Quando parliamo di body shaming siamo abituati a pensarlo sempre e solo in ottica femminile, ovvero come le critiche e gli insulti rivolti al corpo delle donne, troppo formoso, troppo magro, o con imperfezioni evidenti. Ma a torto, perché deridere un corpo o i suoi intestetismi è una pratica terrificante da cui gli uomini non sono immuni.

C’è un particolare del corpo maschile, soprattutto, che è sottoposto a una particolare forma di “shaming”: il pene. Sì, proprio una delle parti più intime dell’uomo è talvolta vittima di derisioni e ironie, in quella che si chiama appunto dick shaming.

Dick shaming, in cosa consiste?

Non è difficile capire in cosa consista il dick shaming: si tratta di ridicolizzare e prendere in giro l’organo genitale di un uomo, giudicato solitamente “troppo piccolo” per dare piacere e per soddisfare sessualmente una partner.

Proprio come accade quando si attacca una donna perché ha la cellulite, le smagliature o i rotolini, non si può scambiare il dick shaming come un mero atto goliardico, qualcosa fatto “per ridere”, perché può avere conseguenze psicologiche davvero importanti su chi lo subisce e, soprattutto, esattamente come nel caso del body shaming al femminile che porta avanti determinati stereotipi estetici, anche qui c’è alla base la perpetuazione di cliché che, pur se di altro stampo, sono comunque pericolosi: quelli sulla virilità.

Dick shaming, virilità e mascolinità tossica

Quando si fa dick shaming nei confronti di un uomo si vuole attaccare soprattutto la sua virilità, tanto che, se ci pensiamo, derisioni di questo genere non vengono mai fatte nei confronti della vulva di una donna. Prendere di mira il pene, invece, significa prendere di mira l’essere uomo nel suo complesso. Questo perché siamo stati cresciuti – tutti – con un’idea distorta, e cioè che le dimensioni del pene fossero fondamentali per essere considerati uomini virili.

Pare esserci, insomma, un’associazione, “pene grande= uomo potente”, e poco o niente è sembrato importare, per tutto questo tempo, sapere che non esista davvero alcuna connessione scientifica che potesse suffragare un’affermazione simile.

Tutto ciò ha però certamente contribuito a rafforzare determinati ruoli di genere, stabilendo che, per essere considerati “veri uomini” si dovesse essere dotati di un pene di certe dimensioni. Inutile dire quanto tutto questo rientri in quell’idea di mascolinità tossica che è proprio ciò di cui dobbiamo liberarci.

E pensare che non è sempre stato così: in epoca antica, infatti, le statue (basti pensare ai celebri bronzi di Riace) venivano raffigurate con peni piuttosto piccoli, per un motivo ben preciso: peni piccoli e non eretti erano infatti simbolo di moderazione, calma e razionalità, caratteristiche fondamentali per un uomo virtuoso.

Dick shaming: le dimensioni del pene

dick shaming
Fonte: Sexualalpha

Passiamo quindi a chiarire il punto da cui tutto dipende: le dimensioni del pene effettivamente contano o no? La miglior risposta che si possa dare è: dipende.

Innanzitutto dipende da che “dimensioni” stiamo parlando. Sappiamo che l’erezione può variare dalle condizioni esterne e da fattori quali temperatura, ansia o stress, e che la crescita del pene non è correlata a quella corporea. Allo stesso tempo, non esista alcuna “regola della L”.

Esistono però dimensioni considerate “normali” (nel senso statistico di “nella norma”)  sotto le quali si scende nell’anormalità e si può parlare quindi di micropene, ovvero un pene che in erezione non supera i 7,5 cm. È chiaro come questa situazione possa influenzare la vita sessuale di un uomo, dichiarare perciò che le dimensioni non contano mai sarebbe superficiale.

Tuttavia, nel caso di dimensioni “normali”, la grandezza del pene ha un’influenza minore di quanto penseremmo, non essendo necessario averne di sopra la media per garantire orgasmi sopra la media. Si suole dire che è sufficiente avere un pene di 8,8 cm per garantire l’orgasmo di una donna, una tesi che conferma quanto appena detto, ma che in realtà è fortemente imprecisa.

Infatti, per rispondere alla domanda “le dimensioni contano?” occorre chiedersi anche “per che cosa contano?”. Esiste un mare di opportunità al di fuori della penetrazione, opportunità che possono garantire alla partner di raggiungere (spesso anche più facilmente) l’orgasmo. Basti pensare alla masturbazione, ai sex toys, al cunnilingus. Insomma, è chiaro che alla luce di ciò, le dimensioni non contano poi così tanto e quantificare in centimetri le dimensioni necessarie per soddisfare una donna è in realtà un pensiero fallocentrico e di per sé maschilista.

Fatta questa precisazione, è chiaro che se si parla di sola penetrazione le dimensioni tornano ad avere un certo peso, con implicazioni negative in caso di dimensioni troppo ridotte (ma anche troppo elevate). Inoltre, hanno un ruolo importante anche il gusto personale, il tipo di sesso, l’anatomia della o del partner. Va anche ricordato che l’eccitazione sessuale è una questione molto mentale e in una società che ha dato così tanta importanza alle dimensioni del pene, non è inusuale che esse abbiano un’influenza sulla libido ancor prima che il pene possa dimostrare alcunché.

Le conseguenze psicologiche del dick shaming

Per quanto quindi le dimensioni del pene hanno meno importanza di quanto si crede, le conseguenze del dick shaming, proprio per quel sistema di virilità a tutti i costi con cui siamo cresciuti, possono essere decisamente importanti a livello psicologico per chi lo subisce; in generale, uno studio dell’associazione italiana di andrologia ha evidenziato che, complici anche gli standard pornografici, circa il 25% di italiani sia insoddisfatto delle proprie dimensioni, benché le misure siano assolutamente nella norma.

Il dick shaming può inoltre essere responsabile di una vera e propria forma di fobia, la dismorfofobia peniena, che porta gli uomini a considerare in maniera distorta la dimensione del proprio pene.

Gli uomini provano vergogna perché le dimensioni del pene sono qualcosa che non possono controllare, perciò si sentono impotenti, e possono rischiare di darsi un valore esclusivamente in base a questo, il che è ovviamente deleterio. Ed è proprio questa la caratteristica più pericolosa del dick shaming.

Inutile dire che ci siano perciò implicazioni culturali e sociologiche nel dick shaming: valutare un uomo solo in base alle dimensioni del proprio pene porta a un’idea distorta della virilità maschile. È uno dei cardini della mascolinità tossica ridurre l’uomo al proprio membro, giudicabile quindi solo in base alle proprie prestazioni (quelle sessuali in primis). Tuttavia dovrebbe essere chiaro che non è questo ciò che fa di un uomo una persona di valore.

Seppure i rapporti sessuali siano una componente importante all’interno di una relazione, non sono quelli a dover essere presi in considerazione per giudicare il valore di una persona. Per far capire meglio il concetto forse basterebbe pensare agli uomini asessuali che, a prescindere dalle proprie dimensioni, non provano alcun interesse per il sesso.

Come superare il dick shaming

Purtroppo è altrettanto importante quanto faticoso, nel senso che, essendo basato su stereotipi che si sono perpetuati così tanto a lungo nel tempo, è davvero difficile rendersi conto d’un tratto della loro inesistenza.

Proprio come c’è necessità di normalizzare ogni genere di corpo femminile, purché ovviamente sia improntato alla salute, imperfezioni comprese, allo stesso modo dovremmo scrollarci di dosso quel malsano ideale di maschio “virile” la cui mascolinità dipende da quanto è lungo il suo pene.

Informarsi può essere sicuramente un primo passo. Ma ancor più importante sarebbe proprio distinguere l’aspetto sessuale di un uomo, che dovrebbe rimanere intimo e riguardare solo le/i partner coinvolti sessualmente e dove, in alcuni casi, in effetti si può discutere delle dimensioni; e la persona in sé, fatta di sogni, ambizioni, pregi, difetti, il cui valore non dipende in alcun modo dal proprio pene.

C’è poi un’altra questione a cui non si pensa mai, e su cui invece varrebbe la pena riflettere: valutare gli uomini e la mascolinità in base al pene rafforza infatti l’idea che si possa essere ritenuti tali solo se si è provvisti di un pene, escludendo di fatto le persone trans e stigmatizzando quelle intersessuali.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!