A ognuna di noi sarà capitato, girando per strada, di notare il solito disegnino dipinto sui muri: una forma oblunga accompagnata da due sfere che, in maniera piuttosto rudimentale, stanno a indicare il pene maschile.

In effetti, a pensarci bene, questi atti di goliardia coinvolgono sempre gli organi genitali maschili, praticamente mai quelli femminili.

Insomma, è piuttosto difficile – per non dire impossibile – trovare il disegno di una vulva, di una vagina, ancora meno di una clitoride. Come se l’organo riproduttivo femminile fosse un universo inesplorato e di cui le persone hanno appena una vaga conoscenza.

E dire che proprio la clitoride, che in poche e semplici parole corrisponde al glande maschile, ha 8.000 terminazioni nervose, (quasi il doppio rispetto al glande del pene).

Qualcuno ha quindi pensato che fosse giunto il momento opportuno per aumentare la conoscenza di questo organo così importante, che si sviluppa in parte esternamente e in parte all’interno; così, il National Film Board of Canada, in collaborazione con l’Università del  Québec di Montreal, ha ideato una campagna che invita a riflettere proprio sul ruolo del piacere femminile nella nostra cultura, soggiogato molto spesso da tabù e veti, a differenza di quello maschile. Situazione comprovata anche dal fatto che su molti dispositivi elettronici la parola “vagina” non venga letta dal vocabolario automatico, poiché ritenuta linguaggio inappropriato, mentre le variante più “spinte” di pene siano tutte riconosciute.

Realizzato da Rethink Canada, il video (qui il link) parte proprio dall’invasione fallica, e dall’evidenziare le differenze di visibilità di cui pene e clitoride godono negli schemi culturali della società. Con il video è stato lanciato anche il gioco online Clit-me, un’app per smartphone che rende possibile personalizzare il proprio avatar-clitoride e imparare finalmente il suo aspetto, osservarlo, toccarlo, accarezzarlo, stimolarlo e anche, perché no, farlo riposare.

Perché la parità dei generi passa inevitabilmente anche e soprattutto dalla parità di ciò che ci distingue, ovvero gli organi genitali. E bisogna imparare a smettere di avere paura della clitoride. Anzi, forse dovremmo davvero imparare a disegnarla.

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