Quando si parla di priapismo si dà quasi per scontato che si tratti di una condizione che riguarda il pene e chi ne è ha uno. Questo anche per l’etimologia del nome, che viene dal dio Priapo, che venne punito da Era con degli enormi genitali e al tempo stesso l’impotenza. Esiste tuttavia il meno noto priapismo femminile, che colpisce la clitoride, un organo affine al pene perché presenta dei tessuti irrorati da molti vasi sanguigni.

Cos’è il priapismo femminile?

Come spiega MsdManuals, quello che chiamiamo priapismo femminile si chiama disturbo dell’eccitazione genitale persistente: si tratta di un’eccitazione genitale spontanea, indesiderata ed eccessiva, classificata come disturbo raro tanto che non viene riportata nei manuali diagnostici.

Come accade per l’eccitazione legata a un comportamento consueto della libido, avviene un aumento del flusso sanguigno ai genitali (in particolare alla clitoride, appunto) e un aumento delle secrezioni vaginali – esattamente come quando, a livello ideale, si sta per avere un rapporto sessuale consensuale, magari con tanto di preliminari: la grossa differenza è però relativa al fatto che nel questa condizione, benché possa essere scatenata in alcuni casi da un rapporto sessuale incipiente, la sua insorgenza e la sua permanenza non è legata in nessun modo alla libido.

Priapismo femminile: le cause

Priapismo femminile
Fonte: Pexels

Non si conoscono le cause del priapismo femminile. Si sa che in alcuni casi si scatena dall’attività sessuale, ma anche da movimenti e sfregamenti che non hanno a che fare con l’erotismo. A volte a scatenarla non ci sono invece assolutamente stimoli di alcun tipo. Come spesso accade per i disturbi rari, i numeri non sono tali, purtroppo, da riuscire a effettuare degli studi in grado di dare spiegazioni più specifiche ed esaurienti.

Sintomi e segni del priapismo femminile

Il sintomo più evidente del disturbo dell’eccitazione genitale persistente femminile è appunto l’eccitazione che porta a gonfiore clitorideo, formicolio e pulsazioni della zona genitale, cosa che si protrae per ore o addirittura per giorni. Ne scaturiscono segni e sintomi di natura sia fisica che psicologica, come:

A questo aggiungete che sintomi e permanenza della condizione rappresentano un gatto che si morde la coda: in pratica l’ansia e la paura che il dolore già per sé ricorrente possa tornare, possono trasformare la condizione da temporanea a cronica.

Priapismo femminile: rischi e conseguenze

Priapismo femminile
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Come detto, ansia e preoccupazione possono trasformare il disturbo in cronico: questo è il grosso rischio che si può correre. Per quanto riguarda le conseguenze, si verificano problemi sul piano fisico e sociale.

Il dolore causato dall’inturgidimento della clitoride può infatti rendere difficoltosi non solo i rapporti sessuali (che tra l’altro non servono per far andare via l’eccitazione indesiderata a lungo termine, così come la masturbazione, che per alcun* è anche impossibile in questa situazione perché particolarmente dolorosa), ma anche i comuni movimenti quotidiani.

In più l’ansia e l’angoscia possono diventare tali da azzerare volontariamente le forme di interazione sociale.

Priapismo femminile: come si cura?

Qui c’è una buona notizia e una cattiva notizia. La buona notizia è che alcune delle terapie si sono mostrate molto efficaci contro questo disturbo.

La cattiva notizia è che non sempre viene riconosciuto come tale, dato che non ve n’è traccia nei manuali diagnostici. Quindi significa che il riconoscimento della condizione dipende dalla sensibilità del professionista cui vi rivolgerete, fermo restando che purtroppo esistono ancora pregiudizi che si concretizzano nella sottovalutazione del dolore femminile.

A livello ideale la diagnosi avviene a partire dai sintomi tipici, tuttavia solo forti forme di angoscia riescono a far centrare il problema.

Le terapie si orientano verso:

  • terapia fisica del pavimento pelvico con biofeedback (che comprende esercizi di rilassamento);
  • terapia cognitiva e mindfulness;
  • terapia farmacologica con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.

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