Il pegging è una pratica tra eterosessuali che consiste nella penetrazione anale del maschio attraverso un dildo montato su uno strap on. Negli ultimi anni si è tramutato in un vero e proprio fenomeno pop, apparendo in scene di film e telefilm mainstream, non solo nel circuito porno. Lo sdoganamento del pegging ha sollevato una serie di interrogativi e sicuramente ci sono alcuni consigli che si possono seguire se ci si vuole lanciare in questa nuova avventura tra le lenzuola.

Pegging, da dove viene il termine

Pegging
Fonte: Web

«Pegging» è un neologismo inventato in seguito a una gara pensata qualche anno fa, nel 2001, da Dan Savage, che forse qualcuna tra noi conoscerà per la sua rubrica su Internazionale, in cui risponde alle domande che riguardano la sfera sessuale. Precedentemente si usava «to bob», che è un verbo determinato dall’acronimo di “Bend Over Boyfriend“, con cui un produttore di strap on pubblicizzò la pratica su Internet nel 1998, accorgendosi di quanto fosse in voga tra gli eterosessuali.

Pegging, come si pratica

Non ci sono grandi cose da sapere dal punto di vista tecnico sul pegging: la donna indossa uno strap on – meglio se con un doppio dildo o con un vibratore, in modo da poter provare piacere a sua volta – l’uomo si mette nella posizione che preferisce e poi si comincia. I movimenti non sono molto diversi da quelli di una normale penetrazione anale. Quello che bisogna ricordare è di essere tutt’altro che tirchi con il lubrificante, che va applicato abbondantemente sull’ano e sulla punta del dildo che penetrerà l’uomo.

Alcuni, inoltre, pensano al pegging come una pratica Bdsm ma non è così, almeno non sempre. Qualcuno potrà pensare a questa pratica in termini di dominatore (la donna in questo caso) e sottomesso (l’uomo), ma non si tratta necessariamente di questo, tranne nei casi in cui una coppia abbia improntato il proprio rapporto sul Bdsm. Anzi, il pegging può essere anche visto come un semplice preliminare per giungere a un rapporto sessuale nel senso più tradizionale del termine. Quello in cui, cioè, la donna viene penetrata dal pene (reale) dell’uomo.

Pegging, fenomeno in crescita

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Dal 2010 – anno in cui è stato inventato il termine – a oggi, il pegging è un fenomeno in continua crescita, tanto che – dicevamo – è stato sdoganato all’interno delle creazioni fictional non spiccatamente per adulti. Scene di pegging compaiono per esempio nel film “Deadpool” e nella serie televisiva “Weeds”, ma non si tratta di mosche bianche. Il senso del fenomeno può essere letto in una chiave interessante, quella di Charlie Glickman, che, come racconta Vice, ha sviscerato la questione.

Il pegging non renderà magicamente facile la comunicazione – scrive Glickman – e non risolverà il sessismo e le disuguaglianze di genere ma quello che può fare (a parte dare piacere) è aiutare le persone a sviluppare un’empatia, una compassione e una comprensione dei loro partner.

Pegging, uno spauracchio per gli uomini?

Per alcuni uomini, il pegging può rappresentare una pratica che mette in discussione la propria virilità. Naturalmente si tratta di un retaggio che non ha nulla a che fare con una pratica che trova il suo fondamento nella scienza: la stimolazione della prostata rappresenta un notevole fondamento per l’eccitazione e per raggiungere l’orgasmo. Però è normale che alcuni uomini potrebbero avere delle difficoltà ad accettare un’esperienza del genere: per qualcuno, tutto ciò che coinvolge la stimolazione dell’ano è foriero, potenzialmente, di una sessualità fluida.

Appare insolito ma è così, perché qualche uomo si sente messo in discussione e allora l’argomento deve essere introdotto con delicatezza e tatto, spiegando che non c’è nulla di male. Ma, naturalmente, nessuno deve essere forzato a una pratica che potrebbe risultare spiacevole e quindi, se il proprio partner dovesse dimostrare qualche dubbio in più, è bene desistere.

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