Ci incontriamo da soli per la prima volta, dopo una serata passata con amici comuni che ci hanno presentato. O ci conosciamo da anni, ma non avevamo intrecciato prima d’ora mani, lingue, né scambiato saliva o umori.

L’abbiamo deciso entrambi. Consensualmente. Potrebbe piacerci molto e accadere di nuovo. Potrebbe piacerci e basta, senza sentire necessità di replicare. O l’aspettativa potrebbe rivelarsi molto lontana dalla realtà. In questo caso, mi auguro, che non ci osserveremo la gentilezza di far finta che non sia stato così. Capita, non ne farei un dramma.

Siamo due persone libere e consenzienti che stanno facendo sesso. O almeno lo eravamo, finché tu hai puntato il tuo pene duro contro le mie natiche e premuto per entrare.
Non me lo hai chiesto, non te l’ho chiesto, non ho fatto nulla che potesse farti pensare che io voglia farlo. E allora te lo dico. Non voglio. Il mio consenso, su questo, non ce l’hai. Tu ridi, ti giochi la carta dell’uomo travolto dalla passione, provi a convincermi, come se si trattasse della diatriba sul film da vedere in tv, dicendo che farai piano e che appena ti dirò basta tu ti fermerai subito.

Basta. Te l’ho già detto. Finalmente capisci: se vuoi il film è questo, diversamente sei libero di andartene. Non ti tratterrò. Non te ne vai.
Riprendiamo a fare altro. Ma è chiaro che la cosa ha creato un precedente e la chimica ha mollato un po’ il colpo.

Ti presento un preservativo e capisco, ma forse sono prevenuta, che lo accetti senza provare a controbattere cose stupide – un’allergia al lattice? il fatto che non senti niente? -, solo perché hai capito che non c’è storia. Come per il sesso anale.

Buona la prima. In realtà non particolarmente buona. Comunque non ce ne sarà un’altra. In alcuni casi tu mi sorprenderai provando a fare in modo che ci sia, ma non perderò molto tempo a chiedermi com’è possibile che tu voglia replicare.

Non proverò neppure a spiegarti, caro uomo che volevi fare sesso anale con me, che non è così che funziona.

Il fatto che io scelga di fare sesso con te, non significa automaticamente che io sia disposta a fare qualsiasi tipo di sesso con te.

Non ti spiegherò che, in altre occasioni e con altri partner, ho scelto, abbiamo scelto, di fare sesso anale, ma non con te. Che pensi di poterti infilare dove ti pare, senza chiedere il permesso, senza la delicatezza di chiedermi se mi piace e se lo voglio anche io.

Non ti spiegherò che è predatorio e irrispettoso del mio corpo e dell’idea di un piacere reciproco il solo fatto che tu pensi di poter entrare nel mio ano con il tuo pene senza lubrificazione.

Non ti spiegherò neppure che il solo fatto che tu abbia provato a farlo senza indossare un preservativo è disgustoso. Per te, prima di tutto, che non hai neppure consapevolezza del tuo corpo e del fatto che infilare il tuo pene nel canale in cui escono le mie feci senza protezione sia insalubre e pericoloso per la tua persona.

E se non hai rispetto e conoscenza di ciò che ti riguarda, non mi aspetto che tu li abbia nei miei confronti. Quindi non ti parlerò di tutti i partner occasionali che da donna libera ho o posso avere avuto, non ti parlerò di malattie sessualmente trasmissibili – tu, tra l’altro, non sapresti andare oltre l’AIDS c’è da scommetterci -, non ti parlerò delle possibili conseguenze di lesioni.

Conosco quelli come te. Sono quelli che entrano dal retro e, appena ne escono, pensano di poter fare altrettanto anche dall’“ingresso principale” della vagina, senza cambiare un preservativo, se mai se lo sono messo.

Caro uomo che vuoi fare sesso anale con me, ti spiego, il sesso è qualcosa di bello – e quello anale non fa differenza – solo se consensuale, responsabile, sano e rispettoso.
Il sesso con te, quindi, fa schifo.

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