Vanilla shaming: cos'è il bullismo per i gusti sessuali "conformi"
Il vanilla shaming è una forma di bullismo nei confronti di chi pratica sesso "conforme" o in generale tutto ciò che non è kinky: il fenomeno comporta delle conseguenze.
Il vanilla shaming è una forma di bullismo nei confronti di chi pratica sesso "conforme" o in generale tutto ciò che non è kinky: il fenomeno comporta delle conseguenze.
Alimentazione, politica, religione non sono i soli ambiti di discriminazione in tutto il mondo, ma ce ne sono altri che afferiscono la sessualità. I più noti forse riguardano il mondo arcobaleno, e quindi l’universo delle tantissime identità di genere e orientamenti sessuali, ma ce n’è uno che, ad esempio, riguarda il sesso tout court: si tratta del vanilla shaming. Di cosa si tratta?
Il nome significa letteralmente “imposizione della vergogna sul sesso vaniglia”, ovvero una forma di bullismo verso i gusti sessuali “conformi”.
Il sesso “vaniglia” è quello, per così dire, “tradizionale”, o meglio è tutto ciò che non è kinky, che non riguarda feticismi, pratiche particolari, l’intero spettro del Bdsm e simili. Il “problema”, per chi schernisce, insulta, denigra e discrimina coloro che preferiscono il sesso vaniglia, è che questo viene ritenuto da alcuni noioso.
Naturalmente non può essere un postulato: la noia nei rapporti non è legata alle preferenze sessuali, ma da fattori che sono personali per ognuno e ognuna e possono capitare in alcuni periodi della vita o con alcuni partner.
La diversità è da sempre causa di discriminazione ed esclusione. Anche se il vanilla shaming, data la natura intima dell’argomento, è più comune che accada in un contesto amicale: la situazione tipo sarebbe quella delle confidenze tra amici o amiche, in cui qualcuno o qualcuna viene schernit* per le posizioni troppo tradizionali adottate o per non fare sesso kinky.
In tempi di social network diffusi, il fenomeno si allarga anche alle piattaforme come TikTok, per esempio.
Come si legge su Well and Good, si pratica vanilla shaming per:
Il fenomeno, come accennato, non è dissimile da altri tipi di discriminazione, soprattutto sessuale. Pensiamo all’omosessualità e a come alcune persone si ostinino a definirla una malattia mentale. Molti ambiti del mondo Lgbtqai* sono ancora oggi, in un tempo in cui si cerca di sensibilizzare e informare il più possibile, destinatari di strali di ignoranza e – diciamolo – di cattiveria e odio.
Aggiungiamoci che anche il sesso kinky non è avulso da conseguenze: i pregiudizi su certe pratiche, se e quando divengono di dominio pubblico, possono portare perfino alla perdita del lavoro e della custodia dei figli, in particolare in alcune parti del mondo più che in altre.
Una persona che viene colpita da vanilla shaming è possibile che inizi a non sentirsi più a proprio agio nei rapporti sessuali, o che si senta costretta ad alcune pratiche che non le vanno a genio.
Va ricordato che manipolare psicologicamente una persona – perché il fenomeno è a tutti gli effetti una manipolazione – in modo che si senta costretta a fare cose a letto o fuori dal letto che non vorrebbe, fa venir meno la condizione necessaria e fondamentale per un rapporto sano: il consenso. Una persona manipolata non può esprimere consenso in maniera spontanea.
Chi viene discriminato per il sesso vaniglia potrebbe iniziare a tacere sui propri desideri, perdere la fiducia nel partner, annullare la propria identità più intima, e questo alla lunga può anche portare a problemi che si ripercuotono sul fisico, come calo della libido, disfunzione erettile, anorgasmia.
Oppure addirittura portare a trascurare la salute sessuale nel senso più stretto, con l’evitamento dei dispositivi che tutelano da malattie sessualmente trasmissibili o gravidanze indesiderate.
Come per tutti i tipi di discriminazione, è fondamentale che si comprenda di essere stati discriminati o manipolati. Il primo passo è iniziare a discutere in modo più aperto e sincero della propria vita sessuale, magari chiedendo spiegazioni ragionate a chi pratica vanilla shaming, o rivolgendosi a un aiuto terapeutico.
Quando affrontate chi discrimina, è possibile che in questo modo facciate anche un favore a questa persona, trincerata nei suo pregiudizio, ma forse pronta a capire che sbaglia. Potrebbe essere importante esprimere il proprio disagio per il vanilla shaming, esattamente come faremmo di fronte a un discorso omofobo o razzista.
Non bisogna dimenticare di lavorare anche sulla propria autoconsapevolezza. Quello che ci piace nella sfera intima, fermo restando il consenso del partner o della partner, non può essere mai oggetto di vergogna: il rischio è trasformare qualcosa di bello, qualcosa che dovrebbe essere devoto al piacere, in qualcosa di forzato, un’esperienza orribile che forse non si vuole più vivere.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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