Negli anni ’70 e ’80 un topos della comicità consisteva nel ritrarre gli esibizionisti: i comici si mostravano in impermeabile, al parco, nell’atto di aprire il soprabito e mostrare la loro nudità, con esiti incerti da parte di chi subiva l’atto.

Ma l’esibizionismo non è qualcosa su cui scherzare e la sensibilità, anche quella comica si è evoluta nel tempo, tanto che queste rappresentazioni sono quasi cadute nel dimenticatoio – l’ultima forse risale al 2007, quando uscì il film Hairspray e nel piano sequenza iniziale il regista del film da cui fu tratto il musical, John Waters, si “esibisce” per strada, ma si tratta della raffigurazione vintage di un regista inclusivo, politicamente e provocatoriamente scorretto.

Ma, raffigurazioni a parte, in cosa consiste questo fenomeno?

Esibizionismo, cause e origini

Esibizionismo
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L’esibizionismo è un disturbo parafiliaco, e in quanto tale è classificato all’interno del Dsm-5. Come riporta PsychologyToday, si tratta di una condizione in cui si sente l’impulso e l’urgenza dimostrare i propri genitali a persone non consenzienti, bambine o adulte.

A volte è solo una fantasia, altre si passa ai fatti. Il disturbo inizia a verificarsi di solito nella tarda adolescenza o alle soglie dell’età adulta, per poi scemare mano a mano che gli anni passano.

La causa risiede in un disagio o una menomazione clinicamente significativi all’interno della sfera sessuale, e non è raro che si neghi questa forma di disagio, anche se si stima che colpisca tra il 2 e il 4% degli uomini. Tuttavia la condizione interessa anche le donne, ma non si conosce la diffusione del fenomeno.

Si sa che esistono per tutti dei fattori di rischio, che sono:

  • disturbo di personalità antisociale;
  • abuso di alcol;
  • pedofilia (qualora ci si esibisca di fronte a bambini o bambine);
  • altre parafilie.

Nella mente di chi soffre di un disturbo esibizionistico, gli atti che compie rappresentano una forma di corteggiamento, che tuttavia è offensivo: non è raro che poi si passi alla violenza sessuale vera e propria, allo stupro per esempio, ma anche ad altri crimini sessuali.

C’è poi una questione collaterale da prendere in considerazione, ovvero l’esibizionismo via social, le cosiddette dick pic. Quando l’invio indesiderato di immagini intime è reiterato, si può considerare disturbo esibizionistico o, quanto meno, molestia sessuale secondo quanto, come vedremo, è regolato dalla legge italiana.

Le manifestazioni dell’esibizionismo patologico

Va fatta una distinzione tra l’atto esibizionistico e il disturbo esibizionistico. Esibizionista può essere anche una coppia che si reca in un locale per scambisti a mostrare le proprie performance: in questo caso esiste un tacito accordo di consenso (anche se esso è sempre meglio sia espresso esplicitamente) e inoltre rientra all’interno di quelle sfumature sessuali che ogni persona può avere (e non c’è assolutamente niente di male).

L’esibizionismo diventa un disturbo se si comincia ad agire solo attraverso quell’impulso: non si tratta solo di eccitarsi nel mostrare nudità, si tratta di non riuscire a scindere la sfera sessuale da tutto il resto della propria vita e al tempo stesso di maturare ansie e angosce in relazione al fenomeno.

Il disturbo esibizionistico, così come codificato, deve:

  • essere esercitato, attraverso fantasie o atti, per un periodo di almeno 6 mesi;
  • interferire con tutte le proprie attività quotidiane, a cominciare dal lavoro e dagli affetti.

Cosa dice il codice penale?

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Più che il codice penale in senso stretto, a parlare di esibizionismo è la sentenza di Corte di Cassazione 36742/18 che chiarisce i termini dell’articolo 609 bis del Codice Penale. È quest’ultimo infatti a definire il concetto di violenza sessuale e l’esibizionismo non rientra in questo: si tratta invece di una molestia. Come spiega Canestrilex,

L’esibizionismo o il compimento di atti di masturbazione in presenza di terzi costretti ad assistervi, senza che vi sia alcun contatto con i genitali o le zone erogene della persona presente, non consentono di ritenere configurabile la violenza sessuale quanto, piuttosto, il delitto di atti osceni o quello di violenza privata, sempre che ne sussistano le condizioni. La violenza sessuale deve invece coinvolgere la corporeità sessuale del soggetto passivo il quale secondo la legge deve essere costretto ‘a compiere o subire atti sessuali’.

Come si tratta il disturbo esibizionistico?

Solitamente quando una persona che sospetta di avere il disturbo si è esibita potrebbe ricevere una diagnosi immediata: l’idea stessa di aver cercato aiuto psicologico è un ottimo primo passo. Tuttavia molti cercano di curarsi da soli, oppure nascondono il problema come polvere sotto il tappeto finché non vengono denunciate e quindi costrette a chiudere aiuto.

Chi si rivolge a un medico, verrà sottoposto a terapia farmacologica e psicanalisi. I medicinali e la psicoterapia aiuteranno la persona affetta da disturbo esibizionistico a controllare meglio i propri impulsi e veicolare la propria sessualità in maniera sana, consensuale: i farmaci prescritti sono per lo più gli stessi che vengono usati per contrastare disturbi dell’umore e depressione.

L’approccio fondamentale è quello della terapia cognitivo-comportamentale, attraverso la quale vengono identificati i fattori che causano il problema, ma si agisce anche sul rilassamento e sull’empatia.

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