Sybian, chi conosce la "sella" tecnologica per la masturbazione femminile?
Il sybian è una sella per la masturbazione femminile (e non solo, dato che ne esiste una versione per uomini): ecco la sua storia e i modelli in commercio oggi.
Il sybian è una sella per la masturbazione femminile (e non solo, dato che ne esiste una versione per uomini): ecco la sua storia e i modelli in commercio oggi.
Avete mai visto il film Burn After Reading? Nella pellicola, George Clooney fa una cosa davvero bizzarra: costruisce una specie di sedia a dondolo con un dildo incorporato, in cui una donna può sedersi e… ricrearsi.
E se ci fosse un device ricreativo per adulti simile a quello? In effetti esiste e si chiama sybian ed è molto antecedente al succitato film. Ne esistono versioni per donne e per uomini e la sua storia presenta dei risvolti interessanti che hanno a che fare con il diritto al piacere della donna.
Il sybian è un sex toy – ma forse definirlo in questo modo è un po’ riduttivo – per la masturbazione. Più che come sex toy, i modelli moderni vengono indicati su Amazon come machine gun – la cui traduzione letterale sarebbe «mitragliatrici», per via della loro forma. Il sybian “classico”, per così dire, è formato da una sorta di sella che contiene un motore elettrico: al centro della sella c’è un foro da cui sporge un cilindro. A questo possono essere avvitate delle protesi falliche per la penetrazione, mentre la vibrazione del motore contribuisce alla stimolazione clitoridea.
A inventare questo device è stato Dave Lampert (nella foto in alto), che iniziò a pensarci già negli anni ’70. All’epoca però, cercò di farsi aiutare da alcuni professionisti ma non ci riuscì, forse perché, benché esistesse già da tempo un mercato dei sex toy, non consideravano la sexy sella di Lampert un prodotto necessario. Lampert, che aveva avuto l’idea dalle donne, era invece di diverso avviso. L’uomo raccontò alla rivista Penthouse di aver scoperto dalle colleghe a scuola di ballo che molti dei loro partner non le soddisfavano, o per incapacità oppure per egoismo. Qualcuna gli disse addirittura di non aver mai avuto un orgasmo.
Alla fine, nel 1983, Lampert parlò con un medico donna, che comprese la portata rivoluzionaria della sua sella e lo aiutò. L’uomo iniziò a informarsi, leggendo libri per adulti, e comprese che non esisteva di fatto niente di simile al sybian, che poi sviluppò con ulteriori approfondimenti sulla sessuologia.
Il primo prototipo giunse nel 1985, non senza difficoltà, e consisteva in una lamiera su un telaio di legno, e nel foro veniva apposto direttamente un vibratore. Poi ne fu realizzato un secondo prototipo, anche quello abbastanza primitivo, dato che pesava 23 chili, ma possiamo dire che gli attuali sybian siano dei “discendenti” di questo. Il nome fu scelto ispirandosi a Sybaris – cioè la città di Sibari, in Calabria, conosciuta in Magna Grecia per la vita lussuriosa in antichità.
Il primo modello che vi presentiamo è decisamente costoso, oltre 400 euro, ma è praticamente la Ferrari dei sybian. È regolabile secondo l’angolazione che si preferisce e si collega direttamente all’alimentazione domestica. Nella confezione sono disponibili una serie di protesi falliche e accessori di tutte le forme e le dimensioni che si possano desiderare – e questo è in effetti il suo punto di forza.
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Qui siamo intorno a un prezzo decisamente più abbordabile, parliamo di circa 50 euro, in alcuni casi più basso perfino di qualche modello di singolo vibratore. Presenta tre modalità di velocità diverse e 10 frequenze. Vi si può apporre il lubrificante ed è facile da pulire con acqua calda e sapone. La rotazione arriva a 270° ed è impermeabile. Naturalmente è più fragilino del modello precedente e non va “strapazzato”.
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Una via di mezzo per quanto riguarda il costo, rispetto ai due modelli precedenti, perché si attesta a una cifra inferiore ai 200 euro. La sella è portatile e si chiude come fosse una borsetta, ed è accompagnata da un telecomando. Possiede 3 funzioni ed è anche colorata. Tra le tre che vi proponiamo sembra quella più comoda, ma è difficile dirlo con certezza, perché nessuno dei tre modelli, ovviamente, presenta recensioni (eh sì, la privacy innanzi tutto).
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Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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