Quello di ladyboy potrebbe essere un concetto conosciuto (e riconosciuto) a chi è avvezzo o avvezza ai viaggi in Thailandia o in Asia in generale.

Lo sappiamo che dire Asia significa esprimere un concetto ampissimo dal punto di vista culturale, e che anzi può suonare un po’ razzista fare tutto un calderone di un intero continente. L’Asia è naturalmente un ricco mosaico di nazioni con una storia diversa e con delle consapevolezze diverse.

C’è però da dire che in alcuni ambiti le culture asiatiche, o “orientali”, appaiono diametralmente opposte a quelle “occidentali” cui siamo abituati e abituate nella nostra vita quotidiana, soprattutto nell’ambito dell’inclusione, della sessualità, degli orientamenti sessuali e dell’identità di genere.

Chi sono le ladyboy?

Fonte: iStock
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Il nome ladyboy viene usato per identificare le donne transgender in Asia, e in particolare in Thailandia. Si tratta di un’internazionalizzazione (attraverso l’inglese, che è la lingua ufficiale delle nazioni del Commonwealth anche in Asia e comunque è usato in tutto il globo) del termine thailandese kathoey, che appunto indica le donne transgender ma anche gli uomini gay che seguono all’apparenza stereotipi femminili.

L’anglicismo fu coniato in realtà durante la guerra in Vietnam, quando i soldati statunitensi incontravano per la prima volta nelle loro vite un numero consistente di donne transgender.

Il termine ladyboy non solo non è politicamente corretto, ma qualcuno potrebbe trovarlo offensivo e sgradevole. Probabilmente è però più importante comprendere cosa c’è dietro un nome, che noi decidiamo di declinare al femminile: il femminile è più adatto, sia dal punto di vista grammaticale sia dal punto di vista del rispetto, perché appunto le donne, cis o transgender, vengono indicate in italiano declinate al femminile – in assenza di neutri, che invece vengono adoperati dalle grammatiche che lo consentono nel resto del mondo.

L’identità di genere in Thailandia

In Thailandia le ladyboy sono tantissime e sono completamente fuori da ogni stereotipo occidentale. Da un lato si tratta di una questione che ha a che fare con l’inclusione legata a una religione, il Buddhismo, che non presenta prescrizioni morali riguardo a identità di genere, orientamento sessuale e sessualità in generale.

Dall’altro è una questione storica: prima ancora che si effettuassero le operazioni chirurgiche per la riassegnazione del genere, la Thailandia era aperta alla riassegnazione culturale e individuale del genere. Tanto che i re thailandesi avevano diverse ladyboy tra le loro amanti.

Tuttavia, anche nelle Filippine, che è un Paese a maggioranza cattolica, le ladyboy sono in gran numero e fanno parte del tessuto attivo della società.

Le ladyboy nella società asiatica

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Naturalmente nelle differenti nazioni le ladyboy sono indicate con nomi autoctoni che variano in base alla lingua: per esempio si chiamano newhalf in Giappone, waria in Indonesia e hijra in India. La cosa però più importante è, come accennavamo, che queste persone vivano completamente al di fuori degli stereotipi che noi occidentali abbiamo forse creato e che sono di fatto discriminatori.

Nonostante i cambiamenti nella società e nonostante oggi abbiamo delle raffigurazioni mediatiche molto variegate delle donne transgender, esistono delle sacche di pregiudizio per cui trans è uguale a prostituta. Naturalmente esistono prostitute transgender, così come esistono prostitute cisgender, maschi, femmine e non binari che sono sex worker. Ma soprattutto nella società asiatica le ladyboy sono talmente tanto diffuse che fanno nella vita i lavori più disparati: dagli impieghi dirigenziali al mondo della scuola, fino alla sanità, al no-profit, alla ricezione turistica e così via.

In un ambito ci sono invece altre particolarità, ovvero in ambito sentimentale. Se le ladyboy in Asia sono molto desiderate nelle storie d’amore leggere e nei rapporti occasionali, pare non lo siano altrettanto per le relazioni di lungo corso. A quanto pare, stando al sito MyLadyboyDate, le ladyboy thailandesi e asiatiche sono più orientate a creare qualcosa di duraturo con gli uomini occidentali. In barba a pregiudizi e stereotipi.

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