Perché vorrei provare a fare sesso con una donna anche se sono etero

"Anni dopo feci sesso con il suo ormai ex fidanzato, con lei mai. Non perché non mi sarebbe piaciuto: quel fisico tonico e armonioso e, soprattutto, quel viso sensuale e fintamente inconsapevole di tanta bellezza, esercitavano su di me una forte attrazione. Tant'è vero che, di contro, feci sesso con lei senza ritegno e in ogni modo possibile in molti miei sogni di allora."

La cosa bella di scrivere sotto pseudonimo è che puoi dire quello che pensi senza filtri.
Sai che ci sarà chi non accetterà le tue parole e penserà di avere il diritto di insultarti, ma sarà più lieve sopportare quei commenti che vogliono farti sentire sbagliata o solo riempirti di m***a.

Ma soprattutto, sai che il fatto di poter dire le cose che pensi senza filtri raggiungerà anche altre persone che provano le stesse emozioni e, come hai fatto tu finora, se ne guardano bene dal parlarne, perché abituate a ritenerle inopportune, indicibili, addirittura deviate e colpevoli.

Tra le due cose – tra gli odiatori e le persone che leggeranno nelle mie parole emozioni anche loro -, io scelgo di ignorare i primi e concentrarmi sulle seconde.

In una mia ipotetica intervista, a queste domande risponderei così.

Hai mai baciato una donna?
Sì, ma solo per gioco.

Fatto sesso con una donna?
No. Magari.

Vuol dire che ti piacerebbe fare sesso con una donna?
Se mi piacerebbe o meno non so. Credo di sì. Di sicuro più volte mi sarebbe piaciuto provare.

Quindi non sei etero?
Sì, lo sono. 

Se fossi davvero etero non dovresti desiderare di far sesso con un’altra donna!

Ok, stoppiamo la finta intervista e parliamone davvero. A me questa affermazione pare una stupidata. Una di quelle spiegazioni semplificate che si danno ai bambini, ma che da adulti non sono assolutamente sufficienti per esaurire le sfumature di un argomento.

Una lesbica è una donna che ama un’altra donna.
Un’etero è una donna che ama un altro uomo

È la definizione per bambini della sessualità femminile, che fa parte dello stesso manuale in cui si spiega il miracolo della nascita come “l’incontro tra una mamma e un papà che si vogliono bene”.

Decisamente insufficiente come spiegazione, non vi pare?

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Nessuna persona intelligente  può ignorare il fatto che le etichette sono tranquillizzanti, perché non ci espongono alle variabili; ma esattamente per lo stesso motivo sono limitanti e applicabili solo in termini statistici o generali, non nei singoli casi. Soprattutto se si parla di esseri umani, per loro stessa natura, unici e irripetibili.

Non ho nessuna ragione per non definirmi, statisticamente e genericamente parlando, eterosessuale. Ho solo avuto partner, occasionali e non, uomini. Con le donne ho condiviso solo alcuni baci, in età adolescenziale, quando era più un fatto di ribellione ostentata o di prove generali per il bacio da dare a lui.

Di quello che ho provato, confesso, ne ho un ricordo vago, se si esclude quella volta in cui ho dovuto fare appello al mio senso di appartenenza all’etichetta etero per non cercare di spingere la cosa oltre, come invece i miei ormoni pretendevano facessi.

In realtà non fu troppo difficile non lasciarmi trasportare da quel bacio. O meglio, a livello ormonale, chimico, fisico ed emozionale lo fu tantissimo. Ma il mio senso di vergogna, dovere e il mio perbenismo mascherato da ribellione, anche presi singolarmente, lo erano molto di più.

La cosa si ripropose in età più avanzata, ai tempi dell’università, quando la mia coinquilina bellissima e bisessuale non si faceva troppi problemi nel dichiararmi quanto io la eccitassi sessualmente e quanto avrebbe voluto fare sesso con me da sola o a tre, con il suo fidanzato.

Anni dopo feci sesso con il suo ormai ex fidanzato, con lei mai. Non perché non mi sarebbe piaciuto: quel fisico tonico e armonioso e, soprattutto, quel viso sensuale e fintamente inconsapevole di tanta bellezza, esercitavano su di me una forte attrazione. Tant’è vero che, di contro, feci sesso con lei senza ritegno e in ogni modo possibile in molti miei sogni di allora”. Ma anche in questo caso vinse il fatto che sapevo che la mia incursione nel mondo lesbico non sarebbe rimasta tra noi.

L’avrebbe saputo inevitabilmente il suo fidanzato, la sua amica più intima e probabilmente anche gli altri coinquilini e io non potevo accettare l’idea che qualcuno mettesse in dubbio il mio essere etero o, meglio, che mi giudicasse (anche) da questo punto di vista.

Dico anche, perché a livello sessuale e relazionale avevo già i miei bei casini, mai esenti dalle valutazioni di qualcuno di cui io non riuscivo mai a fregarmene come invece dichiaravo di fare.

Negli anni il mio non fare sesso con una donna è sempre stata una scelta non di gradimento, ma di non avere avuto l’occasione di farlo con una persona che, fossi certa, non avrei più rivisto il giorno dopo e non avrebbe potuto dire niente a nessuno che conoscessi anche solo di vista.

Praticamente un atto di codardia. 

Se non fossi stata tanto vigliacca e colma di preoccupazione per i pensieri altrui oggi sarei lesbica? Non credo. Anzi, sicuramente no. Gli uomini mi hanno sempre attratto, molto più delle donne.
Magari bisessuale, ma forse neppure questo.
Credo, più semplicemente, che sarei stata una donna eterosessuale con qualche esperienza lesbica, con buona pace per le etichette e per i catalogatori.

E oggi che potrei anche farlo? Beh, oggi ho una relazione stabile con un uomo, che prevede la reciproca fedeltà e non credo nell’alibi del “ma se lo tradisci con un’altra donna non vale come tradimento”.

Così, sarà proprio per quel forte erotismo di cui si caricano i desideri insoddisfatti, il sesso lesbico resta la mia fantasia sessuale preferita in sede di masturbazione. Oggi, del resto, sono certa, che lo farei, senza sentirmi in colpa o dovere ridefinire la mia identità come pensa qualcuno.

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