Donne e uomini si masturbano in egual misura? Con la stessa frequenza? Sicuramente possiamo dire che ogni persona sulla Terra è diversa dall’altra e lo è anche e soprattutto quando parliamo di masturbazione, un’attività così intima che ancora per molte persone rappresenta un tabù spesse volte influenzato da istruzione, cultura e religione.

Però esiste un vero e proprio fenomeno che “divide”, che sperequa genere maschile e genere femminile quando parliamo di autoerotismo: questo fenomeno prende il nome di masturbation gap.

Masturbation gap: cos’è e cosa significa

L’espressione indica letteralmente la “discrepanza nella masturbazione”, ossia il divario nella frequenza dell’autoerotismo che esiste tra uomini e donne.

Purtroppo, come spesso accade quando si parla di statistica, vengono escluse dai dati minoranze come persone transgender e non binarie, che in realtà non solo potrebbero darci un quadro d’insieme molto più significativo nel fenomeno, ma potrebbero anche aiutarci a comprenderlo meglio e più in profondità.

Sostanzialmente masturbation gap è un’espressione inglese che ci indica come le donne pratichino l’autoerotismo meno rispetto agli uomini.

Una delle cose che possiamo dire è che, grazie a una serie di fattori, questa discrepanza va diminuendo. Una ricerca condotta da Womanizer, un marchio produttore di sex toy, nel 2021 il masturbation gap è stato del 56%. Significa che per ogni 100 uomini che si masturbano, ci sono solo 44 donne che fanno altrettanto (la differenza tra 100 e 56).

Ma il dato è interessante per un altro motivo: nel 2020 il masturbation gap era del 66%, quindi per ogni 100 uomini praticavano la masturbazione solo 34 donne. Nella ricerca di Womanizer inoltre il 33% delle donne intervistate ha affermato di non toccarsi affatto, mai, contro il 14% della controparte maschile.

Masturbazione femminile e tabù

Masturbation gap
Fonte: Pexels

Le ragioni che causano il masturbation gap possono essere molteplici. Possono avere a che fare con

  • istanze del patriarcato: storicamente, le donne erano inibite alla conoscenza del proprio corpo, cosa che non avveniva con gli uomini, che nei secoli passati venivano addirittura accompagnati dai padri nelle case di tolleranza per perdere la verginità o impratichirsi. Era anche un modo per controllarle: donne libere sessualmente avrebbero potuto partorire pensieri liberi, ribellarsi a uno status quo;
  • istanze della religione: in diversi culti, il sesso non mirato alla procreazione è considerato un errore o un peccato. Questo riguarda sia gli uomini che le donne, però le donne pagano spesso un prezzo più alto nelle religioni monoteiste, dato che vengono ritratte in maniera dispregiativa soprattutto in rapporto al sesso;
  • istanze culturali: ci sono dei miti difficili a morire. La masturbazione femminile è circondata da una serie di luoghi comuni che hanno a che fare con una presunta immoralità della donna, con un presunto disinteresse successivo per il sesso oppure con la presunta modifica degli organi genitali.

Certo, come accennato, alcuni di questi problemi riguardano anche gli uomini. Nel saggio del 1830 Chi si tocca muore (tradotto in Italia nel 2019 da Piero Manni), all’autoerotismo maschile erano associate una serie di malattie che portavano alla consunzione e alla morte.

Ma i tabù maschili, come per ogni questione di emancipazione sociale, sono stati infranti ben prima di quanto sia accaduto alle donne. Queste ultime hanno infatti dovuto attendere la rivoluzione sessuale e la cultura hippie per iniziare ad approcciarsi al proprio corpo senza tabù (ma anche e soprattutto studi come quelli di Kinsey e Masters, come sottolinea Psychology Today).

Quindi il fattore culturale nel masturbation gap è preponderante rispetto al resto, tanto più che la succitata ricerca di Womanizer ci dice anche che desiderio e libido presentano più o meno le stesse percentuali in uomini e donne.

La questione ha a che vedere anche con la rivisitazione del peccato di Onan, un personaggio della Bibbia che non riuscì a mettere incinta la moglie e che dal 1700 iniziò a essere ritratto come dipendente dall’autoerotismo (da cui il termine “onanista”). Furono diversi i medici che si accodarono a questo immaginario collettivo, dipingendo quindi la masturbazione come foriera di malattie.

Almeno fino a Sigmund Freud, che trovò come l’autoerotismo altro non fosse che l’introduzione alla sessualità che ogni persona potrebbe fare. Persona che, se messa di fronte a terribili sensi di colpa e paura delle malattie, rischia di generare un rapporto insano con il proprio corpo e l’amore fisico.

Sex toys e masturbation gap

Masturbation gap
Fonte: Pexels

I cambiamenti culturali e lo spirito del tempo potrebbero aver giocato un grosso ruolo nella riduzione del masturbation gap. Ma teniamo anche presente che stiamo per uscire da una pandemia e quindi i dati del masturbation gap possono anche rispondere a un bisogno sessuale che in questi tempi difficili di distanziamento sociale non è stato soddisfatto se non, molto spesso, in solitaria.

Quindi se è vero che le donne sono spesso sempre più emancipate anche dal punto di vista erotico, è anche vero che dal 2020 fino al 2022 il sesso in due (o più di due) ha rappresentato un pericolo sanitario se parliamo di rapporti occasionali o comunque con partner non consolidati.

La riduzione del masturbation gap ha giovato all’industria dei sex toy, questo è innegabile, così come in generale una maggiore diffusione dell’autoerotismo nel corso della pandemia. In commercio esistono diversi giocattoli erotici dedicati a chi è munito di una vulva o di una clitoride, per cui le donne che si sono approcciate per la prima volta all’autoerotismo hanno avuto varie possibilità a propria disposizione, oltre a quella di fare tutto “a mano libera”. Non a caso chi conduce questa ricerca è appunto un produttore di sex toy.

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