molte donne autistiche hanno anche riferito di aver intrapreso comportamenti sessuali di cui in seguito si sono pentite, comportamenti indesiderati o hanno ricevuto avances sessuali indesiderate.
“La percentuale di violenza sessuale sulle persone autistiche è altissima”, afferma di Biagio e continua:
Circa il 78% delle persone autistiche ha avuto un’esperienza di abuso sessuale perché i criteri di comunicazione e di gestione della sessualità nella nostra cultura sono organizzati su schemi che si basano tanto sulla comunicazione non verbale.
Si tratta di una percentuale allarmante, ma non troppo distante dalla media generale delle persone che subiscono abusi, a prova di quanto ancora si debba lavorare per promuovere la cultura del consenso, per evitare fraintendimenti:
Non è detto che gli abusatori abbiano sempre intenzione di fare violenza, – continua la psicologa – a volte un abusatore può essere inconsapevole perché il comportamento della donna autistica lancia un messaggio che viene letto dal non autistico come un messaggio di apertura, mentre la donna in realtà non vuole, sta soffrendo, dice di no, ma non scappa. È necessario perciò che come società riusciamo a capire che quel “no” vuol dire di no, a prescindere da ciò che sembra.
È chiaro quindi che un’educazione all’affettività e alla sessualità sarebbe opportuna per chiunque, in special modo per coloro che rischiano di trovarsi dalla parte degli abusanti. In specifico, però, nei confronti delle persone autistiche serve che la società faccia di più. Scrive sempre Di Biagio:
La società attualmente non fa molto per le persone autistiche, se non molta pressione affinché le persone cambino, affinché chi può adattarsi si adatti sempre di più, e arrivi ad annullarsi. Questo dovrebbe cambiare.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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