Zone erogene femminili: parliamone, ma sul serio e con competenza
Le zone erogene femminili sono tante e a volte inattese, tanto più che cambiano da donna a donna: ecco quali sono e cosa dicono gli studi a riguardo.
Le zone erogene femminili sono tante e a volte inattese, tanto più che cambiano da donna a donna: ecco quali sono e cosa dicono gli studi a riguardo.
Il concetto di zona erogena è legato alla sua etimologia, che è greca e latina, perché viene da «eros» e «geno» ossia «genero amore»: si tratta infatti di punti del corpo tanto sensibili da generare eccitazione o piacere. Ogni donna ha le sue, ma nel complesso molte sono in comune, come hanno stabilito alcune ricerche sul campo.
Per esempio è accaduto nello studio dal titolo The Assessment of Sensory Detection Thresholds on the Perineum and Breast Compared with Control Body Sites, che si proponeva di fornire dati sulla sensibilità di perineo e seno (anche per capire cosa succede col passare degli anni e in presenza di interventi chirurgici mammari).
Hanno preso parte allo studio 30 donne sane tra i 18 e i 35 anni, che si sono sottoposte a tre modalità di contatto (tocco leggero, pressione e vibrazione) sulle zone del perineo (quindi clitoride, piccole labbra, bordo vaginale e anale), del seno (parte laterale, areola e capezzolo) e in zone del corpo che solitamente non si considerano connesse con l’orgasmo (collo, avambraccio e addome).
La ricerca ha trovato che le zone più sensibili sono capezzoli e clitoridi, mentre collo, avambraccio e bordo vaginale reagiscono a un tocco leggero più che l’areola.
Ma la cosa più importante è che nulla inficia il funzionamento delle zone erogene, né l’età né la chirurgia, e che questi punti di piacere non sono influenzati da misure o ciclo mestruale.
E anzi, la sensibilità cresce in alcune condizioni. Quali? L’astinenza sessuale e la presenza di piercing.
Medical News Today spiega che gli scienziati hanno proposto una serie di teorie sulle zone erogene e sul perché sono così sensibili: al momento nessuna ricerca è stata esaustiva sulla risposta e non è stato quindi formulato nulla di specifico in merito.
Si ritiene però, a livello empirico, che queste zone sono molto sensibili perché contengono molte più terminazioni nervose o perché le persone non le toccano spesso (dato che sono per lo più parti solitamente coperte dai vestiti).
Stando a uno studio denominato Female hot spots – extragenital erogenous zones, ci sono zone erogene genitali ed extragenitali. Sicuramente si è partiti dal presupposto le donne ne hanno in più rispetto agli uomini: sono state coinvolte 150 donne sessualmente attive che si sono interrogate su questionari di autovalutazione.
Il 95,3% delle donne ha affermato di avere zone erogene extragenitali, tra cui le più importanti sono risultate:
Per il 12% di queste donne, la stimolazione delle aree extragenitali è fondamentale per raggiungere l’orgasmo.
Queste le conosceva anche Chandler prima della lezione di Monica, perché sono in effetti le più note. Tra queste ci sono la clitoride, la vagina e il perineo, ma naturalmente non sono uguali per tutte le donne e non tutte le donne preferiscono siano stimolate allo stesso modo. C’è chi preferisce un soffio o tocchi leggeri, altre gradiscono massaggi e carezze.
Sono tantissime e a volte inaspettate. Comprendono: spalle, fianchi e glutei, le mani e i polsi, i gomiti, gli stinchi, le guance, la zona dietro le ginocchia, l’ombelico, la parte superiore delle braccia, i piedi, le tempie e gli occhi, gli avambracci e le dita dei piedi.
La stimolazione può avvenire in modi diversissimi quindi. Si può usare la bocca per leccare, baciare, succhiare o mordere l’area (dipende da cosa piace a chi riceve il contatto). Con le dita si può toccare, accarezzare, massaggiare o solleticare delicatamente una determinata area.
E infine si possono utilizzar oggetti come sex toy per stimolare queste aree. Una regola è però sempre fondamentale: chi riceve la stimolazione deve essere d’accordo e gradire il tipo di contatto.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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